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Siamo dell’UNAR! L’UNAR chi?

Realizzazione grafica con cartello stradale che indica "divieto di discriminazioni"Il titolo di questa nota intende naturalmente parafrasare la recente battuta che ha portato alla nota querelle tra il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi e il viceministro dell’Economia Stefano Fassina. E spieghiamo perché.
L’LPH di Caserta (Lega Problemi Handicappati) è stata riconosciuta come ente legittimato ad agire contro le discriminazioni – nella fattispecie in àmbito di disabilità – tramite un Decreto del Ministero del Lavoro e di quello per le Pari Opportunità il 13 marzo 2013, ed è iscritta nel Registro previsto dal Decreto Legislativo 215/03 (articolo 6).
Svolgiamo principalmente un lavoro di impronta culturale, verso le Istituzioni del territorio, affinché esse consentano alle persone disabili di essere partecipi ai momenti decisionali su argomenti che li riguardano. È un lavoro estenuante, faticoso, continuo, che non sempre conduce ai risultati voluti e che a volte produce sconforto, ma proprio perché crediamo in quello che facciamo l’impegno non cessa neanche di fronte ai “muri di gomma”.
Apparteniamo anche alla rete territoriale dell’UNAR, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (A difesa delle differenze) della Presidenza del Consiglio, che puntualmente informiamo ogniqualvolta riteniamo indispensabile un intervento che travalichi la nostra semplice segnalazione locale, proprio per dare maggiore incisività e soprattutto un “peso” alle denunce sporte, al fine di non farle rimanere al chiuso delle stanze di un ufficio, con la certezza che un supporto che provenga dall’alto della Presidenza del Consiglio possa essere rapido e autorevole risolutore della discriminazione segnalata.

Il motivo della presente nota è forse paradossale, ma in realtà, più che una denuncia, vorremmo aprire un dibattito su un argomento delicato: l’UNAR serve a qualcosa? Oppure rappresenta l’ennesimo “carrozzone” utile solo a sperperare denaro pubblico?
Perché scriviamo questo? È presto detto. Partiamo da un’esperienza da noi maturata: una richiesta – inascoltata – rivolta al Comune capoluogo di sbarrierare un percorso stradale cittadino, in una zona pericolosa, finalizzata a garantire un minimo di sicurezza a chi usa la sedia a ruote (praticamente fare qualche scivolo ai marciapiedi, un’inezia!). Nessuna risposta. Allora: esposto all’UNAR, che scrive per alcune volte al Comune, con tanto di carta intestata con stella e ruota dentata [simboli presenti nel logo della Repubblica Italiana, N.d.R.], ma non ottiene alcuna risposta.
Grave atto di scortesia istituzionale, riteniamo noi! A questo punto l’UNAR ci fa pervenire la presente nota: «In merito alla sua segnalazione di cui in oggetto, si comunica che l’Ufficio ha provveduto ad attivare un’azione di moral suasion nei confronti degli enti competenti al fine di auspicare un intervento teso alla rimozione delle barriere architettoniche segnalate. In particolare, è stata inviata una nota con informazioni sulla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità lo scorso 26 novembre. Ad oggi alcun riscontro in merito è pervenuto all’UNAR che, avendo svolto l’opportuna azione di competenza, deve necessariamente procedere alla chiusura del caso».
Chiusura del caso? Ma l’UNAR ha una dignità istituzionale da fare rispettare? Così agendo, infatti, si prendono solo ceffoni in faccia, l’UNAR in primis, e pure noi dell’LPH che abbiamo denunciato una violazione! A cosa serve coinvolgere un Organo Nazionale che dovrebbe essere un baluardo che tutela proprio noi, i discriminati, le vittime? Cosa potremmo più rivendicare, così politicamente deboli come siamo? Non rimarrebbe altro che adire un’azione legale verso il Comune…

Col senno di poi, ci si ragiona e ne scaturisce una certa valutazione: abbiamo solo perso tempo e credibilità, dell’UNAR “nun ce ne po’ frega’ de meno”, i nostri problemi dobbiamo risolverceli da soli, come sempre… Ma non era e non è quello che volevamo e vogliamo raggiungere come obiettivo.
Oggi, allora, vorremmo solo aprire un dibattito politico su come fornire all’UNAR quella giusta e necessaria autorevolezza di cui è carente e di quali strumenti dotarlo per incidere concretamente nelle singole fattispecie che vengono segnalate.
È un appello che facciamo al movimento delle persone con disabilità: dobbiamo sforzarci per pretendere che l’UNAR abbia uno o più grimaldelli di dissuasione verso chi – con dolo o con insipienza – perseveri con una violazione di un diritto umano. Se ne possono pensare diversi, graduabili anche in intensità: dall’istituzione di un registro pubblico di libero accesso dove mettere alla “gogna mediatica” l’inadempiente, all’individuazione di una sanzione, fino alla creazione di un nuovo reato penale…
Insomma, il dibattito è aperto, ma vorremmo si concludesse, e in tempi brevi, con azioni concrete di rafforzamento del potere di inibizione e di rimozione della discriminazione.

Presidente dell’LPH di Caserta (Lega Problemi Handicappati).

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