Inclusione lavorativa nelle strutture di Roma Capitale

Durante un recente convegno promosso dal Comune di Roma, è stato fatto il punto su un percorso di formazione rivolto al personale dello stesso Comune Capitolino, centrato sull’inserimento nel lavoro delle persone con disabilità. Un’iniziativa da seguire senz’altro con attenzione, ma rispetto alla quale vi è anche qualche importante criticità ancora da risolvere

Particolare di donna con disabilità al lavoro su una scrivaniaDurante il convegno denominato La rete dei Referenti della Salute Organizzativa. Esperienze di inclusione lavorativa delle risorse disabili nelle strutture di Roma Capitale, promosso il 10 luglio scorso dal Comune di Roma, sono stati presentati i risultati di un percorso di formazione avviato due anni fa e rivolto al personale delllo stesso Comune Capitolino, proveniente dall’Ufficio Coordinamento delle Azioni per la Prevenzione e Protezione dei Luoghi di Lavoro, centrato appunto sull’inserimento nel lavoro delle persone con disabilità.
«A una prima criticità da noi rilevata – spiega Sandro Paramatti, genitore di una persona con disabilità, presente all’incontro – si è sostanzialmente risposto, dichiarando di voler ora coinvolgere le cosiddette “controparti” (associazioni, utenti e familiari, formatori, operatori socio-sanitari, personale delle ASL ecc.), per rendere concreta ogni possibile sinergia, come del resto prevedeva la stessa Legge 328/00 [meglio nota come “riforma dell’assistenza”, N.d.R.]. Parlando poi con Antonino Firetto, responsabile dell’Ufficio Studi e Ricerca per l’Innovazione e la Promozione della Salute Organizzativa di Roma Capitale, coordinatore del progetto, abbiamo sottolineato un’ulteriore criticità, consistente nella mancata applicazione di tale metodologia anche “a monte”, cioè non solo a livello di inclusione lavorativa, ma già prima, nel processo di svolgimento dei concorsi che hanno portato alle assunzioni di persone con disabilità. Qui, infatti, il discorso da chiarire concerne ciò che può essere richiesto ai partecipanti, e in particolare a quelli con disabilità intellettiva, nelle prove d’esame, ad esempio di informatica e lingua straniera, per non correre il rischio assurdo di non averne nemmeno uno che superi le prove stesse e vinca il concorso».
«Questo – aggiunge Paramatti – è dovuto al fatto che l’articolo 37 del Decreto Legislativo 165/01 (Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche) non ha mai visto nascere il regolamento previsto da quello stesso articolo, per stabilire in quali casi i dettami di esso non dovessero essere applicati. Ed è logico pensare che uno dei casi, se non il primo, potesse essere proprio quello riguardante la disabilità intellettiva. Fortunatamente, nel caso specifico di questo progetto, si è individuata una soluzione di compromesso».

Dal canto suo, va rilevato, il funzionario comunale Antonino Firetto si reso disponibile a incontrare anche una delegazione di portatori d’interesse, proprio allo scopo di discutere più ampiamente le criticità evidenziate. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti sul convegno di cui si parla nella presente nota: saluteorganizzativa.dip1@comune.roma.it.

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