Piemonte: assistenza domiciliare a rischio

«Alcuni recenti provvedimenti della Regione Piemonte rischiano di lasciare senza cure migliaia di persone malate croniche non autosufficienti»: lo denunciano la Fondazione Promozione Sociale e il CSA di Torino, che in particolare chiedono il ritiro immediato di una Delibera della Giunta Regionale del Piemonte, approvata il 30 dicembre scorso

Ombra di uomo curvo, con una mano sulla testaLa Fondazione Promozione Sociale e il CSA (Coordinamento Sanità e Assistenza tra i Movimenti di Base) di Torino hanno lanciato l’allarme sulle più recenti iniziative della Regione Piemonte che «negano il diritto pienamente e immediatamente esigibile delle persone non autosufficienti alle prestazioni socio-sanitarie domiciliari previste dalle Leggi vigenti e confermate da varie Sentenze della Corte Costituzionale e dei Tribunali Amministrativi Regionali (TAR)».
Si tratta, in sostanza, dei provvedimenti contenuti nella Delibera n. 26, approvata dalla Giunta Regionale del Piemonte il 30 dicembre scorso che, come si legge in una nota della Fondazione Promozione Sociale e del CSA, «stanno decretando un inquietante stop delle cure domiciliari».

«Sino alla fine del 2013 – viene poi spiegato nel comunicato diffuso dalle organizzazioni piemontesi – l’assegno di cura per le prestazioni domiciliari (soldi che costituivano un rimborso per le spese affrontate dai familiari per la cura di un parente non autosufficiente, senza che da nessuna legge fossero tenuti a farlo) è stato pagato per metà dall’ASL, per metà dall’utente (oppure dal Comune se il paziente non aveva sufficienti risorse economiche). Con la recente Delibera 26, la Regione ritira la sua quota sanitaria, circa 50 milioni di euro per il 2013, passandola al settore dell’Assistenza, i cui interventi non sono erogati per diritto, ma con criteri di beneficenza e finché le risorse ci sono. A seguito di ciò, quindi, le Aziende Sanitarie stanno inoltrando agli Enti Gestori dei Servizi Socio Assistenziali del Piemonte lettere nelle quali comunicano, in sintesi, che dal 1° gennaio 2014 non risulta più possibile alle ASL procedere all’erogazione di interventi economici a sostegno della domiciliarità (principalmente il rimborso di una parte delle spese affrontate per l’assunzione di badanti-assistenti familiari), così come avvenuto finora. È un’operazione con la quale la Regione dice a migliaia di persone colpite da patologie e/o handicap gravemente invalidante e da non autosufficienza, che non soffrono di gravi carenze di salute o non sono degli infermi veri e propri, che, in contrasto con le leggi nazionali vigenti, il Servizio Sanitario Regionale del Piemonte non intende più provvedere loro».

«Si tratta – dichiara Maria Grazia Breda , presidente della Fondazione Promozione Sociale – di una situazione drammatica, che rischia di lasciare senza cure migliaia di persone malate croniche non autosufficienti, mentre 18.000 anziani malati non autosufficienti sono in illegittime liste d’attesa per le prestazioni a domicilio. La Regione confonde le acque: legittima il taglio delle prestazioni, facendo riferimento alle indicazioni del Tavolo Tecnico per la verifica degli adempimenti regionali, ma da quel tavolo è venuta l’indicazione di non erogare con fondi sanitari le prestazioni aggiuntive ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), come l’assegno di cura che ne fa parte a pieno titolo. È pertanto inaccettabile che la Regione faccia economie con il taglio dei LEA, cioè delle prestazioni socio sanitarie per i più deboli che la Sanità è obbligata a fornire».

La Fondazione Promozione Sociale e il CSA chiedono quindi il ritiro immediato della contestata Delibera n. 26, invitando associazioni, forze sindacali ed esponenti dei partiti politici a «fare propria la stessa richiesta, anche perché, dal momento che le cure domiciliari sono diritti esigibili, come confermato negli ultimi due anni da Sentenze della Corte Costituzionale e dei TAR, la loro mancata erogazione potrebbe configurarsi come atto d’interruzione di pubblico servizio e di omissione di atti d’ufficio». Senza contare, conclude il comunicato, «che la mancata erogazione delle prestazioni socio-sanitarie a domicilio potrebbe spingere molte famiglie a portare in Pronto Soccorso i propri congiunti non autosufficienti, con grave danno per i pazienti e un aumento dei costi per la Sanità Pubblica».

Da segnalare, infine, che di fronte a tale situazione, il Comune di Torino ha deciso di varare uno stanziamento di 2 milioni e mezzo di euro, per scongiurare appunto, come si legge nella testata «SuperAbile.it», «il rischio di interruzione delle attività di assistenza domiciliare e la sospensione del sostegno economico a disabili e anziani non autosufficienti per le cure ricevute fuori dalle strutture sanitarie». Questo, per altro, a titolo di “anticipo”, restando cioè in attesa di ricevere i relativi fondi regionali e statali. Un intervento, quindi, che si limita a far fronte alla situazione, presumibilmente solo per questo mese di gennaio. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti (oltreché per i testi integrali dei provvedimenti citati nella presente nota): info@fondazionepromozionesociale.it.

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