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Fotografa di accessibilità

Nicoletta Ferrari nel'Arena di Verona

Nicoletta Ferrari scatta una foto all’ìinterno dell’Arena di Verona

Quando ci siamo imbattuti nel sito disMappa.it, creato e diretto da Nicoletta Ferrari, donna con disabilità motoria, ci è venuto spontaneo paragonarlo, in modo forse un po’ bizzarro, al film di Woody Allen To Rome with love, con cui nel 2012 il celebre regista ha reso il suo personalissimo omaggio alla Città Eterna. Nicoletta, infatti, fa altrettanto con la sua Verona, fornendo però a cittadini e turisti che vogliono viverla e visitarla al meglio senza barriere, un prezioso servizio pubblico quotidiano. E lo fa utilizzando in modo particolare la fotografia, rendendolo in tal modo molto accattivante e coinvolgente.

Ti va di autopresentarti, Nicoletta?
«Sono nata nel 1965 a Verona. Sono geometra e laureata in filosofia. Da sempre appassionata di fotografia, da ragazza anche di viaggi, in uno dei quali, nel 1989, ho avuto l’incidente con trauma vertebrale. Successivamente ho lavorato per sette anni all’Ospedale Sacro Cuore di Negrar (Verona), concedendomi un periodo sabbatico a Londra per studiare e conseguire l’Advanced Certificate [Certificato di Inglese avanzato, N.d.R.].
Dal ’96, poi, ho iniziato a costruire e gestire siti web e dal ’98 collaboro con l’Università di Verona per i progetti di telelavoro. Nel 2008 ho vinto un concorso e adesso telelavoro a tempo indeterminato part-time».

Che cos’è il Progetto disMappa?
«Il Progetto disMappa, attraverso un sito web, vuole valorizzare lo splendido centro storico di Verona, con una mappatura di tutti i luoghi pienamente o parzialmente accessibili alle persone che si spostano su sedie a rotelle, proponendo itinerari turistici e servizi utili o dedicati. Vi sono inoltre segnalati monumenti, edifici pubblici, piazze, negozi, ristoranti, bar ecc. privi di barriere architettoniche o con ausili utili a superarle in autonomia o quasi. Infine si dà testimonianza diretta della vita cittadina, segnalando proposte culturali e artistiche, incontri e manifestazioni, con particolare rilievo a quelle gratuite».

Come nasce l’idea di questo sito e come si sta evolvendo?
«L’idea è nata quando ho deciso di trasferirmi in centro città. Per metà è un tributo a Verona (e a mio padre, che mi ha trasmesso la sua curiosità e il suo amore per questa città), per l’altra metà è il mio contributo a favore di chi, come me, si sposta con la carrozzina. Lo scorso anno è stata fondata anche l’Associazione e sono iniziate delle collaborazioni con l’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune scaligero, grazie all’interessamento dell’assessore Anna Leso. Ad esempio, insieme abbiamo fatto sì che davanti al palco allestito per il Concerto di San Silvestro in Piazza Bra, venisse riservata un’area per le persone con disabilità».

Sono rimasta molto colpita dalle innumerevoli e bellissime fotografie del sito. La scelta di utilizzare la fotografia per comunicare è solo passione o è anche una scelta studiata?
«Certamente la mia passione per la fotografia ha avuto un ruolo chiave, ma le immagini sono il modo più diretto di offrire informazioni sull’accessibilità, perché chiunque può valutare secondo le proprie esigenze, senza nemmeno aver bisogno di traduzione!».

I tuoi scatti, che dal 2012 documentano il sito, sono stati anche presentati al pubblico, all’interno di un evento molto particolare, giusto?
«Sì. Il 16 marzo scorso, infatti, al Palazzo della Gran Guardia di Verona, nell’àmbito del Festival Infinitamente, è stata presentata la mostra-evento intitolata Cambio di prospettiva, tre ore di multiproiezione a ritmo serrato di centinaia di fotografie scattate a Verona, ciascuna visibile solo per pochi secondi, dalla prospettiva di chi la vive quotidianamente in sedia a ruote. I visitatori, poi, sono stati invitati a utilizzare le carrozzine disponibili al di fuori della Sala Buvette, in modo tale da poter osservare gli scatti dalla stessa prospettiva della fotografa e partecipare a questo piccolo divertissement di sensibilizzazione. Sul sito è pubblicato un ricco reportage fotografico del riscontro ottenuto».

Com’è stato per te dover “cambiare prospettiva”?
«Come dice Barbara Garlaschelli [affermata scrittrice con disabilità, N.d.R], bisogna “imparare a ‘navigare a vista’ in ambienti non pensati (quando non ostili) per le carrozzine e, nei posti senza barriere, abituarsi a suddividere movimento e azione (le braccia e le mani spingono, le ruote fanno altro)”».

Lo conosci il blog creato da Loredana Longo in cui si parla di Cure Girls e di Push Girls, distinguendo cioè tra chi, vittima di una lesione spinale, trova la propria ragione di vita nel battersi per una cura e chi invece cerca di vivere al meglio la propria condizione? In quale di queste due categorie ti vedresti?
«A dire il vero non mi identifico in nessuna delle due categorie: sono troppo vecchia per le lusinghe della moda e non ho mai pensato di indossare scarpe con i tacchi in carrozzina! Come le Cure Girls, per altro, auspico che si trovino cure per i traumi spinali, ma rendere i luoghi accessibili a tutti, migliora la vita di persone in carrozzina o con difficoltà motorie per le ragioni più diverse (altre patologie invalidanti, mamme con i passeggini, anziani ecc)».

Ma l’Italia è davvero il Paese più bello del mondo?
«L’Italia è un Paese splendido e ricchissimo di cultura e di arte. In termini di accessibilità, paga il pegno di avere edifici antichi e, forse, l’atteggiamento dell’aiuto. La sfida è traghettare tutto questo patrimonio in una nuova fase in cui, la fruizione dell’aiuto si renda sempre più diffusa, sostenendo però anche la vita indipendente di chi ha esigenze diverse».

Coltivi altre passioni, oltre ai viaggi e alla fotografia?
«Mi piace andare a vedere spettacoli e concerti. Ogni tanto mi appassiono anche a qualche nuovo lavoro di bricolage (bijoux, riciclo creativo ecc.)».

Ti piacciono gli animali? Qual è il tuo preferito?
«Adoro i gatti, ho una splendida coppia di certosini che finora mi ha regalato ben ventuno cuccioli!».

Un sogno nel cassetto per te, uno per Verona e uno per il mondo.
«Mi piacerebbe trovare un appartamento a piano terra in centro a Verona e farlo diventare un bed&breakfast accessibile. Per Verona mi auguro che diventi una città senza barriere. Al mondo, infine, auguro di sopravvivere nonostante il nostro uso, spesso sciagurato, delle sue risorse e potenzialità».

La presente intervista è già apparsa nel sito del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), con il titolo “Da Verona con amore”, e viene qui ripreso, con alcuni lievi riadattamenti al contesto, per gentile concessione.

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