Protesi di arto superiore: una nuova sfida

È quella lanciata dal Centro Protesi INAIL, con l’Università Campus Bio-Medico di Roma, per sviluppare il controllo di una protesi di mano capace di restituire la sensibilità perduta e anche di influire positivamente sul cosiddetto “dolore da arto fantasma”. Un progetto rilevante anche alla luce dei dati più recenti, che parlano di oltre 3.600 casi ogni anno in Italia, di amputazioni o malformazioni congenite riguardanti l’arto superiore

Biorobotica per protesi di arto superiore all'Università Campus Bio-Medico di Roma

Sperimentazioni di biorobotica per protesi di arto superiore, presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma

Sviluppare e rendere fruibile un sistema impiantabile, ad alta tecnologia, basato sull’uso di interfacce neurali: è questa la sfida del progetto, di durata triennale e finanziato dall’INAIL, che ha preso avvio con una convenzione sottoscritta qualche settimana fa da Paolo Sormani e Andrea Onetti Muda, rispettivamente direttore generale e rettore dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e da Enrico Lanzone, direttore del Centro Protesi INAIL di Vigorso di Budrio (Bologna).
Dopo le collaborazioni avviate recentemente con l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, per mettere a punto una mano robotica, e con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, per realizzare un prototipo di falange di un dito in grado di restituire la sensibilità alla persona che la indosserà, l’INAIL intende dunque aggiungere l’ultimo tassello al suo piano di sviluppo della protesica di arto superiore.
«Grazie a questa nuova collaborazione – sottolinea Massimo De Felice, presidente dell’INAIL – rafforziamo ulteriormente il nostro impegno sul fronte della ricerca di soluzioni tecnologicamente avanzate di cui possano beneficiare i nostri assistiti. Anche in questo caso, infatti, l’eccellenza del Campus Bio-Medico nell’àmbito dell’innovazione scientifica è destinata a integrarsi efficacemente con l’esperienza applicativa maturata dal nostro Centro Protesi sul fronte della protesica e della riabilitazione».

Il progetto – la cui denominazione scientifica è PPR2. Controllo della protesi di arto superiore con interfacce neurali invasive – sarà svolto sotto la responsabilità scientifica di Eugenio Guglielmelli, Silvia Sterzi e Loredana Zollo, rispettivamente pro-rettore alla Ricerca, responsabile dell’Area di Fisiatria e docente di Robotica Biomedica all’Università Campus Bio-Medico di Roma, in collaborazione con Rinaldo Sacchetti, Paolo Catitti e Angelo Davalli, responsabili per il Centro Protesi INAIL di Vigorso di Budrio, struttura che assiste circa 11.000 persone all’anno.
In particolare, tramite questa nuova iniziativa, il Campus Bio-Medico metterà a disposizione la propria esperienza nell’attività di ricerca sulle “interfacce invasive” per protesi di mano, in grado di migliorare le attuali modalità di controllo di una protesi di arto superiore, sfruttando anche la sua rete consolidata di partner internazionali nell’ambito della biorobotica.
L’obiettivo del progetto – che come detto sarà cofinanziato dall’INAIL e che coinvolgerà giovani ricercatori del Campus Bio-Medico, impegnati sia a Roma che a Vigorso di Budrio – è lo studio di connettori neurali in grado di rilevare il segnale neuro-elettrico per il controllo di protesi tecnologicamente evolute, restituendo alla persona amputata alcune forme di percezione “propriocettiva” – in questo caso la possibilità di riconoscere la posizione della propria mano e del proprio braccio nello spazio – e di feedback sensoriale, utili per il controllo della protesi nella manipolazione degli oggetti. Inoltre, ci si aspetta di influire positivamente sul cosiddetto “dolore da arto fantasma”, la sindrome neurologica che fa percepire dolore nella parte mancante dell’arto amputato.
Tale ultimo aspetto, che costituisce la principale sfida del progetto e che riguarderà lo studio di connettori neurali in grado di rilevare il segnale neuro-elettrico, comporterà anche prove sperimentali specifiche in àmbito clinico, come sottolineano i coordinatori scientifici Sacchetti, Catitti, Davalli per il Centro INAIL e Guglielmelli, Sterzi e Zollo per il Campus Bio-Medico.

«Diamo il via – dichiara Enrico Lanzone – a un progetto che si inserisce in un ampio piano di sviluppo della protesica di arto superiore riguardante dita, mano e braccio, che attraverso il nostro Centro Protesi, stiamo sviluppando con importantissimi istituti di ricerca. Ci proponiamo in sostanza di realizzare una serie di dispositivi innovativi e di soluzioni avanzate per migliorare e rendere più accessibili ai nostri assistiti i sistemi protesici per l’arto superiore».
«Siamo molto contenti di questa partnership con l’INAIL – afferma dal canto suo Andrea Onetti Muda – perché ci consentirà di rendere concretamente applicabili su ampia scala i risultati dei nostri studi sulle protesi di mano sensorizzate, collegate con interfacce neurali al sistema nervoso. Inoltre, potendo disporre di spazi dedicati per i nostri ricercatori all’interno del Centro di Vigorso di Budrio, sarà più facile e immediato ottenere un feedback sulle nostre ricerche e prendere spunto per eventuali nuove applicazioni».

A confermare infine l’importanza di tale progetto sono anche i dati ufficiali forniti recentemente dal Ministero della Salute, secondo cui ogni anno in Italia sono oltre 3.600 i casi di malformazioni congenite degli arti superiori o di amputazioni che in massima parte avvengono in àmbito lavorativo. La mano, in particolare, è sede della maggior parte delle capacità sensoriali dell’uomo, oltre a permettere la presa e la manipolazione degli oggetti. (S.A.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa Centro Protesi INAIL (Simona Amadesi), s.amadesi@inail.it.

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