Una tragedia (l’ennesima) dell’abbandono

«Niente assistenza domiciliare – scrive Antonio Nocchetti – per quel giovane con disabilità di Afragola, ucciso dalla madre, che ha poi tentato di togliersi la vita; niente supporto psicologico a una donna abbandonata da tutti noi, che lo Stato ha lasciato nella terribile solitudine di un dolore senza soluzione». E conclude: «Siamo tutti coinvolti, siamo tutti responsabili, nessuno escluso»

Antonio Fontanesi, "Solitudine", 1875, Reggio Emilia, Musei Civici

Antonio Fontanesi, “Solitudine”, 1875, Reggio Emilia, Musei Civici

Ad Afragola, in provincia di Napoli, una madre ha ucciso a coltellate il figlio disabile e poi ha provato a togliersi la vita. Dietro una storia così tragica forse solo il silenzio e il rispetto del dolore rappresentano i sentimenti che tutti dovremmo esprimere.
Non è il caso, dunque, di avventurarsi in accurate analisi socio-economiche sul ritardo che alcuni territori del Paese hanno rispetto ad altri, né è troppo utile ricordare che la Provincia di Napoli (la futura “Città Metropolitana” che tanto piace ai politici locali) raccoglie quasi tutti i primati negativi che i sociologi rilevano nelle loro dotte dissertazioni. L’ evasione scolastica e fiscale, la disoccupazione, fino all’assenza di un welfare degno di questo nome raggiungono infatti in questo contesto, popolato da circa due milioni di persone, cifre realmente sconvolgenti.

Dietro un gesto di “amore estremo” come quello di una mamma che, smarrita dalla prospettiva di non poter più accudire il suo figlio più fragile, decide di ucciderlo, ci sono però dei “mandanti”. Mandanti quasi sempre elegantemente vestiti, solleciti ad accorrere alle inaugurazioni dei centri commerciali, ai convegni e alle aste di beneficenza. Mandanti che ostentano attenzione ai disabili buona solo per una foto ricordo in occasione di una fiaccolata.
Sono i nostri politici, proprio quelli a cui chiediamo, con la delega del voto, di prendersi cura di noi e di chi tra noi è più debole. E i nomi dei mandanti si nascondono dietro il solito ritornello del «non ci sono soldi per queste cose».
E allora niente assistenza domiciliare per il nostro figlio di Afragola, niente supporto psicologico per una madre abbandonata da tutti noi, per una madre lasciata sola da uno Stato sollecito ad occuparsi delle banane lanciate nelle “cattedrali contemporanee” – gli stadi di calcio – e molto meno a cercare negli occhi di quella donna la terribile solitudine del dolore senza soluzione. Siamo tutti coinvolti, siamo tutti responsabili, nessuno escluso.
Oggi non resta che affidare al silenzio questa famiglia nel dolore.

Presidente dell’Associazione Tutti a Scuola di Napoli. Il presente testo è apparso anche sulla testata «Il Fatto Quotidiano» e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

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