Come il “Cristo Velato” si è “svelato” ai ciechi

Ad aprire la strada dell’evento che ha visto le persone non vedenti e ipovedenti protagoniste a Napoli di una visita tattile alla scultura “Cristo Velato” di Giuseppe Sanmartino, era certamente stato Felice Tagliaferri, scultore non vedente, con il suo “Cristo Rivelato”, esposto sempre a Napoli nel 2011. Ed è Simona Atzori a raccontare come «un no detto alla persona giusta possa diventare un sì per tutti»

Felice Tagliaferri e Simona Atzori sul "Cristo Rivelato"

Felice Tagliaferri e Simona Atzori sopra al “Cristo Rivelato”, al tempo della lavorazione dell’opera

Come avevamo riferito, presentando l’evento di questi giorni a Napoli, incentrato sulla visita tattile ad alcuni capolavori della Cappella Sansevero, tra i quali il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, e riprendendo un’affermazione di Salvatore Petrucci, presidente dell’UNIVOC locale (Unione Nazionale Italiana Volontari Pro Ciechi), la strada per arrivare a un’opportunità del genere era stata aperta già nel 2011 dall’esposizione al Museo Archeologico Nazionale di Napoli del Cristo Rivelato, opera di Felice Tagliaferri, scultore non vedente, ispirata proprio al più celebre Cristo Velato. Ma come si è arrivati ad aprire quella “strada”? Lo racconta qui di seguito Simona Atzori.

“Vietato non toccare”. Erano le parole scritte su un grande striscione all’entrata della Chiesa dell’Arte, la prima scuola di arti plastiche al mondo diretta da uno scultore non vedente, non lontano da Bologna [a Sala Bolognese, N.d.R.], il giorno dell’inaugurazione dell’opera di Felice Tagliaferri: il Cristo Rivelato. Trovai geniale quel cartellone che incitava il visitatore a partecipare alla visione dell’opera con tutti i suoi sensi, non solo con la vista con cui è abituato a guardare il mondo, ma provando ad usare il tatto come un modo per vedere, come è abituato a fare chi non vede.

La mia mente volò subito a qualche mese prima, quando un giorno ero andato a trovare il mio amico Felice Tagliaferri, perché desideravo vedere il suo capolavoro in fase di lavorazione. Ero rimasta incantata da quel blocco di marmo di Carrara che aveva letteralmente preso vita e che raccontava una storia reale e concreta.
Felice aveva avuto l’idea di creare quella scultura perché gli era stata negata la possibilità di vedere con le sue dita, e quindi di toccare, il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino alla Cappella Sansevero di Napoli. Chi conosce Felice sa che non è facile dirgli di no e convincerlo che qualcosa non può essere fatto, ponendo non solo un divieto a lui, ma anche a chi come lui vede attraverso il tatto.
Appena arrivata davanti alla scultura, mi disse: «Vorrei che ci fosse anche il tuo tocco». Così prese gli arnesi del mestiere e mi disse di salire sopra la scultura. In un primo momento pensai che non potevo salire su una scultura, non si fa, non è possibile. Poi, sempre perché a Felice non si può dire di no e perché se non l’avessi fatto sarei andata contro il vero senso per cui quell’opera era stata creata, cioè per essere toccata, perché allora non salirci sopra?
Eccomi quindi, come mi si vede nella foto qui a fianco, seduta sopra il Cristo Rivelato e insieme a Felice unirmi alla creazione simbolica di un concetto importante: l’arte è per tutti, non ha limiti, sia per essere creata, che per essere ammirata. L’arte è universale.

“Vietato non toccare” non è più uno slogan scritto su uno striscione per invitare anche i più reticenti ad ammirare anche con il tatto il Cristo Rivelato di Felice Tagliaferri. Ora è diventata una realtà anche per il Cristo Velato della Cappella Sansevero di Napoli, con un evento interamente dedicato alle persone non vedenti e ipovedenti che hanno potuto ammirare quest’opera, attraverso l’esplorazione tattile.
Mi viene spontanea una riflessione: se a Felice non fosse stato impedito di toccare il Cristo Velato, ora tutta questa storia non esisterebbe. A volte anche dei no, detti alla persona giusta, diventano dei sì per tutti.

Testo già apparso (con il titolo “Vietato non toccare: il Cristo Velato si svela ai ciechi. Grazie a Felice”) in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al contesto, per gentile concessione.

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