Ancora una volta Marco Cavallo ha fatto la sua parte

Con il suo nuovo “tour”, infatti, conclusosi in questi giorni, il grande cavallo azzurro di cartapesta che ruppe i muri del manicomio di Trieste, diventando il simbolo di una storia di libertà riconquistata dagli internati nei vecchi manicomi, sembra avere aperto alcuni varchi sul nuovo “muro” rappresentato dai “mini OPG regionali”, con i quali si vorrebbero sostituire i degradanti Ospedali Psichiatrici Giudiziari

Marco Cavallo entra nell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa (Caserta)

Marco Cavallo entra nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa in Campania

Si è concluso in questi giorni Il viaggio di Marco Cavallo nel mondo di fuori, ovvero di quel grande cavallo azzurro di cartapesta, alto quasi quattro metri, che nel 1973 a Trieste ruppe i muri del manicomio di San Giovanni, ove operava Franco Basaglia, dando il via all’inarrestabile processo di cambiamento e alla Legge 180/78.
Diventato da allora simbolo di una storia di libertà riconquistata dagli internati e della possibilità che le persone hanno di realizzare i propri desideri, Marco Cavallo è rientrato a Trieste, da dove era partito il 12 novembre, per viaggiare in tutta Italia attraverso dieci Regioni (Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Liguria, Toscana, Sicilia, Campania, Lazio, Abruzzo, Emilia Romagna e Lombardia) e facendo tappa nei sei manicomi giudiziari, oltreché in alcune delle sedi dei nuovi “mini OPG” [i “mini Ospedali Psichiatrici Giudiziari” che dovrebbero sostituire le precedenti strutture, N.d.R.]. Sedici in totale le città toccate, in tredici giorni di viaggio, per oltre 4.000 chilometri percorsi.

L’iniziativa – promossa dal Comitato Stop OPG e dalle Edizioni alphabeta Verlag, con la loro “Collana 180  – Archivio Critico della Salute Mentale” – si poneva tre chiari obiettivi, in linea con le iniziative condotte già da molto tempo dallo stesso Comitato Stop OPG, organismo, com’è noto, voluto da numerose organizzazioni del Terzo Settore, oltreché sindacali, impegnate appunto per l’abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari: chiedere la chiusura di questi ultimi, dire no ai “mini OPG” o “manicomi regionali” e chiedere l’apertura di Centri di Salute Mentale sulle ventiquattr’ore.
Ebbene, ancora una volta Marco Cavallo sembra avere aperto dei varchi nel muro del manicomio – oggi degli OPG – che è anche il muro della discriminazione, dei diritti e della dignità negati, il muro che separa i “folli rei” dalla piena cittadinanza, il cui completo abbattimento dovrà necessariamente coincidere con l’abolizione di quelle parti del Codice Penale che mantengono separati i destini dei “matti” da quelli dei “sani”.
E tuttavia, come si diceva, sembrano essersi aperti almeno due importanti varchi, il primo dei quali a livello istituzionale/nazionale, con la possibilità, finalmente, per il Comitato Stop OPG di lavorare con Senatrici, Senatori e Deputati del nostro Parlamento, per correggere la rotta sulla chiusura delle vecchie strutture, preferendo alle cosiddette REMSi (Residenze per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza ovvero i “mini OPG”), dei Progetti Terapeutico Riabilitativi Individuali, con dimissioni e misure alternative alla detenzione (come per altro già previsto sia dalla Legge 9/12 che da due Sentenze della Corte Costituzionale), cui dedicare i finanziamenti assegnati alla Legge. Senza dimenticare che ciò dovrà valere sia per gli internati in OPG che per i detenuti in carcere.

Il secondo “varco”, poi, è quello che si è aperto nei territori dove è passato Marco Cavallo, facendo incontrare e mobilitare insieme lavoratrici e lavoratori della salute mentale, cittadini-utenti, familiari, giovani studentesse e studenti, Sindaci e rappresentanti delle Amministrazioni Locali, tutti uniti nell’affermare che la piena cittadinanza per tutti vuol dire più servizi sociali e sanitari, lavoro, casa, relazioni umane, vera inclusione. Solo in tal modo, infatti, la psichiatria diventa un tassello per affermare la salute mentale, parte di un grande mosaico sociale che restituisce diritti e dignità ad ogni persona.
Lo ha ben dimostrato anche la nota diffusa da Pierfrancesco Majorino, assessore al Welfare del Comune di Milano, che a seguito del confronto ospitato a Palazzo Reale per salutare Marco Cavallo, ha dichiarato che «la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) deve essere accompagnata da soluzioni rispettose della dignità e dei diritti delle persone. Per questo, anche da Milano, diciamo no ai cosiddetti “mini OPG”, che ripropongono la logica dell’internamento. E chiediamo che vengano potenziati i Centri di Salute Mentale, nei quali sviluppare inclusione sociale, lavorativa e abitativa. Però il Governo deve mettere a disposizione le risorse adeguate, altrimenti tutto ricadrà sui territori che, ancora una volta, verrebbero lasciati soli ad affrontare i problemi in modo emergenziale».

Un bilancio di questo “tour” di Marco Cavallo è anche in programma [oggi, 28 novembre, N.d.R.] da parte del Comitato Stop OPG, con la presidente della Camera Laura Boldrini, per presentare le proposte avanzate per continuare la campagna sull’abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e per il diritto alla tutela della salute mentale. (S.C. e S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@stopopg.it.

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