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Quei dati dell’INPS e quegli accertamenti tutti da cambiare

Una sede dell'INPS

Sono discutibili – per usare un eufemismo – i dati forniti al Parlamento dall’INPS, rispetto alle verifiche straordinarie sulle persone con disabilità degli ultimi cinque anni

Rincara la dose l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), su quanto sottolineato nei giorni scorsi dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), rispetto ai discutibili dati recentemente prodotti dall’INPS, sull’operazione di contrasto attuata in questi anni nei confronti dei cosiddetti “falsi invalidi”. E lo fa aggiungendo alcuni elementi peculiari, riguardanti specificamente le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale. Ma andiamo per ordine.

«Come sosteniamo da tempo – si legge innanzitutto nella nota diffusa dall’ANFFAS – i “falsi invalidi” esistono e vanno scovati e perseguiti assieme a coloro che falsamente li hanno certificati e riconosciuti. La nostra Associazione, infatti, tutela i diritti delle “vere” persone con disabilità e delle loro famiglie, ritenendo perciò fondamentale il contrasto ad ogni forma di abuso. E tuttavia, al tempo stesso, non “ci stiamo” a sentire attribuire i risultati e i meriti delle truffe giustamente scovate ai programmi di verifica condotti dall’INPS e riteniamo sia importante, ancora una volta, garantire una corretta informazione a tutta la comunità, facendo chiarezza sui numeri e le dichiarazioni che continuano ad emergere sull’argomento. Le persone con disabilità, insieme ai loro familiari, sono infatti stanche di essere vessate e additate come “scrocconi”».
«I risultati del contrasto, quello vero, ai “falsi invalidi” – afferma in tal senso Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS – non possono essere certo ascritti all’INPS, ma alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura, cui va il nostro plauso e incoraggiamento a proseguire nella direzione intrapresa. Per commentare invece quanto realizzato dall’INPS in questi ultimi anni, ci verrebbe da dire che “errare è umano, ma perseverare è diabolico” o anche Cui prodest? (“A chi giova?”)».

Commentando poi la risposta data in Commissione Affari Sociali della Camera dal sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali Franca Biondelli all’Interrogazione presentata dalla deputata Donata Lenzi, per conoscere le cifre dell’attività dell’INPS nel «contrasto ai falsi invalidi» degli ultimi anni, «è importante – dichiara Speziale – fare chiarezza e leggere bene i dati forniti al Parlamento dall’Istituto, per le verifiche straordinarie sulle persone con disabilità negli ultimi cinque anni. Quelle cifre, infatti, riportano un numero di alcune migliaia di persone cui sono stati revocati in tutto o parte i benefìci economici precedentemente riconosciuti per invalidità civile, senza però precisare che tali revoche sono state determinate da una serie di fattori che ben poco hanno a che vedere con lo smascheramento di truffatori in possesso di false certificazioni».
Infatti, come rilevato anche dalla FISH, con uno studio di cui il nostro giornale ha ampiamente riferito, l’INPS ha illegittimamente conteggiato tra le verifiche straordinarie anche le revisioni ordinarie, ossia quegli accertamenti previsti dopo un certo lasso di tempo rispetto al primo, riferiti a quelle patologie che possono col tempo regredire, come ad esempio quelle tumorali, debellabili o contenibili attraverso interventi chirurgici o trattamenti oncologici. Non a caso, appunto, le maggiori revoche indicate nelle tabelle dell’INPS sono proprio per le patologie tumorali.
«Tutto ciò – precisa il Presidente dell’ANFFAS, ricordando una recente Sentenza dalla portata a suo modo “storica” – è stato definitivamente acclarato dalla Sentenza 3851/14, prodotta il 9 aprile scorso dal Tribunale Ammninistrativo Regionale (TAR) del Lazio, accogliendo un ricorso presentato dalla nostra Associazione con il supporto della FISH. Quella Sentenza, infatti, ha confermato che per anni l’INPS ha illegittimamente considerato nel novero delle verifiche straordinarie di contrasto ai “falsi invalidi” le revisioni ordinarie, utilizzando, tra l’altro, poteri eccezionali (vedasi l’unica visita diretta innanzi all’INPS) con minori garanzie per i cittadini».

L’altro aspetto che l’ANFFAS intende chiarire – come inizialmente accennato – è quello della percentuale delle revoche inerenti le certificazioni per le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale che ha risentito di due ulteriori circostanze. «Nel considerare il 17% delle revoche dei benefìci per persone con disabilità intellettiva e/o relazionale – ricorda infatti Speziale -, che tutto possono essere, ma certamente mai “falsi invalidi”, bisogna ricordare che tali persone sono state sottoposte a visita senza la presenza del medico di categoria ANFFAS, come prevedono precise normative, privandole, quindi, di quell’apporto scientifico e professionale che sarebbe servito per una più consona valutazione da parte della Commissione INPS. E anche questo elemento è stato censurato dalla citata Sentenza del TAR del Lazio e le determinazioni prese in tali commissioni saranno del tutto sconfessate attraverso l’impugnazione dei verbali emessi».
Il secondo elemento da ricordare è che molto spesso le Commissioni – nel valutare la capacità delle persone con disabilità intellettiva e/o relazionale a compiere gli atti quotidiani della vita, per confermare le pregresse indennità di accompagnamento – hanno fatto riferimento solo alla capacità meccanica di compiere tali atti, senza valutare la capacità di programmazione e autodeterminazione, nel compimento degli stessi, così come ormai da decenni insegna una costante giurisprudenza prodotta dalla Corte di Cassazione. E anche questo, secondo l’ANFFAS, determinerà censure giudiziarie delle revoche emesse in tal modo.

«In realtà – è la conclusione di Speziale – tutto ciò pone un problema più ampio: è impossibile continuare a valutare le persone con disabilità con mere tabelle percentuali di incapacità lavorativa generica, senza considerare l’effettiva necessità di sostegni delle persone nel vivere i vari ambienti sociali. Occorre un’immediata riforma che azzeri l’attuale sistema di valutazione e accertamento, utilizzando sistemi e strumenti aggiornati – a partire dall’ICF [la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2001, N.d.R.] – e costruendo progetti personalizzati che garantiscano a ciascuno i sostegni adeguati a poter vivere una vita di qualità incluse nella società. Ciò è previsto anche dal Programma d’Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e l’Integrazione delle Persone con Disabilità che il Governo Italiano si è impegnato a mettere in atto nel 2013 ed è un tema al quale la stessa FISH ha dedicato uno specifico gruppo di lavoro, che sarà tra l’altro coordinato dall’ANFFAS, per tramite del sottoscritto». (R.S. e S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@anffas.net (Roberta Speziale).

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