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Autismo: eppure il Papa aveva detto che…

Ragazzo alla finestra, fotografato di spalle. Foto in bianco e nero«Tenetelo a casa e fategli fare qualche lavoretto da solo, vedremo cosa fare quando si avvicinerà l’ora dei sacramenti»: così pare sia stato detto ai genitori di un bimbo con autismo di Feltre (Belluno), allontanato dalle lezioni di catechismo, come hanno riportato vari organi d’informazione nei giorni scorsi.

Di fronte a tale notizia, tramite Sonia Zen, presidente della componente di essa nel Veneto, l’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) ha diffuso una nota in cui viene espresso «profondo rincrescimento per l’accaduto», ricordando anche che «l’esclusione di quel bambino è avvenuta proprio dopo che il 22 novembre scorso Papa Francesco aveva lanciato un accorato appello all’accoglienza, alla comprensione, alla vicinanza delle persone con autismo e alle loro famiglie, sottolineando tra l’altro come sia “auspicabile creare, sul territorio, una rete di sostegno e di servizi, completa ed accessibile, che coinvolga, oltre ai genitori, anche i nonni, gli amici, i terapeuti, gli educatori e gli operatori pastorali”» (in calce riprendiamo un ampio estratto del citato discorso di Papa Francesco).

«L’ANGSA – conclude la nota – desidera esprimere vicinanza ai genitori del bambino, gratitudine alle famiglie dei compagni, che in segno di protesta hanno astenuto i propri figli dalle lezioni e disapprovazione per quel sacerdote che non ha accolto con spirito evangelico il bambino con difficoltà, dimostrandosi sordo persino all’accorato appello del Santo Padre. Auspichiamo quindi che il bimbo possa ricominciare presto le lezioni di catechismo, magari con la collaborazione di un catechista volontario che lo aiuti concretamente, dando così alla famiglia la possibilità di sentirsi sostenuta in questo cammino verso i sacramenti». (S.B.)

Estratto dal «Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti alla XXIX Conferenza Internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, sul tema La persona con disturbi dello spettro autistico: animare la speranza»
Santa Sede, Aula Paolo VI, 22 novembre 2014

«Cari fratelli e sorelle, grazie per la vostra accoglienza!
Vi accolgo volentieri al termine della vostra XXIX Conferenza Internazionale, e vi ringrazio per aver voluto realizzare un’iniziativa così meritoria e attuale, dedicata ad un tema complesso qual è l’autismo.
Saluto con affetto tutti voi che siete venuti a prendere parte a questo incontro, incentrato sulla preghiera e sulla testimonianza, insieme alle persone affette da disturbi dello spettro autistico, le loro famiglie e le Associazioni di settore.
Tali disturbi costituiscono una delle fragilità che coinvolgono numerosi bambini e, di conseguenza, le loro famiglie. Essi rappresentano uno di quei campi che interpellano direttamente le responsabilità dei Governi e delle Istituzioni, senza certamente dimenticare quelle delle comunità cristiane. È necessario l’impegno di tutti per promuovere l’accoglienza, l’incontro, la solidarietà, in una concreta opera di sostegno e di rinnovata promozione della speranza, contribuendo in tale modo a rompere l’isolamento e, in molti casi, anche lo stigma che gravano sulle persone affette da disturbi dello spettro autistico, come spesso anche sulle loro famiglie.
Si tratta di un accompagnamento non anonimo e impersonale, ma che intende anzitutto ascoltare le profonde esigenze che sgorgano dal profondo di una patologia, che molte volte stenta non solo ad essere diagnosticata, ma – soprattutto per le famiglie – ad essere accolta senza vergogna o ripiegamenti nella solitudine. È una croce.
Nell’assistenza alle persone affette dai disturbi dello spettro autistico è auspicabile quindi creare, sul territorio, una rete di sostegno e di servizi, completa ed accessibile, che coinvolga, oltre ai genitori, anche i nonni, gli amici, i terapeuti, gli educatori e gli operatori pastorali. Queste figure possono aiutare le famiglie a superare la sensazione, che a volte può sorgere, di inadeguatezza, di inefficacia e di frustrazione.
Ringrazio perciò per l’azione compiuta ogni giorno dalle famiglie, dai gruppi parrocchiali e dalle varie Associazioni che sono qui oggi rappresentate e di cui abbiamo ascoltato significative e commoventi testimonianze. A tutti loro va la mia riconoscenza personale e quella di tutta la Chiesa.
Incoraggio, inoltre, l’impegnativo lavoro degli studiosi e dei ricercatori, affinché si scoprano al più presto terapie e strumenti di sostegno e di aiuto per curare e, soprattutto, per prevenire l’insorgere di questi disturbi. Tutto ciò nella dovuta attenzione ai diritti degli ammalati, ai loro bisogni e alle loro potenzialità, salvaguardando sempre la dignità di cui è rivestita ogni persona [grassetti nostri, N.d.R.]».

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