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Quale assistenza per le persone con una malattia reumatica?

Tre infermiere fotografate di spalleDomenica 12 ottobre si celebrerà la Giornata Mondiale delle Malattie Reumatiche (artrite reumatoide, sclerodermie, artrite psoriasica, lupus eritematoso sistemico, sindrome di Sjögren, spondilo artropatie ecc.), definite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come la prima causa di dolore e disabilità in Europa.
«Per affrontare queste malattie – dichiara Antonella Celano, presidente dell’APMAR (Associazione Persone con Malattie Reumatiche) – è importante adottare politiche sociosanitarie, già impiegate con successo in altri modelli sanitari, che sostengano il paziente con interventi medici, e di assistenza anche psicologica, per trattare patologie croniche e invalidanti come quelle reumatiche».

«La nostra Sanità – prosegue Celano – sta cercando nuovi modelli e soluzioni che portino benefìci concreti al malato in un contesto di risparmio delle risorse economiche e delle professioni. In tal senso, prevenzione e monitoraggio dell’efficacia della terapia rappresentano aspetti fondamentali che richiedono un grande sforzo organizzativo. Razionalizzare e ottimizzare sembrano le parole d’ordine: e allora perché non seguire la strada, già consolidata in altri Paesi, che ha portato alla valorizzazione della figura dell’infermiere specialista in reumatologia?».

«È una figura centrale – conferma Walter Grassi, direttore responsabile del Reparto di Reumatologia del Presidio Ospedali Riuniti Murri-Jesi di Jesi (Ancona) -, quella dell’infermiere specialista in reumatologia, che affianca il reumatologo nella gestione del percorso assistenziale. Un ruolo evidenziato del resto anche dalla Società Europea di Reumatologia (EULAR), che in modo obiettivo, scientifico e apolitico riassume quali siano le buone pratiche cliniche che i sistemi sanitari dovrebbero garantire ai malati. Ebbene, secondo le raccomandazioni condivise dall’EULAR, gli infermieri non solo dovrebbero interagire con i pazienti per un adeguato percorso educativo di quest’ultimo, ma dovrebbero essere coinvolti nell’intero percorso assistenziale, per identificare, valutare e discutere problematiche psicosociali, allo scopo di minimizzare la possibilità che i pazienti sviluppino ansia e depressione. Questi ultimi, inoltre, dovrebbero avere accesso a una consulenza telefonica gestita dagli infermieri, per garantir loro un supporto continuo, e gli infermieri stessi dovrebbero avere accesso a programmi di formazione continua, per migliorare e mantenere un appropriato livello di conoscenze e di specifiche abilità».
«L’infermiere specialista in reumatologia – conclude Grassi – può essere un potente alleato dei malati reumatici e un prezioso collaboratore del reumatologo, dal momento che l’approccio multiprofessionale ai malati reumatici è un’emergenza assistenziale che non può più essere evitata».

Da questo punto di vista, in un contesto evoluto come quello del Regno Unito, all’interno del cosiddetto ambulatorio infermieristico, l’infermiere specialista costituisce appunto l’anello di congiunzione tra l’ospedale e il medico di medicina generale. Si tratta infatti di una figura che si occupa in prima persona dell’esame clinico delle articolazioni e che monitora l’efficacia della terapia in atto, verificando eventuali scostamenti rispetto alla normalità.
«Come pazienti – sottolinea ancora Antonella Celano -, conosciamo il valore del supporto che l’infermiere specializzato può dare nella conoscenza della malattia e nel fornire suggerimenti per superarla e gestirla al meglio, ottimizzando il tempo dello specialista». Per questo l’APMAR è impegnata da anni nella valorizzazione di tale figura: «Una collaborazione tra paziente, reumatologo e infermiere specializzato – ricorda infatti in conclusione la Presidente dell’Associazione – potrebbe davvero rispondere alla diminuzione delle risorse finanziarie globali. E quindi sollecitiamo l’iter per il riconoscimento ufficiale dell’infermiere specializzato». (M.D’A.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Healthcom Consulting (Maria D’Acquino), maria.dacquino@hcc-milano.com.

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