Piera e Gigi in vetta al Monviso

Entrambi non vedenti, ex atleti paralimpici di sci alpino e soci dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), i bresciani Piera Loda e Luigi Bertanza – quest’ultimo noto anche per le sue imprese veliche – hanno recentemente scalato una delle pareti più impegnative d’Italia, arrivando in vetta alla montagna più alta delle Alpi Cozie, a quasi 3.900 metri

Vetta del Monviso

Detto anche “Re di Pietra”, con i suoi quasi 3.900 metri il Monviso, ai cui piedi vi è la sorgente del Po, è la montagna più alta delle Alpi Cozie

È un traguardo non certo da poco, quello raggiunto con successo a fine agosto sul Monviso – la vetta da cui nasce il Po – da parte di due persone non vedenti di Brescia, Piera Loda 46 anni e Luigi “Gigi” Bertanza, 47 anni, entrambi centralinisti.
Sono stati i due amici stessi, ex atleti paralimpici di sci alpino e soci dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), a raccontarci la loro emozionante e faticosa impresa, che li ha visti far parte di un gruppo composto complessivamente da undici persone, tra esperti del CAI (Club Alpino Italiano) e guide specializzate in attività sportive per persone disabili, protagonisti della scalata di una delle pareti più impegnative d’Italia, partendo dal campo base a 2.600 metri, fino a raggiungere in otto ore la vetta a 3.870 metri.

«Siamo partiti alle 4 e mezzo del mattino – racconta Piera, una dei 2 “eroi” di quest’impresa, della quale chi scrive è orgogliosamente amica – e tutti imbracati, con casco, ramponi, piccozza e tanta forza di volontà, oltre che fisica, pietra dopo pietra, appiglio dopo appiglio, con qualche momento di dubbio se proseguire o continuare, abbiamo raggiunto la vetta. Sono salita con la forza della testa, le gambe e le braccia non ne potevano più, ma lo sai che non mollo, e anche se le forze erano veramente ridotte al minimo, alle 12 e mezza abbiamo toccato la croce! Eravamo stremati, ma felici ed emozionatissimi e, tanto per aggiungere un po’ di complicazione, gli imminenti nuvoloni neri e il lungo percorso in discesa che ci aspettava ci hanno costretto a ripartire quasi subito, dopo una breve pausa».
«La discesa – ci dice poi – è stata ancora più dura: dovendo infatti calarsi nel vuoto, anche se certamente la cordata era in sicurezza, è necessaria, se possibile, maggiore concentrazione che non per la salita, con la stanchezza che aumenta ad ogni passo. Dopo poche decine di metri di discesa, oltretutto, ho finito l’acqua! Ovviamente non mi hanno lasciata all’asciutto, ma il problema dei viveri lo avevo un po’ preso sotto gamba; quando si è in quota, infatti, si fa più fatica, si consuma di più e ci metti meno tempo a finire le scorte. Alla fine, però, ho messo piede nel rifugio alle 19.40, dove ci aspettavano gli amici, la stampa e una grande festa».

Quest’anno, tra l’altro, Piera ha raggiunto un ulteriore traguardo: iniziato lo scorso anno, ha concluso infatti il celebre Cammino di Santiago de Compostela, in compagnia di due amiche. Si tratta, quindi, di una vera “fuoriclasse”, così come l’amico Gigi Bertanza, più volte campione mondiale di sci alpino nella categoria ciechi assoluti, e ora anche campione di vela per non vedenti. Nel 2000, lo ricordiamo, sfidò sul Lago di Garda – battendolo – il mitico navigatore solitario Giovanni Soldini, bendato, davanti alle le telecamere della RAI.
Congratulazioni amici!

Consigliera dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), con delega per le Problematiche ITC (Information and Communication Technology) per la stessa ADV e per la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), presso i tavoli del Consiglio Nazionale Utenti, AgCom, Sede Permanente del Segretariato Sociale RAI e Commissione Parlamentare di Vigilanza RAI.

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