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Chi risarcirà i danni per quei controlli illegittimi?

Dito puntato di uomo in primo pianoNon hanno esitazioni nel parlare di «sentenza storica»: l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) esultano, dopo avere letto le determinazioni del TAR del Lazio [Sentenza 3851/14, N.d.R.] che il 9 aprile scorso ha accolto quasi interamente la tesi delle due organizzazioni, convinte che negli anni dei controlli straordinari disposti dall’INPS sotto il titolo di “caccia ai falsi invalidi” si siano operati gravi abusi nei confronti delle persone con disabilità vera, in particolare disabilità intellettiva, ma non solo.
L’INPS è stato condannato e di fatto, a questo punto, è in discussione un intero biennio di controlli e di cifre non corrispondenti alla realtà dei fatti. Esattamente quello che da tempo scriviamo anche da queste colonne. Non è infatti in discussione, diciamolo subito, la legittima e doverosa ricerca di truffe o di false certificazioni di invalidità inesistenti: una ricerca che, per altro, vede in prima linea soprattutto le forze di polizia giudiziaria, non l’INPS. Ciò che è avvenuto, in nome della sacrosanta lotta alle “false invalidità”, è stato invece un abuso di posizione dominante e un mancato rispetto dei diritti delle persone con disabilità e delle procedure corrette di verifica.

Il TAR del Lazio analizza e contesta una serie di Circolari Amministrative dell’INPS che nel corso degli anni hanno di fatto alterato le regole, non prevedendo, ad esempio, nelle commissioni di verifica straordinaria (quindi non nella sede originariamente preposta alle certificazioni e alle revisioni, ossia l’ASL), la presenza di un medico specialista in rappresentanza delle persone con disabilità intellettiva.
In questo lungo periodo di illegalità – perché di questo alla fine si sta parlando – è avvenuto di tutto, compreso il conteggio arbitrario delle pensioni revocate o riviste, come se fossero altrettante situazioni di falsa invalidità.
«Così facendo – dichiarano dalla FISH e dall’ANFFAS – il numero delle revoche, alla fine dei controlli “straordinari”, è risultato artificiosamente elevato: sono state cioè sommate anche le posizioni comunque già considerate rivedibili e, in larga misura, in ogni caso destinate a revoca. Si sarebbero dovuti effettuare ben altri controlli, oltreché, ad esempio, evitare di visitare persone da decenni ricoverate in strutture a causa della loro disabilità, sicuramente non “falsi invalidi”, con tutti i gravosi, inutili e ulteriori costi delle visite per l’INPS, oltre ai disagi per i cittadini. I dati finali, come pure la millantata incidenza dei cosiddetti “falsi invalidi” effettivamente individuati dall’INPS, sono così risultati “gonfiati” e forieri solo di costi per l’Amministrazione, che sembrano addirittura aggirarsi intorno ai 30 milioni di euro!».

Alcune questioni si pongono adesso con forza: chi risarcirà i danni subiti da persone e famiglie che in questi due anni sono state sottoposte in modo del tutto scorretto e sostanzialmente arbitrario a controlli e richieste assillanti di documentazione specialistica (costosa e spesso assolutamente superflua, in presenza di disabilità permanenti)? E quando si decideranno Governo e Parlamento ad affrontare, una volta per tutte, una seria e rigorosa revisione dei criteri di accertamento dell’invalidità, stato di handicap e disabilità, che ancora oggi avviene in base a norme superate, burocratiche e farraginose?
È curioso poi constatare come questa notizia, decisamente rilevante per decine di migliaia di persone e in generale per l’intera opinione pubblica attenta al corretto uso della spesa pubblica, non sia stata ritenuta degna di nota dalla grande informazione generalista. È molto più comodo e di routine pubblicare la foto di un “falso invalido” e fare di ogni erba un fascio. Ma questo è un altro discorso…

Direttore responsabile di «Superando.it».

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