L’ippoterapia cerca riconoscimento e diffusione

A giudicare dall’evidenza scientifica dei risultati ottenuti, la riabilitazione insieme ai cavalli – ippoterapia, appunto – svolta da persone con handicap fisico, psichico o sensoriale, è un’efficace tecnica globale, che merita certamente maggior riconoscimento e diffusione. Vediamo perché, insieme a un’addetta ai lavori, vale a dire Assunta Papa, responsabile medico-scientifico del Centro Riabilitazione Equestre Tina De Marco di Roma

Centro CRE Tina De Marco di Roma

Una seduta di ippoterapia svolta da giovani con disabilità, presso il Centro di Riabilitazione Equestre Tina De Marco di Roma

Ippoterapia, ovvero la riabilitazione insieme ai cavalli, vista come modo alternativo per migliorare la qualità della vita: ancora oggi questa tecnica è guardata con diffidenza dai medici e dalla società in  generale. Abbiamo perciò voluto approfondire l’argomento e per farlo, un’ottima occasione si è presentata qualche tempo fa a Udine, grazie a un incontro con Assunta Papa, medico specialista in psichiatria e responsabile medico-scientifico del CRE (Centro Riabilitazione Equestre) ANIRE Tina De Marco di Roma (ove ANIRE sta per Associazione Nazionale Italiana di Riabilitazione Equestre), evento organizzato da Carlo Motta, presidente del Rotary di Udine, che ci ha spiegato di averlo «fortemente voluto, per divulgare una tecnica ancora poco conosciuta, ma che offre grosse opportunità di cura alle persone con disabilità». «Personalmente – ha aggiunto – preferisco parlare di un Rotary del “fare” piuttosto che del “dare”, visto che è sempre più difficile donare l’impegno fisico personale in azioni di solidarietà concreta. Ho quindi trovato certamente interessante approfondire, nel corso di un incontro, il lavoro svolto dalla dottoressa Papa che dedica (ed ecco il “fare”!) molto del suo tempo e senza scopo di lucro a sostenere e dirigere una struttura complessa, con un programma mirato di ippoterapia per ragazzi con disabilità, ottenendo risultati importanti».

In genere, dunque, si pensa sia più utile restare ancorati ai soliti canoni della riabilitazione, ovvero “all’interno di quattro mura assieme al dottore a fare gli esercizi su un tappetino”. E invece la realtà, e soprattutto i risultati evidenziati scientificamente, non solo dal CRE Tina De Marco, ma da tutta l’ANIRE, parlano chiaro: l’utilizzo di questa tecnica favorisce il miglioramento delle funzionalità muscolari, fisiche e sensoriali, agisce sulla coordinazione spaziale e sullo sviluppo delle capacità relazionali.
«Si tratta di una terapia a tutti gli effetti – ci ha detto a Udine Assunta Papa -, applicata a vari àmbiti di riabilitazione di funzioni su soggetti carenti. Essa risulta efficace per diversi handicap, sia fisici che psichici, dal versante delle patologie neuromotorie a quelle più squisitamente funzionali: paralisi celebrali infantili, distonie, sindromi cromosomiche (Down o X fragile), sindromi autistiche, disturbi dell’attenzione e della concentrazione infantili e anche diverse disabilità sensoriali (sordità e cecità)».

Il CRE Tina De Marco è nato nel 1990, grazie al contributo del Rotary Nord Ovest Roma, dalla passione per l’equitazione di un generale di cavalleria dello stesso Rotary che, con un figlio disabile, ha deciso di dedicare parte della sua vita alla riabilitazione di ragazzi con disabilità, utilizzando il cavallo e istituendo quindi una ONLUS, che opera grazie al supporto di privati, dedicata alla moglie scomparsa.
«Il nostro Centro – ci ha raccontato ancora Papa – offre il servizio gratuitamente, l’utenza è di circa cento persone e abbiamo la fortuna di lavorare in accordo con la Polizia di Stato che fornisce i cavalli per le attività. Questo ci permette di pagare esclusivamente gli operatori, utilizzando una struttura demaniale sulla quale abbiamo costruito il maneggio».
«Purtroppo – ha aggiunto poi, entrando nel “cuore” del problema – questa tecnica non è molto nota, non essendo riconosciuta a livello di convenzione statale, né come fisioterapia, né come psicoterapia, né come riabilitazione, cosicché, ovviamente, chi voglia avviare questo tipo di attività deve possedere un maneggio. È quindi proprio a causa dei costi che spesso i Centri non possono avere molti operatori, non riuscendo a sostenere economicamente la spesa per figure professionali quali medici, psicologi e fisioterapisti iscritti all’Albo Nazionale di Riabilitazione Equestre, e con competenze in àmbito di disabilità, oltreché mediche, sanitarie e naturalmente equestri».

Già, il cavallo, l’animale che “fa la differenza” rispetto a tutte le altre forme di Pet Therapy [terapia con gli animali, N.d.R.]. Ma perché proprio il cavallo? «Perché sul cavallo – ci ha risposto la dottoressa Papa – siamo “tutti uguali”, alla luce delle caratteristiche peculiari di questo meraviglioso animale, che cammina cioè utilizzando tutti e tre i piani dello spazio, ondeggiando e andando in avanti, in alto e in basso, come per la persona umana. Mandando il cavallo a un passo simile a quello umano, un ragazzo messo in groppa riceverà a livello neurologico una stimolazione simile a quella delle sue stesse gambe. E oltre a questo, c’è anche la potenza: un cavallo così grande esprime forza e una persona che si è sempre sentita inferiore, per una volta può guardare il mondo dall’alto, sentendosi alla pari e magari camminando a fianco di un cavallo che trasporta una persona normodotata. Spesso, infatti, si fanno sessioni miste di lavoro. Questa è una cosa che non si ottiene facilmente con le altre forme di riabilitazione».

Oltre ai bambini e ai ragazzi con difficoltà motorie e sensoriali, vengono coinvolte anche persone adulte, colpite ad esempio da ictus o paresi, che possono sentirsi inadeguate o comunque “diverse” o “inferiori” rispetto a una persona sana. L’ippoterapia – abbiamo chiesto quindi – può considerarsi una terapia globale? «Può certamente essere considerata come una riabilitazione globale – ci ha risposto Papa – perché agisce contemporaneamente sia sul versante dell’acquisizione di competenze specifiche (area cognitiva), sia sullo sviluppo di competenze relazionali (area sociale-relazionale). Proprio in base alle diverse tipologie di utenti, esistono diverse forme di riabilitazione, dall’educazione a un adeguato schema corporeo, dalla stimolazione di competenze specifiche di lateralità degli arti, fino allo sviluppo di competenze di autonomia e relazione. Purtroppo esiste sempre anche la diffidenza dei colleghi medici perché, trattandosi comunque di una terapia, essa ha delle indicazioni così come delle controindicazioni e non conoscendo bene la materia, certamente innovativa e alternativa, si preferisce evitarla. Per questo è necessario divulgarla, per capire realmente che cos’è, ma soprattutto quanto è utile. Tutti quei ragazzi che hanno difficoltà a relazionarsi con le persone, a causa di una qualsiasi disabilità, interagiscono con l’animale in maniera totalmente differente, costruendo un rapporto terapeutico diverso rispetto agli altri».

Riassumendo, quindi, con l’aiuto del cavallo si può migliorare l’autostima delle persone, così come le attività motorie e fisioterapiche, agendo anche a livello psichico. Chi viene coinvolto in questa azione riabilitativa, inoltre, può acquisire una maggiore integrazione e autonomia.
Sembra quindi di poter essere realmente di fronte a un metodo di riabilitazione globale che dà ottimi risultati. Gli obiettivi raggiunti sono stati già numerosi, non resta ora che sensibilizzare l’opinione pubblica ad aumentarne l’utilizzo, sperando di poter contribuire a progetti politici ed economici che riconoscano e diffondano questa tecnica a livello nazionale.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: segreteria@cre-tinademarco.org.

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