Quante “voci”, per i giovani con sindrome di Down!

Da Lorenzo Jovanotti a José Mourinho, da Francesco Totti fino a Sharon Stone: quanti personaggi noti del mondo dello spettacolo e dello sport hanno risposto alla richiesta dei giovani con sindrome di Down del CoorDown, di donar loro un video, per dare più voce ai loro diritti, nella scuola, nel lavoro e nella società in generale

Sharon Stone

Anche la nota attrice americana Sharon Stone ha risposto all’appello lanciato da Andrea, giovane con sindrome di Down, nell’àmbito della Campagna “#DammiPiùVoce”

Jovanotti dal Texas si inventa una canzone per Spartaco ed Elena, la sua fidanzata. Carlo Cracco abbandona lo sguardo cattivo di MasterChef e regala una ricetta a base di spaghetti, cannolicchi e scalogno all’aspirante cuoco Andrea. José Mourinho racconta a Francesca e Alessandro la saudade per l’Inter, tenendo aperta una porta al ritorno: «Non si sa mai». E poi, splendida sempre, c’è anche Sharon Stone, che dice ad Andrea, attore: «Sei un figo», pur se lui chiarisce che lei è sì bella, ma «sono già fidanzato». Con loro ci sono quasi cinquanta personaggi che hanno risposto ad altrettanti ragazzi e ragazze con sindrome di Down. Una richiesta semplice: un video per amplificare la loro voce, quella di chi chiede che non siano dimenticati i diritti per tutti, a cominciare da oggi, 21 marzo, Giornata Mondiale delle Persone con Sindrome di Down.

È l’iniziativa lanciata dal CoorDown, il Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down, si chiama #DammiPiùVoce (hashtag per condividere la campagna su Twitter, da spingere verso il TT, cioè quelli più utilizzati) ed è una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per difendere i diritti delle persone con sindrome di Down.
L’idea è venuta ai creativi di Saatchi & Saatchi, agenzia che già aveva collaborato alla campagna di CoorDown del 2012, guidati da Agostino Toscana: i video sono tutti raccolti nel sito dell’organizzazione e ognuno parte da quello dei ragazzi e delle ragazze con sindrome di Down, per arrivare a quello del personaggio famoso. Bellissimi i primi come i secondi.
«In Italia – è il messaggio -, sono purtroppo ancora innumerevoli i casi in cui, a causa dei pregiudizi, le persone con sindrome di Down si vedono negare dei diritti fondamentali, come un giusto sostegno scolastico, i necessari interventi riabilitativi, l’opportunità di svolgere un lavoro proficuo o addirittura la possibilità di divertirsi come i loro coetanei. Con maggiori fondi a disposizione, sarebbe possibile affermare i loro diritti attraverso l’avvio di azioni di tutela, progetti di inclusione e di autonomia e una migliore attività di informazione».

A Pordenone c’è la Casa del Sole [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.]: sedici persone con sindrome di Down a vivere in cinque appartamenti in autonomia, gli operatori solo per poche ore a settimana. Non potrebbero le politiche di welfare partire da iniziative come queste, anziché pensare solo a Centri – a volte anche benemeriti – dove però sono quasi “isolate” persone che potrebbero invece dare un apporto alla società? Tra l’altro, in quei Centri gli educatori sono operativi sempre, mentre in luoghi come la Casa del Sole lo sono solo per qualche ora. Una politica lungimirante dovrebbe pensare a investire prima che a spendere.
«Ma non c’è autonomia prospettabile senza lavoro», sottolinea Sergio Silvestre, presidente del CoorDown. Infatti, solo il 10 % dei circa 22.000 adulti con sindrome di Down (non ci sono numeri precisi) è collocato al lavoro, malgrado le leggi esistenti e bisogna tener presente che l’età media è notevolmente aumentata e l’aspettativa di vita può superare i sessant’anni. «In prospettiva – aggiunge Silvestre -, ci saranno quindi sempre più anziani e per questo è necessario che si moltiplichino progetti per la vita autonoma. Vivere insieme in appartamenti, seguìti magari solo poche ore al giorno o alla settimana da un educatore, non solo per stare meglio, ma anche per non pesare sui servizi sociali. Purtroppo spesso le ASL o gli Enti Locali puntano solo sui Centri Diurni, che sono più costosi e spesso diventano un “parcheggio”».

I fondi raccolti con la campagna di quest’anno serviranno per sostenere la tutela anche giuridica dei diritti, in particolare in àmbito scolastico e lavorativo, e a sviluppare capacità di vita autonoma.
La Giornata Mondiale sulla Sindrome di Down (#WDSD2013, altro hashtag twitter per il World Down Syndrome Day), giunta all’ottava edizione, è un appuntamento internazionale, sancito ufficialmente anche dalle Nazioni Unite nel 2012, nato per diffondere una maggiore consapevolezza e conoscenza sulla sindrome di Down, per creare una nuova cultura della diversità e per promuovere il rispetto e l’integrazione nella società di tutte le persone con sindrome di Down.
La scelta della data del 21 marzo non è casuale: la sindrome di Down, infatti, detta anche trisomia 21, è caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più (tre invece di due) nella coppia cromosomica n. 21 all’interno delle cellule.

Il presente articolo viene qui riproposto, con alcuni riadattamenti al contesto, da InVisibili, blog del «Corriere della Sera», per gentile concessione. Il titolo del pezzo originale è “Metti Sharon Stone, Mourinho, Jovanotti per CoorDown: #DammiPiùVoce”.

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