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Il Programma d’Azione e la scuola

Aula di scuola superioreLeggo in «Superando.it» la nota intitolata Quali risorse per il Programma d’Azione? e sostanzialmente la condivido. Infatti, benché le sette linee di intervento previste dal Programma d’Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e l’Integrazione delle Persone con Disabilità [1. Revisione del sistema di accesso, riconoscimento/certificazione della condizione di disabilità e modello di intervento del sistema socio-sanitario – 2. Lavoro e occupazione – 3. Politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società – 4. Promozione e attuazione dei princìpi di accessibilità e mobilità – 5. Processi formativi ed inclusione scolastica – 6. Salute, diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione – 7. Cooperazione internazionale, N.d.R.] siano esplicitamente e prioritariamente orientate alla promozione e realizzazione dei «diritti delle persone con disabilità», il Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) del 4 ottobre 2013, pubblicato il 28 dicembre in Gazzetta Ufficiale (Serie Generale n. 303), dichiara chiaramente non trattarsi di diritti, poiché sostanzialmente le azioni potranno realizzarsi solo sulla base delle risorse disponibili.
Qui un qualunque studente di giurisprudenza sa bene che la differenza esistente tra le situazioni giuridiche qualificabili come “diritti” e quelle qualificabili come “interessi legittimi” sta proprio nella circostanza non secondaria che i diritti devono realizzarsi direttamente anche contro la volontà del “debitore”, poiché l’ordinamento giuridico fornisce al titolare del diritto stesso il potere di rivolgersi alla Magistratura per ottenerne l’attuazione in modo forzoso, mentre nelle altre situazioni giuridiche ciò non è direttamente consentito.
Quindi, anche se si parla di Convenzione ONU sui “Diritti Umani” delle Persone con Disabilità e di Programma d’Azione biennale per l’attuazione di tali “diritti”, quel Programma, purtroppo, rischia di rimanere un pio desiderio, dati i crescenti tagli alla spesa pubblica, così come il monitoraggio che l’Osservatorio appositamente previsto dalla Convenzione medesima dovrà effettuare al termine del biennio, rischierà di doversi limitare a constatare che ben poco sarà stato fatto per l’attuazione del Programma stesso.

Invero, credo che ad avere maggiori possibilità di attuazione sia la quinta linea di intervento, dedicata all’istruzione, all’interno della quale circa la metà delle quattro pagine e mezza è dedicata all’inclusione scolastica del mattino, per i minori con disabilità, mentre l’altra metà si occupa dell’inclusione degli adulti con disabilità nei corsi di istruzione permanente e in quelli di formazione professionale, nonché dell’alternanza scuola-lavoro.
Quest’ultima attenzione, tra l’altro, all’istruzione degli adulti con disabilità, costituisce certamente una piacevole novità, dal momento che sino ad oggi, su tali materie, era stata emanata solo l’Ordinanza Ministeriale 455/97, che aveva garantiva il sostegno e tutti gli altri diritti agli alunni con disabilità ultradiciottenni nei corsi per lavoratori, norma ripresa più recentemente dalla Circolare Ministeriale 96/12 sulle iscrizioni scolastiche (paragrafo 4) e ribadita nell’ancor più recente provvedimento che ha ristrutturato i Centri per l’Istruzione degli Adulti [Decreto del Presidente della Repubblica-DPR 263/12, N.d.R.].

Tornando comunque al diritto all’inclusione scolastica, qui va sottolineato con forza che proprio non si può parlare di “interessi legittimi” o “semplici”, realizzabili cioè solo sulla base delle risorse disponibili. Infatti, è giurisprudenza costante della Corte Costituzionale – ribadita da ultimo dalla ben nota Sentenza 80/10 – che il diritto all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità è costituzionalmente protetto e quindi non si può ridurne o escluderne l’attuazione con la motivazione che vi siano vincoli di bilancio.
Pertanto, sulla base di questi orientamenti costanti della Corte Costituzionale, se gli interessati si vedessero argomentare sia da parte dell’Amministrazione Scolastica che degli Enti locali o delle ASL che a causa dei tagli alla spesa pubblica, i loro diritti all’inclusione scolastica non possono essere soddisfatti, essi avrebbero facile gioco a rivolgersi ai Tribunali Amministrativi Regionali (TAR), per ottenere Sentenze volte a costringere tali Amministrazioni a fornire i servizi necessari alla realizzazione di quei diritti. E questi ultimi, poi, non si limiterebbero alle sole ore di sostegno – come sino ad oggi è prevalentemente accaduto -, ma riguarderebbero anche il numero massimo di venti alunni per classe, la formazione professionale specifica e la continuità nelle prestazioni dei docenti per il sostegno e degli assistenti per l’autonomia e la comunicazione, nonché il trasporto gratuito a scuola e l’eliminazione delle barriere architettoniche e sensopercettive, magari con mezzi temporanei e di fortuna, nel caso di alunni non autosufficienti per la mobilità.

Ritengo pertanto che il Programma d’Azione Biennale non rimarrà – almeno per quanto concerne l’inclusione scolastica – un “libro dei sogni” e di ciò si renderanno conto presto i responsabili dei diversi servizi, non appena le famiglie e le associazioni, risultato vano l’appello all’attuazione spontanea della quinta linea di intervento sulla scuola, otterranno dalla Magistratura la realizzazione forzosa dei loro diritti.
Nel frattempo, è bene segnalare anche che la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), d’intesa con la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità), sta predisponendo una Proposta di Legge con l’esplicitazione dei diritti per la qualità dell’inclusione scolastica, che potrà facilitare il compito sia degli amministratori che delle famiglie.

Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

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