Dal “falso invalido” al “falso cieco”

«Quello del “falso invalido” – scrive Andrea Pancaldi – è un tema troppo ghiotto per la politica e per i media nell’era della crisi, e non vi si può rinunciare perché esso definisce agli occhi dell’opinione pubblica uno dei “nemici”, “colpevoli della crisi stessa”. E quando arrivano i dati veri, meglio cambiare strategia e puntare allora sul “falso cieco”, per mantenere aperta una “caccia” che dura ormai da anni»

Viso di uomo con mano sul volto ed espressione di sconfortoIn questo giornale siamo abituati, in materia di dati, al “valzer” di quelli circa i cosiddetti “falsi invalidi”. Recentemente, però, i dati sono balzati nuovamente alle cronache per polemiche attinenti ad altre tre tematiche di ordine sociale.
La prima è quella dei femminicidi, che tengono banco sulla stampa in queste ultime settimane e i cui dati e relative interpretazioni sono stati contestati ad esempio dal blog Quit the doner, suscitando varie polemiche. La seconda è quella sul numero dei suicidi in carcere, che ha contrapposto la redazione della rivista «Ristretti» di Padova, prodotta all’interno del carcere di quella città, al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che accusa la rivista stessa, e il connesso Osservatorio sulle Morti in Carcere, di “gonfiare” i dati. La terza polemica, infine, forse quella più all’attenzione, riguarda il supposto aumento dei suicidi, di imprenditori o lavoratori, a causa della crisi, e sulla quale si può leggere un bel contributo nel sito della rivista on line «Nel merito».
Insomma, i “falsi invalidi” sono in bella compagnia, ora che i dati – invece che corollario e approfondimento delle informazioni -, paiono per certi versi sostituirle tout court. Infatti, nell’àmbito dell’economia e della cronaca, così come altrove, sempre più spesso le cifre vengono considerate oggi non solo come una necessità, ma anche come una sorta di nuova forza argomentativa, la “prova oggettiva” che, invece di completare, tende piuttosto a sostituire l’inchiesta e la ricerca sul campo.

Approfittando dell’uscita del Rapporto dell’ISTAT su Trattamenti pensionistici e beneficiari, pubblicato nell’aprile scorso, con i dati relativi all’anno 2011, vi aggiorniamo sulle pensioni, le indennità e gli assegni relativi all’invalidità civile (ciechi e sordi compresi), che sono in tutto 3.173.000 a fronte di 2.613.000 diverse persone che le percepiscono (alcuni ricevono due pensioni, come ad esempio gli invalidi totali con accompagnamento, che non superano determinati tetti di reddito).
Circa la campagna mediatica e “politica” sui “falsi invalidi”, bisogna registrare definitivamente il cambiamento di strategia avvenuto nell’ultimo anno. Dalle dichiarazioni sui giornali del ministro Tremonti (2010) e della Presidenza dell’INPS, corredate da dati parziali e quindi fuorvianti (2011), e all’immediata eco di politici e commentatori vari, si è passati ai filmati della Guardia di Finanza sui presunti “falsi ciechi” che, dagli inizi del 2012, hanno eco con cadenza più o meno mensile sulla stampa e le TV.
È molto difficile produrre dati in materia perché niente è dato di sapere sugli esiti dell’intero “ciclo produttivo” del falso invalido/cieco, sospeso tra mass-media e INPS. Si sanno solo gli estremi: nei media sembrano centinaia di migliaia (Falso un invalido su quattro), alla fine quelli processati sono alcune migliaia (con la solita precisazione, naturalmente, che di falsi invalidi parliamo e non di quelli che veri invalidi sono, ma ai quali l’INPS abbassa la percentuale e toglie la pensione… salvo poi reintegrarne circa la metà dopo i ricorsi legali…).
Per quello che può valere, citiamo solo il dato di una ricerca su Google, tramite il lancio di alcune parole chiave: l’area dei “falsi invalidi” registra 305.000 risultati, quella dei “falsi ciechi” 337.000, con una inversa proporzionalità esagerata, essendo le prestazioni di invalidità erogate a ciechi e ipovedenti per il 7% circa del totale (dato del 2010) e segnalando che i circa 110 supposti “falsi ciechi”, “scoperti” più o meno in due anni, rappresentano lo 0,05% delle persone cieche o ipovedenti titolari di una qualche prestazione relativa alla invalidità civile, in linea, quindi, con le stime dei veri, reali falsi invalidi in totale (come è noto l’area della cosiddetta invalidità civile ricomprende comunemente invalidi civili, ciechi civili e sordi civili, anche se le leggi di riferimento sono diverse).

Dal 2010 ai primi mesi del 2012, dunque, il tema è quello dei “falsi invalidi” e si usa la potenza evocativa dei dati: Revocata 1 pensione di invalidità su 4 («Corriere della Sera», 16 febbraio 2011); Falsi invalidi ritirata una pensione ogni 10 (»Il Giornale», 2 marzo 2011). Notare anche il grottesco balletto delle cifre in articoli pubblicati a distanza di quindici giorni l’uno dall’altro. Dalla metà del 2012, poi, quando cioè l’uscita a febbraio sul «Corriere della Sera» dei primi dati effettivi sul fenomeno dei reali falsi invalidi lo ridimensionano, il tema diventa quello dei “falsi ciechi”, utilizzando la potenza evocativa delle immagini dei video girati dalla Guardia di Finanza (sugli stereotipi circa i non vedenti e sulle confusioni tra ciechi e ipovedenti, si legga, su queste stesse pagine, Quel pessimo giornalismo sui “falsi ciechi” di Francesco Fratta).

Insomma, quello del “falso invalido” è un tema troppo ghiotto per la politica e per i media nell’era della crisi, e non vi si può rinunciare perché esso definisce agli occhi dell’opinione pubblica uno dei “nemici”, uno dei “colpevoli della crisi”, assieme agli evasori fiscali e a far compagnia ai politici. Meglio allora cambiare strategia, per mantenere aperta una “caccia” che dura ormai dalla fine del 2009 ed è la più lunga delle cicliche “cacce al falso invalido” succedutesi a partire dai primi Anni Ottanta, più o meno una a Governo.
Peccato, però, che le ricadute sui veri disabili non siano certamente positive, né culturalmente, né politicamente, ma nemmeno psicologicamente: «Cerco di essere meno di buon umore… Cerco di uscire meno di casa», hanno confessato candidamente alcune persone non vedenti alla loro consulente psicologa, per la paura di essere giudicate come “false invalide”. Sono le stesse persone protagoniste di un interessante video su YouTube. Peccato che a fronte delle prime pagine dei giornali citate in precedenza, lo abbiano visto solo settanta persone!

Redazione Sportelli Sociali del Comune di Bologna.

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