Niente competizione tra scuola e non profit

Tra le tante discussioni e critiche che agitano in questi giorni il percorso parlamentare del Disegno di Legge di riforma scolastica, meglio noto come “La Buona Scuola”, vi è anche un appello proveniente dal mondo delle Associazioni, che evidenziano il grave rischio derivante dal fatto di mettere i cittadini contribuenti di fronte all’alternativa se destinare il proprio 5 per mille agli istituti scolastici o agli enti non profit

Realizzazione grafica con una mano aperta e a destra la sagoma della mano stessa, sulla scritta "Terzo Settore"Tra le tante discussioni e critiche che agitano in questi giorni il percorso parlamentare del Disegno di Legge di riforma scolastica, meglio noto come La Buona Scuola, vi è anche un fermo appello proveniente dal mondo delle Associazioni e riguardante l’articolo (il 15°) che si occupa del 5 per mille.
«Torniamo a segnalare – scrivono infatti in un comunicato alcune note organizzazioni – come la norma prevista all’articolo 15 del Disegno di Legge La Buona Scuola metta in pericolo il 5 per mille destinato al Terzo Settore, alla ricerca scientifica e ai beni culturali. Infatti, nonostante nel corso dell’esame in Commissione Cultura alla Camera si sia cercato, con la modifica della relatrice Maria Coscia, di “non danneggiare il Terzo settore”, la norma, nella formulazione approvata, non risolve il problema della competizione tra gli enti del non profit e gli istituti scolastici che riceveranno le scelte dei contribuenti/genitori, dal momento che, pur essendo stati reperiti fondi differenti per la scelta delle scuole, pari a 50 milioni di euro, non è stato previsto il meccanismo necessario per consentire ai cittadini contribuenti che la scelta nei confronti della scuola sia aggiuntiva rispetto a quella nei confronti di un ente non profit».
La nota è sottoscritta esattamente da ActionAid, AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro), Emergency, FAI (Fondo Ambiente Italiano), Fondazione Telethon, Save the Children Italia e anche da due Associazioni aderenti alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), vale a dire l’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e la Lega del Filo d’Oro.

«Il testo attualmente approvato – precisa ulteriormente il comunicato – non prevede per le scuole un proprio e autonomo contenitore, come è avvenuto recentemente per il finanziamento dei partiti politici, dando modo ai cittadini di scegliere sia la scuola che l’ente del Terzo settore che intendono premiare. Se dunque confermato, il testo stesso rappresenterebbe un grave danno per tutto il non profit e vanificherebbe lo stanziamento dei fondi a copertura del fabbisogno del 5 per mille per il Terzo Settore, garantito con la stabilizzazione della misura a fine 2014. Il 5 per mille, infatti, è ormai diventato uno strumento fondamentale di finanziamento per le attività e i progetti del Terzo Settore, della ricerca scientifica e dei beni culturali. E in un periodo di forte restringimento delle disponibilità pubbliche, questi enti – anche grazie alle scelte dei contribuenti in sede di dichiarazione dei redditi – hanno saputo realizzare attività d’interesse generale in attuazione del principio di sussidiarietà costituzionalmente previsto».
«Le sottoscritte organizzazioni – è la conclusione – si appellano quindi al Governo e al Parlamento perché il sostegno al mondo dell’istruzione non vada a discapito del Terzo settore: la scelta tra istituti scolastici ed enti non profit non deve essere un’alternativa».

Su toni simili si esprime anche il Forum Nazionale del Terzo Settore, il cui portavoce Pietro Barbieri, pur valutando positivamente il citato emendamento che ha portato a un fondo apposito per la scuola di 50 milioni di euro annui (a partire dal 2017), sottolinea a propria volta che «ad oggi, nel modello per la dichiarazione dei redditi, è possibile esprimere una sola preferenza, o alla scuola o alle ONLUS, azzerando così il meccanismo di “libera scelta” proprio dello strumento del 5 per mille». «Chiediamo quindi – dichiara Barbieri – politiche che restituiscano pieno senso al principio di sussidiarietà fiscale, e non forme di sostegno a politiche pubbliche». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com; stampa@forumterzosettore.it (Anna Monterubbianesi).

Please follow and like us:
Pin Share
Stampa questo articolo