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Cittadini che rinunciano a votare

Viso di uomo con mano sul volto ed espressione di sconfortoSi parla in genere di sfiducia nella Politica e nelle Istituzioni, per motivare il preoccupante astensionismo che si ripresenta in modo crescente alle varie tornate elettorali, politiche e amministrative.
Talora, però, succede che qualcuno motivi pubblicamente la sua “non scelta” e anche se magari ciò non fa troppa notizia per la “grande” informazione, crediamo che dovrebbe far riflettere non poco, specie coloro che continuano a ignorare i diritti e le esigenze delle cosiddette “fasce deboli” della nostra società.

Accade a Gravina in Puglia, Comune di quasi 45.000 abitanti in provincia di Bari, dove opera il CABA (Comitato Abolizione Barriere Architettoniche – Anche noi… liberi di muoverci”), Associazione aderente alla FISH Puglia (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che solo pochi mesi fa, organizzando un convegno sul turismo accessibile, aveva delineato con estrema chiarezza i propri obiettivi: «Siamo solo una voce per farsi sentire nella collettività, per rivendicare appieno il nostro ruolo di cittadini, chiedendo il rispetto dei diritti e dei doveri di ciascuno, per dare alle famiglie ogni utile informazione sulle situazioni critiche in fatto di mobilità e accessibilità, per raccogliere e analizzare tutte le normative nazionali e regionali in materia di disabilità, per svolgere, infine, una funzione di stimolo, denunciando le illegalità. Così accessibile significherà aperto, disponibile, usufruibile, agibile per tutti».
Ebbene, oggi il Presidente di quell’organizzazione, Urbano Lazzari, scrive così al Sindaco di Gravina Alesio Valente, in vista delle prossime Elezioni Regionali in Puglia: «Abbiamo pensato più volte ad un’azione simbolica che dimostrasse il nostro disappunto e la delusione verso la classe politica, in genere. Siamo cittadini a tutti gli effetti e ci siamo sempre recati alle urne in ogni tornata elettorale. Tra l’altro, io sono anche stato in lista come candidato per l’elezione del Senato della Repubblica Italiana. Esasperati, vogliamo informarla che un gruppo di associati, titolari dei certificati elettorali qui allegati, rinunciano al diritto di voto e decidono di rimetterli nelle sue mani».

La motivazione del duro messaggio è, almeno apparentemente, molto concreta, ovvero il rifiuto, dopo quasi tre anni, di mettere a disposizione una sede, «pur avendo ricevuto da lei – scrive Lazzari al Sindaco – tante promesse». E questo, a quanto pare, nonostante vi siano dei locali comunali che continuano «a rimanere chiusi», come sottolinea ancora il Presidente del CABA, nel rimarcare il fatto che «senza una sede operativa, non possiamo riunirci per affrontare al meglio le varie problematiche del mondo della disabilità. Non possiamo essere da supporto per le persone che hanno bisogno della nostra consulenza gratuita, ma indispensabile, perché non è facile districarsi tra le varie leggi e leggine, che rendono difficile la nostra vita, pur essendo state scritte per facilitarla. Il nostro contributo per il bene comune è, modestamente, evidenziato dalle continue richieste che ci vengono da utenti in difficoltà e ci chiediamo: perché dei locali comunali rimangono chiusi? Le sembra giusto privare la comunità di un ufficio di informa-handicap?».

È dunque solo la mancanza di disponibilità a fornire una sede la ragione di una protesta tanto clamorosa? Crediamo ci sia qualcosa di più ed è lo stesso Lazzari a ricordarlo impietosamente, quando scrive testualmente: «Non crediamo più nella politica che dice di operare per la comunità, ma lascia soli i soggetti più deboli e appartenenti ad una categoria protetta, da chi, non si sa».
A questo punto qualcuno potrebbe anche pensare a una tipica situazione di noncuranza e di cattivo governo, diffusa soprattutto in certe, specifiche zone del nostro Paese. E tuttavia, come non pensare al cervellotico e persistente rifiuto a Bellunoin tutt’altra parte d’Italia, quindi – a far rispettare le leggi e i diritti delle persone con disabilità – visiva, in quel caso – nella gestione di una scala mobile che porta al centro cittadino?

È dunque questa l’evoluzione sociale in atto nel nostro Paese (e non solo in esso)? Rinunciare al contributo anche elettorale di “minoranze” come quella di Gravina in Puglia? Solo dando la maggior visibilità possibile alla loro protesta si può sperare che un giorno si torni finalmente a parlare di Cittadini con pari diritti e non più solo di “minoranze”.

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