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Il FAI cerca collaborazioni all’insegna dell’accessibilità

Milano, Villa Necchi Campiglio

Villa Necchi Campiglio è uno degli edifici accessibili di proprietà del FAI (Fondo Ambiente Italiano)

«Due giorni per ammirare l’Italia e 365 giorni per salvarla», recitava lo slogan della ventiduesima edizione delle Giornate FAI di Primavera – ove FAI sta naturalmente per Fondo Ambiente Italiano – che quest’anno hanno visto l’apertura al pubblico di 750 siti storici, di solito non visitabili.
Luoghi invisibili, talvolta dimenticati, talvolta maltrattati dal tempo e dall’uomo, che si sono disvelati solo il 22 e il 23 marzo. E sfogliando il catalogo di queste bellezze invisibili sul web, non è difficile vedere il simbolo di una carrozzina su quegli edifici visitabili anche dalle persone con ridotta mobilità (se ne legga ad esempio in «Io Donna» del «Corriere della Sera.it»).
«Il 35% circa degli edifici che abbiamo aperto al pubblico – racconta Elisa Pasqualetto, referente per le Giornate Fai di Primavera – era accessibile alle persone con disabilità motorie. Per valutare quali realtà fossero accessibili, ci siamo affidati ad Associazioni sparse sul territorio con una copertura “a macchia di leopardo” e non sempre comprensiva di tutte le tipologie di disabilità. Nel dubbio o in caso di accessibilità parziale, non abbiamo contrassegnato i luoghi con il logo della sedia a rotelle. Doveva essere un festa e abbiamo cercato di far sì che lo fosse per tutti».

Il rapporto tra disabilità ed edifici storici o percorsi paesaggistici è costellato di conflitti. Un percorso minato in cui persone che conoscono poco il mondo della disabilità faticano ad entrare. O meglio, provano timidamente ad entrare, in punta di piedi, una ritrosia figlia di una sana intenzione di non alimentare false speranze, piuttosto che dalla paura di affrontare il tema. Anzi.
«Ci piacerebbe trovare dei partner nazionali che ci aiutassero – spiega Pasqualetto-, già dall’anno prossimo, ad aumentare questa percentuale. I luoghi visitabili durante queste due giornate sono, solitamente, chiusi al pubblico e questo aumenta le difficoltà a renderli accessibili. Cerchiamo di compensare i disagi grazie ai nostri volontari che sono appostati in tutti i luoghi per tentare di dare il massimo aiuto, ma spesso non sanno come fare».

Accanto agli edifici aperti nelle Giornate di Primavera, ce n’erano anche altri cinquanta di proprietà del FAI e anche in questo caso l’accessibilità era limitata. «Organizziamo una serie di manifestazioni e visite dedicate alle persone con disabilità – chiosa Paola Candiani, l’architetto responsabile della gestione dei beni di proprietà del FAI -, ma si tratta di eventi episodici. Ci piacerebbe fare di più e per questo cerchiamo partner che ci affianchino in questa impresa» (gli interessati possono scrivere a info@fondoambiente.it, con riferimento proprio a Paola Candiani).
Solo tre degli edifici storici di proprietà del FAI (Villa Pansa a Varese, Villa Necchi Campiglio a Milano e Villa dei Vescovi in Veneto) sono completamente accessibili, altri lo sono parzialmente. Ma non è solo un problema di accessibilità. Ecco perché da eventuali collaborazioni potrebbero nascere iniziative molto interessanti per le persone con disabilità. Ad esempio visite con guide che parlassero il Linguaggio dei Segni, ancora non attivate, non sarebbero poi difficili da organizzare per le Associazioni. E cosi per i non vedenti: Villa Necchi Campiglio di Milano, infatti, realizzata da Piero Portaluppi tra il 1932 e il 1935 per la famiglia dell’alta borghesia lombarda, si trova a pochi metri dall’Istituto dei Ciechi di Milano e una collaborazione tra i due enti sarebbe certamente molto proficua.

Testo pubblicato da “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Il Fai apre ai disabili”). Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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