La bandiera della non discriminazione

«È quella che non vedo l’ora di issare – scrive Franco Bomprezzi – sul Castello di Monte Ursino a Noli, in Liguria, superando la reazione, già vista tante volte, di coloro che ritengono i monumenti del passato non modificabili in funzione del diritto di tutti all’accessibilità, ignorando così le regole che le Nazioni Unite, l’Europa e l’Italia stessa si sono date, in materia di restauri e di valorizzazione del patrimonio artistico e monumentale»

Castello di Monte Ursino a Noli (Savona)

Il Castello di Monte Ursino a Noli (Savona)

Ho scoperto con grande preoccupazione un nuovo fronte nella lunga battaglia per far comprendere come il diritto a fruire della bellezza dei luoghi e dei monumenti riguardi tutti i cittadini, comprese le persone con disabilità e quelle anziane, o comunque con difficoltà di movimento.
Ora si sta “combattendo” a Noli, in provincia di Savona, dove l’Amministrazione Comunale è riuscita a ottenere un cospicuo finanziamento di 750.000 euro dalla Regione Liguria, utilizzando fondi europei (sic!), che raddoppia il proprio autonomo stanziamento di altri 750.000 euro, necessari per completare il recupero e la riqualificazione del Castello di Monte Ursino, un’antica fortificazione che stava andando in malora, e che adesso è quasi pronta per tornare a essere un motivo di attrazione per tutti, non solo per le sue caratteristiche storiche, ma anche per l’incredibile panorama che dalle mura si può ammirare, in direzione della costa.
Tutto bene? No, perché nel progetto un punto irrinunciabile anche per ottenere il finanziamento è la realizzazione di un ascensore, in grado di consentire anche alle persone con disabilità di accedere ai camminamenti del castello. E qui si scatena la reazione – già vista tante volte – di tutti coloro che ritengono i monumenti del passato non modificabili in funzione di questo diritto, che non viene riconosciuto, o comunque viene considerato non degno di priorità assoluta. Prima un severo articolo in un blog, poi scatta una petizione on line cui è giunta persino la benedizione e l’appoggio del giornalista Marco Travaglio.

Al netto della polemica elettoralistica – il Comune di Noli è retto da una Giunta di Centrosinistra e Verdi, e il 25 maggio si tornerà al voto – che sicuramente rischia di inquinare il confronto sulle idee, mi pare davvero grave che ancora oggi si ignorino le regole che le Nazioni Unite, l’Europa, i singoli Stati (Italia compresa) si sono date in materia di restauri e di valorizzazione del patrimonio artistico e monumentale.
È un tema sul quale le Soprintendenze si muovono ormai da tempo, tanto che anche nel caso di Noli il progetto, seguito passo per passo, è stato approvato e dunque andrà a completamento, tenendo conto naturalmente di tutte le avvertenze del caso. Ma, come ricorda Giampiero Griffo, persona con disabilità di grande cultura, membro dell’Esecutivo Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), «l’Atto di Indirizzo sui Criteri Tecnico-Scientifici e sugli Standard di Funzionamento e Sviluppo dei Musei, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ribadisce che il museo deve risultare accessibile e fruibile in ogni sua parte pubblica alla totalità dei visitatori. Già questo dovrebbe bastare a chiudere la discussione e ridicolizzare chi pensa che la conservazione significhi non toccare nulla. D’altra parte, cambiando la destinazione d’uso di un edificio (da funzioni difensive a quelle museali-turistiche) è evidente che il manufatto deve cambiare anche le sue funzioni, prima di tutto quelle legate alla sua fruizione». Senza contare, appunto, che i fondi che l’Europa assegna per finanziare progetti di restauro considerano l’accessibilità come un criterio imprescindibile.

La cosa curiosa è che esistono eccellenti esempi di soluzioni tecnologiche in contesti analoghi, come in Italia accade alle porte della Valle d’Aosta, dove il Forte di Bard è accessibile a tutti grazie a tre ascensori esterni che in successione consentono di arrivare alla sommità, senza deturpare minimamente la struttura, visitata adesso da centinaia di migliaia di turisti.
Solo poche settimane fa, del resto, avevo avuto modo di occuparmi, su queste stesse pagine, di Vittorio Sgabri che aveva tuonato contro l’ipotesi di rendere avvicinabile con ascensori panoramici il centro storico di Urbino, utilizzando una terminologia offensiva nei confronti delle persone con disabilità, salvo poi cercare di salvare la faccia, attribuendo gli epiteti di «nani, zoppi e handicappati» agli aspiranti amministratori della città.
Il fatto è che il pensiero di Sgarbi e, adesso, dei detrattori del progetto di restauro del Castello di Noli, è fondamentalmente condiviso da buona parte dei cultori del patrimonio artistico immutabile e da salvaguardare, possibilmente proprio in modo elitario, tale da non consentire l’accesso indiscriminato di masse di visitatori.
La questione dell’accesso alle persone con disabilità va dunque inserita, a parer mio, nel contesto di un filone di pensiero conservativo e conservatore, che non tiene conto neppure delle competenze, oggi a disposizione di tutti, per realizzare interventi di restauro esteticamente corretti, ma al tempo stesso inclusivi, e capaci di rispondere a un diritto pieno di cittadinanza.

Da notare infine anche il curioso fenomeno delle petizioni, sempre più diffuse come apparente strumento di “democrazia diretta” e di “partecipazione dal basso”, che però presentano per ora un vizio radicale: non si può di fatto esprimere alcun parere di tipo contrario, se non firmando la petizione stessa, e dunque con ciò contribuendo al suo successo. Il meccanismo delle adesioni a partire da nomi di richiamo, dei quali ci si fida a prescindere, fa il resto. E così succede che Travaglio, in questo caso, diventi una specie di garanzia che ci si sta battendo per una buona causa.
Per parte mia, invece, non vedo l’ora che i lavori siano completati, per poter arrivare anch’io a visitare il Castello di Monte Ursino e issarvi la bandiera della non discriminazione.

Direttore responsabile di «Superando.it».

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