Persone con sindrome di Down a confronto sui diritti

È partito con alcune interviste a Radio Vaticana – nelle rispettive lingue – il Progetto “Think different Think Europe” – di cui è capofila l’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) – e la cui prima tappa è in svolgimento a Roma. L’iniziativa punta su temi quali la cittadinanza, il diritto di voto e le opinioni politiche, rispetto a numerose persone con sindrome di Down e altre disabilità intellettive di vari Paesi d’Europa

Giovane donna con sindrome di Down

Una giovane con sindrome di Down

«Mi chiamo Giovanni, mi piace fare sport e ballare, esco con gli amici e mi diverto molto. Ho partecipato al Progetto My Opinion My Vote, dove mi sono confrontato sul tema del diritto di voto con persone con sindrome di Down di diversi Paesi, maltesi, spagnoli, ungheresi e danesi, scoprendo culture molto diverse dalla mia. Ho scoperto che i nostri diritti sono diversi nei vari Paesi dell’Unione Europea, sono certo che abbiamo la possibilità di imparare come si vota».
Sono parole di Giovanni Grillo della Sezione di Roma dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), che ha rappresentato la delegazione italiana, durante il primo incontro ufficiale dei quattro giorni del Progetto Think different Think Europe – da noi ampiamente presentato nei giorni scorsi – e del quale è capofila la stessa AIPD. Un evento, lo ricordiamo, che vede la partecipazione di ben settanta persone con sindrome di Down e caregiver provenienti da dieci Paesi dell’Unione Europea.
Come da programma, quindi, gli ospiti delle diverse delegazioni sono stati accolti da Radio Vaticana, e dopo un primo momento di accoglienza e presentazione della radio stessa, sono stati intervistati dai giornalisti, ciascuno nella propria lingua (l’emittente trasmette infatti in settanta diverse lingue), attraverso la visione di un breve filmato e uno scambio di esperienze dei diversi partecipanti.
Al centro delle interviste l’esperienza dei giovani con sindrome di Down sul tema della cittadinanza, la loro partecipazione al diritto di voto e le opinioni riguardo alla politica e a quanto i loro diritti vengano rispettati nei Paesi d’origine.

«Mi sono diplomato nel 2011 – ha dichiarato il ventenne ucraino Ivan Burkivskyi – e sono molto felice perché ho una famiglia grande e unita. Nel corso dell’estate lavoro, da tre anni faccio boxe, ho visto gli Europei del 2012 con mio padre e mio fratello. Penso che le persone con sindrome di Down abbiano importanti possibilità, noi vogliamo avere un futuro e un lavoro, vorrei avere una mia famiglia e una mia casa».
«Rappresento la delegazione spagnola – ha raccontato poi Llamo Arnau Alfageme Carrera di Sabadell, vicino a Barcellona – e sono il più piccolo di tre fratelli. Amo molto suonare il flauto dolce, lo suono sin da piccolo. Ho un gruppo musicale, Els Cracs d’Andi, suoniamo insieme da otto anni e partecipiamo a manifestazioni per la diversità culturale e per una società inclusiva e più giusta. Lavoro da quattro anni in una compagnia che si chiama Sage Logic Control. Vivo in una casa con tre ragazze, siamo amici, mi sento un ragazzo molto fortunato. Facciamo una vita indipendente, con un operatore che viene saltuariamente. Sono un membro attivo della mia società, molto interessato alle proposte politiche nel corso delle campagne elettorali, in modo da farmi un’idea su chi votare».
Infine, la testimonianza del ventiseienne irlandese Declan Murphy: «Ho cinque sorelle e due fratelli. La mia famiglia ha una grande parte nella mia vita. Lavoro, faccio sport. Mio padre è un insegnante in pensione e mia mamma era infermiera. Lavoro come impiegato in un ufficio. La mia passione è Obama, il Presidente degli Stati Uniti è il mio idolo! Mi piace informarmi sulla politica, anche se non mi piacciono i programmi dove i politici urlano e litigano. Nel 2009 sono stato coinvolto in un progetto per persone con sindrome di Down, My Opinon My Vote, e da allora sono più attivo su questo tema, scoprendo che la mia opinione è importante. In Irlanda i cittadini con sindrome di Down hanno diritto di voto e vogliono essere rispettati per i loro diritti. I politici devono quindi preparare programmi anche per loro, perché le leggi del Paese influenzano anche la vita delle persone con sindrome di Down. Il modo di includere i ragazzi down è quello di chiedere a loro le loro opinioni». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampaaipd@gmail.com.

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