Noi, “Pellegrini dell’Autismo”

«Alla fine del Cammino, insieme ai nostri figli con autismo – scrive Alberto Brunetti, raccontando il progetto spezzino “Walking Autism Toward Santiago de Compostela 2015” – avremo tra le mani un attestato che sarà la testimonianza tangibile di quanto essi sono in grado di fare e di offrire. E un nostro personalissimo “miracolo” sarà anche quello di aprire gli occhi, la mente e il cuore di molte persone che impareranno a vedere l’autismo in un’ottica diversa»

Arriva un giorno in cui bisogna lasciare tutto, abbandonare tutto: mettersi in cammino, anche se è faticoso. È la dinamica stessa dell’esistenza che chiama ad uscire da sé, dalle proprie abitudini, dalle proprie sicurezze e a mettersi in ricerca. Può essere un Sogno, una Voce, una Persona a metterti in movimento… ciò che conta è che tu sia disposto a partire, che tu sia disposto a rischiare, nonostante le paure, le incertezze, le incognite che avvolgono il futuro…

Settembre 2014, gruppo dell'ANGSA della Spezia, cammino sull'Antica Via dei Monti Liguri

Il gruppo di giovani con autismo e dei loro familiari e amici, durante il cammino, nel settembre dello scorso anno, sull’Alta Via dei Monti Liguri

Così recita una delle tante citazioni che esortano e accompagnano il Pellegrino durante il proprio Cammino di Santiago di Compostela*. Io credo che queste parole sintetizzino al meglio il nostro pensiero e mettano in evidenza le nostre volontà, le nostre motivazioni, per cui ci stiamo impegnando in un particolare progetto, che abbiamo voluto chiamare Walking Autism Toward Santiago de Compostela 2015 (“L’autismo in cammino verso Santiago di Compostela 2015).
Noi, genitori di ragazzi con autismo, siamo consapevoli che, per il bene dei nostri figli, sia necessario intraprendere sempre nuovi cammini, avventurarci verso nuovi scenari, creare per loro nuove realtà, nuove prospettive di vita, anche se questo ci costa fatica. Non vogliamo e non possiamo accontentarci per la sola paura di rischiare.
I nostri figli ci chiedono ogni giorno di aiutarli a vincere le loro paure, le loro insicurezze, e anche se il loro futuro rimarrà un’incognita, noi abbiamo il dovere di tentare, con tutte le nostre forze, di renderlo migliore.

Non so cosa possa spingere tante persone a compiere un così arduo cammino verso Santiago. Forse la volontà di ritrovare se stessi, di tornare a godere di una tranquillità da tempo perduta, di riscoprire la loro anima più pura, di sperare in una grazia, in un miracolo.
Forse si incamminano per dare ascolto alla grande fede che alberga in loro e li spinge a sacrificarsi, a espiare le proprie colpe, a immolarsi e, alfine, a prostrarsi di fronte alla grandiosità di uomini comuni che hanno fatto della loro vita una missione e si sono resi martiri per difendere fino in fondo il loro credo.
E per noi, “Pellegrini dell’Autismo”, cosa significa il “Cammino”? Cosa ci spinge a compiere questo percorso verso una meta così lontana?

C’è un po’ di sacro e di profano in tutto questo. La fede di sicuro è una componente fondamentale che ci spingerà a intraprendere questo nostro viaggio. La fede verso qualcosa o qualcuno, verso un non so che di mistico, di misterioso, verso un’entità non tangibile, ma per cui nutriamo rispetto, che ci dà forza, ci incoraggia e ridona speranza.
La speranza… appunto, quella speranza che non è legata a un epilogo miracoloso, ma nasce da un’assidua ricerca della consapevolezza, dall’acquisizione di nuove autonomie, dalla volontà di trovare sempre nuovi canali per rendere visibile a tanti questa forma di disabilità, che preclude sì tante possibilità, ma trova anche molteplici sbocchi verso opportunità ugualmente appaganti e di tutto rispetto.
Il Cammino sarà quindi per noi una grande fonte di sacrificio, ma forti della fede che ci accomuna, ci faremo portavoce di un’unica preghiera, perché il futuro riservi ai nostri figli grandi speranze, prospettive appaganti e la conquista di maggiori capacità rivolte a nuove forme di autonomia e integrazione.

Allo stesso tempo abbiamo motivo di credere che questo progetto porterà alla luce nuovi aspetti dell’autismo, non più visto come una patologia invalidante, ma come un modo particolare di prendere coscienza delle proprie capacità, della propria autostima e che donerà ai nostri ragazzi reali aspettative di una vita serena.

Settembre 2014, gruppo dell'ANGSA della Spezia, cammino sull'Antica Via dei Monti Liguri

Una bella immagine panoramica, scattata dall’Alta Via dei Monti Liguri, nel settembre dello scorso anno, durante il cammino intrapreso dai giovani con autismo e dai loro familiari

L’iniziativa con cui tutto è incominciato – Antichi sentieri d’Italia e d’Europa – ha seguito e segue un percorso di sviluppo molto lineare. Si è iniziato con piccoli percorsi di un solo giorno, sino ad arrivare, nel settembre dello scorso anno, a portare i nostri ragazzi a percorrere per ben undici giorni in perfetto equilibrio gli impervi sentieri dell’Alta Via dei Monti Liguri [se ne legga ampiamente nel nostro giornale, N.d.R.].
L’intera esperienza ci ha già offerto importanti esempi di come i ragazzi con autismo possano essere parte integrante di un gruppo in un continuo crescendo sia di capacità fisiche che di facoltà intellettive, che hanno permesso loro di raggiungere il traguardo più importante, non legato alla fine del percorso, ma alla piena coscienza delle loro possibilità, sia personali, sia viste in un’ottica più ampia all’interno della società.
Muoversi in àmbiti così diversi dal quotidiano, tra stimoli, imprevisti e spunti di adattabilità, di rigore, di schemi da rispettare, li ha portati a trovare un importante equilibrio, che ha avuto come primo beneficio l’attenuazione dei vari “comportamenti problema”, fino quasi alla scomparsa degli stessi.
Doversi concentrare sul cammino e sulle varie attività non ha dato loro modo di abbandonarsi alle stereotipie o ad altre manifestazioni di carattere comportamentale, proprie delle persone affette da autismo, rendendoli così indipendenti.

Ecco, alla luce di questo vorremmo che il nostro progetto potesse sfatare anche false credenze. Spesso, infatti, si pensa che i nostri figli non siano in grado di allontanarsi dal loro ambiente naturale per più giorni, si teme che cambiare le loro abitudini, coinvolgerli in attività così impegnative e ricche di nuovi elementi, possa fare aumentare le loro paure e le loro ansie, accelerando il processo di instabilità e irascibilità. Non è così. Nulla, infatti, è più rilassante e rigenerante di attività svolte al contatto con una natura silenziosa che li protegge e li rincuora.
Alla fine del Cammino di Santiago, quando entreremo in possesso della nostra Credenziale**, avremo tra le mani un attestato che sarà la testimonianza tangibile di quanto i nostri figli siano in grado di fare e di offrire.
Se noi sapremo dar loro fiducia (la nostra fede si basa anche su questo…), pian piano riusciranno a sconfiggere le loro paure e a superare tutte quelle difficoltà che rendono la loro patologia una condizione invalidante. E quello che riusciranno a dimostrare, non sarà legato solo al fatto che avranno concluso il loro Cammino. Il loro percorso, infatti, continuerà, e anzi si potrà allora dire che avrà avuto un nuovo inizio.

Gli àmbiti sociali, inclusivi, lavorativi cui i nostri figli possono indirizzarsi e trovare un’adeguata collocazione, sono tanti, ma la solidarietà dev’essere alla base della costruzione di un degno futuro per loro. E tuttavia, perché si trovino realtà che naturalmente possano integrare i nostri ragazzi, c’è bisogno di un’importante opera di sensibilizzazione.
Santiago sarà per noi anche questo, il nostro personalissimo “miracolo”, che aprirà gli occhi, la mente e il cuore di molte persone che impareranno a vedere l’autismo in un’ottica diversa.
Ci sono molte mancanze, oggi, di cui noi tutti ci rendiamo involontariamente protagonisti, senza neppure renderci conto che il nostro atteggiamento potrebbe nuocere alla vita di altre persone. Ecco, la nostra speranza è anche questa: trovare il modo di sensibilizzare sul nostro cammino le coscienze di molti, che potranno così cambiare il loro modo di porsi nei confronti delle persone con disabilità e diventare con noi e per noi, la forza che darà il giusto appoggio e sostentamento ai nostri figli, permettendo loro di vivere un futuro da pari e non da emarginati.

Il destino di ognuno di noi forse è già stato scritto, forse non potremo cambiarlo, ma è certo che potremo renderlo migliore… Il nostro impegno e l’aiuto di tutti, ne siamo sicuri, offrirà nuove prospettive ai nostri figli.

*Il Cammino di Santiago di Compostela è il lungo percorso che i pellegrini intraprendono fin dal Medioevo, attraverso la Francia e la Spagna, per giungere al Santuario della città iberica presso cui ci sarebbe la tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore. Le strade francesi e spagnole che compongono l’itinerario sono state dichiarate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
**La
Credenziale (in spagnolo Credencial) è un cartoncino in cui si attesta che la persona sta compiendo il Cammino di Santiago come pellegrinaggio.

Presidente dell’ANGSA la Spezia (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) e della Fondazione Il Domani dell’Autismo.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti sul Progetto Walking Autism Toward Santiago de Compostela 2015: autismoversosantiago@gmail.com.
Più in generale, riguardo al Cammino di Santiago di Compostela, suggeriamo anche la consultazione dell’aggiornata Infografica curata da HomeAway Italia, cliccando qui.

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