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La Regione Marche insiste sulla sua “cattiva strada”

Manifestazione di protesta ad Ancona del 26 novembre 2013

Un’immagine della grande manifestazione organizzata il 26 novembre 2013 ad Ancona dalla Campagna “Trasparenza e diritti” e dal CAT Marche (Comitato Associazioni Tutela)

Un anno fa, in una giornata freddissima, più di trecento persone, in rappresentanza di oltre ottanta organizzazioni (volontariato, utenti, operatori, cooperative), manifestavano davanti alla sede della Regione Marche contro i contenuti di due Delibere Regionali [Delibere di Giunta Regionale 1011/13 e 1195/13, N.d.R.]: con la logica delle economie di scala – fatte passare per servizi più “adeguati” – si sanciva il sostanziale ritorno delle grandi strutture (la riproposizione degli istituti: tante persone, con bisogni diversi, nella stessa struttura) e l’aumento dei costi a carico degli utenti e dei loro familiari [della manifestazione promossa ad Ancona il 29 novembre 2013 si legga ampiamente nel nostro giornale, N.d.R.].
La protesta di tantissime persone e organizzazioni, anche di livello nazionale, bloccò sostanzialmente quel processo, imponendo alla Regione di confrontarsi con chi avrebbe subito quelle scelte. Ma lo stop regionale è stato esclusivamente un escamotage e il Tavolo di Confronto che ne è seguito è servito soprattutto per placare gli animi e l’indignazione di tanti.

In una situazione nella quale è brillata l’assenza della politica, che “tanta comprensione” aveva dimostrato all’indomani della manifestazione del 26 novembre 2013 [si legga anche, a tal proposito, la recente lettera aperta inviata dalla Campagna “Trasparenza e diritti” al presidente della Regione Spacca e all’assessore Mezzolani, N.d.R.], oggi la Regione Marche torna all’attacco, mantenendo cioè il finto Tavolo di Confronto e contemporaneamente trattando e concludendo accordi con i gestori, tenendo fuori dalla partita gli utenti: 15.000 persone e i loro nuclei familiari, come se la questione dei servizi e della loro dignità e qualità fosse solo un problema di chi i servizi li eroga e non, soprattutto, delle persone cui sono destinati.
Così, mentre le organizzazioni che promuovono la Campagna Trasparenza e diritti e il CAT Marche (Comitato Associazioni Tutela) chiedono chiarimenti e risposte, la Regione non muta né approccio né impostazione e cerca di chiudere, furtivamente, un accordo con le rappresentanze degli erogatori.
Da tale quadro emerge, in particolare, la chiara intenzione di chiudere l’esperienza delle piccole comunità a dimensione familiare, a favore di grandi strutture da venti persone e più, preferibilmente accorpate con altre. In tal senso, la fine dell’esperienza delle piccole comunità, anche dal punto di vista nominale, è perseguita dalla Regione Marche con un’ostinazione e una durezza senza precedenti.

La Campagna Trasparenza e diritti e il CAT Marche si oppongono dunque con tutte le loro forze a questo miope disegno, volto – forse – al risparmio di qualche manciata di euro sul breve periodo, ma con pesantissime ricadute sulla qualità dei servizi e dunque sulla qualità di vita delle persone che li abitano.
Vivere in una piccola comunità a dimensione familiare, per l’Amministrazione Regionale è considerato un intollerabile privilegio che dev’essere estirpato con forza. Ci auguriamo quindi che i tanti soggetti, compresi i Comuni, che gestiscono molti di queste servizi, facciano sentire la loro voce e dicano chiaramente da quale parte stanno.

Alla Campagna “Trasparenza e diritti” (lanciata nel 2012 nelle Marche) e al Comitato Associazioni Tutela (CAT) Marche, aderiscono decine e decine di organizzazioni della Regione, impegnate in àmbito di servizi sociosanitari rivolti a persone con grave disabilità e con patologie croniche, a persone non autosufficienti, con demenza e a malati psichiatrici.

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