Via per sempre alcune parole dal calcio

Prima squadra di calcio al mondo ad avviare un’iniziativa del genere, il Liverpool ha scelto di comporre una lista di parole “inaccettabili”, per combattere la discriminazioni, in àmbito di etnia, orientamento sessuale, genere e anche disabilità. Un bell’esempio e anche un invito, per le stesse società italiane di calcio, nel tentativo di costruire un mondo migliore, senza discriminazioni

Stadio Anfield Road di Liverpool

Un’immagine dell’Anfield Road, il celebre stadio del Liverpool

Parole su etnia, orientamento sessuale, genere. E disabilità. Parole “inaccettabili”. Proprio così vengono definite. Non da un’associazione sociale o da un’istituzione sulle pari opportunità, ma da una celebre società di calcio, una delle più importanti e conosciute del mondo, che dice: «Non usatele».
Si tratta del Liverpool, che ha diramato appunto una nota ufficiale per spiegarlo, in modo che non ci fossero fraintendimenti: «Dentro e fuori dal campo» quelle parole non le vogliamo sentire perché sono discriminatorie. Sono legate a espressioni inglesi, traducibili magari in maniera impropria, ma sono intuibili. Quindi non più “storpio”, “ritardo” o “handicappato”, che sono fra quelle da eliminare sulla disabilità. Ma anche: “colorato” riguardo all’etnia, “tu sei gay” sull’orientamento sessuale, “giocare come femminucce” sul genere. Un segnale importante perché viene da un club che ha fatto la storia del calcio, con tifosi in tutto il mondo.

You’ll Never Walk Alone, “Non camminerete mai soli” è l’inno che prima di ogni gara viene cantato da tutti, spettatori e calciatori, e che fa venire la pelle d’oca quando lo si ascolta in TV, figurarsi a essere là, mentre dalla Kop, la celebre tribuna dell’Anfield Road, lo stadio del Liverpool, viene intonato. Quelle parole rispecchiano anche questa iniziativa, dedicata a non far sentire discriminati coloro che fanno parte di categorie deboli della società.
Il Liverpool è la prima squadra di calcio al mondo che ha scelto di comporre una lista di parole unacceptable, “inaccettabili”, per combattere le discriminazioni: «Il Club – si legge – vuole sradicare ogni forma di discriminazione e comportamento discriminatorio fuori e dentro il campo. È importante capire il contesto, ma qui ci sono esempi di poche parole che sarebbe meglio eliminare perché offensive e che il Club considera inaccettabili».
Sono parole sull’etnia e la religione, l’orientamento sessuale, il genere (giusto che sia proprio il Club a invitare a non dire più frasi come «non fare la donna» o «lady-boy», nella massima serie come nelle giovanili). E anche sulla disabilità il Liverpool è una società all’avanguardia. Nel suo programma dedicato ai tifosi, infatti, si trova pure una parte importante legata a quelli con disabilità, con iniziative e informazioni. Si chiama Liverpool Disabled Supporters Association (LDSA) ed è sviluppata «da tifosi disabili per tifosi disabili».
Sul sito del Liverpool si trova spiegata bene. Non è un’iniziativa caritatevole: la persona con disabilità, infatti, è un tifoso a tutti gli effetti ed entrare nella comunità ha un costo di 5 sterline. «L’entusiasmo e l’impegno dei membri di LDSA dimostra che, data l’opportunità, i tifosi disabili possono essere una parte attiva della comunità calcistica».
La guida fa parte di un ampio programma educativo che viene sviluppato dal Club ed è stata fornita a tutti coloro che lavorano nel Club stesso. In passato il Liverpool era stato ampiamente criticato per l’appoggio dato al calciatore Luis Suarez, che nel dicembre del 2011 aveva usato parole razziste nei confronti di un altro calciatore, Patrick Evra. La guida non è stata però consegnata ai calciatori, che, come tutti coloro che giocano in Premier League, ne ricevono una ufficiale della Lega.

Anche in questa maniera si cambia la cultura verso coloro che sono più a rischio di discriminazione, come appunto le persone con disabilità. Chi scrive ha sempre dato particolare attenzione all’uso corretto delle parole e al linguaggio. Bellissimo che accada anche in un grande club calcistico. Ed è un invito anche per le nostre società di calcio, per costruire un mondo migliore, senza nessuna discriminazione.

Testo già apparso (con il titolo “Il Liverpool e le discriminazioni. Via dal calcio le parole scorrette”) in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

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