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Spesa per la disabilità: siamo tra gli ultimi in Europa!

Realizzazione grafica con vari parallelepipedi e sopra altreattante persone. Quella con disabilità è più in basso di tutti«Nel 2011, certifica l’ISTAT nel suo Rapporto Annuale 2014 sulla situazione del nostro Paese, la spesa destinata in Italia alle persone con disabilità (pensioni di invalidità; contributi per favorire l’inserimento lavorativo; servizi finalizzati all’assistenza e all’inclusione sociale; strutture residenziali) è stata pari al 5,8% della spesa complessiva in protezione sociale, a fronte del 7,7% della media europea, un dato che ci colloca tra i Paesi con le percentuali più basse di spesa destinata alla disabilità. A spendere meno di noi, infatti, sono solo la Grecia, l’Irlanda, Malta e Cipro».
Lo si legge in una nota della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che ricorda poi come queste «prestazioni pesino solo per l’1,7% sul nostro Prodotto Interno Lordo (PIL)» e che di questa percentuale «l’1% sia destinato alle provvidenze (pensioni e indennità) per l’invalidità civile e solo lo 0,7 ai servizi per l’inclusione sociale o alle strutture residenziali».
«Arriva dunque dall’ISTAT – commenta Vincenzo Falabella, presidente della FISH – il sigillo ufficiale sul disastroso stato delle politiche per l’inclusione e la disabilità in Italia su cui da anni la nostra Federazione chiede un intervento radicale e di sistema».

Sono per altro tutti preoccupanti, in àmbito di politiche sociali, i dati riportati nel quarto capitolo del Rapporto ISTAT, offrendo un quadro ben poco confortante delle condizioni di vita delle famiglie e delle politiche di welfare nel nostro Paese.
Se infatti tra i ventotto Stati dell’Unione Europea, l’Italia risulta essere settima per la spesa in protezione sociale (Sanità, Previdenza e Assistenza), avendo destinato nel 2011 il 29,7% del PIL a tale funzione (media europea il 29%), questo piazzamento è contraddistinto da forti disomogeneità rispetto alle varie voci di spesa: in pensioni di anzianità e vecchiaia, infatti, se ne va il 52% (la media europea è del 39,9), vale a dire più di tutti gli altri Paesi. Di contro, siamo invece al penultimo posto per la voce Famiglia, maternità e infanzia, con il 4,8% (media europea dell’8%), ovvero l’1,4% del PIL.
«Chi ha ipotizzato che sia sufficiente razionalizzare la spesa sociale – sottolinea ancora Falabella -, magari spostando la spesa per voci, è smentito dalle cifre. È necessario infatti aumentare l’intervento economico per allinearci almeno alla media europea, cioè investire sulla disabilità come minimo per un altro mezzo punto di PIL e altrettanto su famiglia, infanzia e maternità».

I dati di raffronto con l’Europa si sommano poi a quelli drammatici sull’impoverimento e sulla fortissima sperequazione fra Nord e Sud del Paese. Solo per citarne uno e restando all’area della disabilità, le differenze territoriali risultano realmente insostenibili. Mediamente, infatti, una persona con disabilità residente al Nord-Est usufruisce di servizi e interventi per una spesa annua pari a 5.370 euro, contro i 777 euro del Sud!
«La disabilità e la non autosufficienza – conclude il Presidente della FISH – sono uno dei primi elementi di impoverimento e di rischio di povertà delle famiglie e degli individui. È a rischio la coesione sociale, un insidioso pericolo figlio dell’esclusione su cui bisogna intervenire poiché è un’emergenza e una priorità». (S.B.)

Segnaliamo che nel proprio sito informativo Condicio.it, la Federazione FISH propone una dettagliata analisi dei dati che emergono dal Rapporto ISTAT citato nella presente nota. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.

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