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È sempre in agguato, quel triste refrain sull’invalidità

Realizzazione grafica con un crepaccio che divide una persona con disabilità da tutte le altre«Sarebbe necessario discutere seriamente sulla politiche per la disabilità e sulle relative risorse per favorirne l’inclusione. Gli interventi dai toni eclatanti e scandalistici sono assolutamente inutili a tutti. Siamo disponibili a confrontarci con chiunque sulla base di dati reali e non certo parziali, che disegnano una situazione per molti versi drammatica per le persone e per le famiglie italiane. Nel frattempo, però, la diffusione di informazioni distorte e parziali contribuisce a diffondere luoghi comuni e pregiudizio nei confronti delle persone con disabilità, dipingendole come “parassiti” e “profittatori”. Il che è inaccettabile».
Non usa mezzi termini, Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), nel commentare quello che sembra essere un triste ritorno al ben noto e ormai ciclico refrain scandalistico sulla spesa per le invalidità civili.

«Il copione è il solito – si legge in una nota diffusa dalla stessa FISH -: cronaca che evidenzia casi isolati come se rappresentassero la generalità, articoli o interventi di giornalisti ammantati di oggettività e con uso approssimativo di dati estrapolati ben poco scientificamente e a seguire commenti “politici” di stampo “giustizialista” o con improbabili ricette risolutive». Nello specifico, a sollevare questa volta il presunto polverone è stato un articolo di Federico Fubini, pubblicato il 14 giugno scorso dal «Corriere della Sera» e prontamente rilanciato da altre testate minori, sino a finire anche nel programma di Raitre Ballarò, andato in onda il 16 giugno, con un’intervista proprio al citato Fubini.
«Secondo la tesi di quest’ultimo – riassume la FISH – gli assegni (così li chiama) di invalidità starebbero aumentando negli ultimi due anni in modo eccessivo: 50.000 in più nel 2012 e altrettanti nel 2013. In realtà l’aumento è lo stesso degli ultimi quindici anni, con l’eccezione del 2011, anno in cui tale progressione è diminuita, verosimilmente per le ricadute operative e i rallentamenti derivanti dall’informatizzazione del sistema di accertamento. Sempre secondo Fubini, dopo il 2012, dopo che “il governo di Mario Monti aveva lanciato 150 mila “verifiche straordinarie” dell’INPS contro i falsi invalidi”, i controlli si sarebbero allentati». Qui però, sottolinea la Federazione, «l’articolista ha perso qualche puntata e incorre in qualche grossolano errore. Infatti, il Governo Monti ha in realtà stabilito sì 150.000 controlli, ma per ciascuno degli anni 2013, 2014, 2015: quindi 450.000. Questi controlli, sommati ai precedenti 800.000 (dal 2009 a 2012), portano a 1.250.000 persone controllate e verificate, un’operazione titanica, con costi elevatissimi (su cui Fubini potrebbe trarre una buona indagine giornalistica), dagli esiti di una consistenza ridicola e foriera di un contenzioso straordinario (per altro l’INPS soccombe in giudizio nel 50% dei casi).
Negli stessi anni, per inciso, i Fondi Sociali hanno subito una riduzione che è arrivata al 90% e i Comuni, complice il Patto di Stabilità, hanno fortemente ridotto i servizi sociali ai Cittadini. Pertanto non è stata propriamente l’“era rosea” che qualcuno rimpiange».

L’attenzione della FISH si sposta poi sulla parte dell’articolo pubblicato dal «Corriere della Sera» in cui viene citato Carlo Cottarelli, già commissario governativo per la cosiddetta spending review (“revisione della spesa pubblica”), secondo il quale, ricorda Fubini, «l’aumento delle indennità di accompagnamento non sarebbe proporzionale alla crescita dell’età media».
«Da parte nostra – ricordano dalla Federazione – avevamo già replicato a Cottarelli, evidenziando come la spesa per l’indennità di accompagnamento sia inversamente proporzionale alla spesa sociale dei Comuni per gli anziani. In altre parole, meno i Comuni spendono per gli anziani, più aumenta la richiesta, e quindi la concessione, delle indennità di accompagnamento. Il 50% circa di tali indennità, infatti, vengono concesse a cittadini ultraottantenni. Nel nostro Paese, inoltre, vengono prudenzialmente stimati 500.000 casi di malattia di Alzheimer, che si aggiungono alle patologie ingravescenti tipiche della terza età. Il costo e l’impatto sociale della non autosufficienza sono quindi estremamente gravi e severi, ma a fronte di un limitato impegno dello Stato “sociale” su questo versante, la spesa a carico delle famiglie (badanti, pagamento di rette, assistenza diretta) è causa di impoverimento progressivo, senza mai dimenticare che la spesa sociale per disabilità dell’Italia è una delle più basse d’Europa. Non deve quindi stupire, ma solo far riflettere, che le famiglie e le persone ricorrano alle uniche e limitate opportunità che il Paese offre».

«Quanto infine alla correttezza degli accertamenti – conclude la nota della FISH – quelli che riguardano le minorazioni civili sono gli unici, nella pur ridondante organizzazione burocratica italiana, in cui la Pubblica Amministrazione controlla preventivamente se stessa: infatti, prima di essere emesso, ogni verbale emesso dalle ASL (sei medici e operatori) viene verificato dall’INPS (altri sei medici). Difficile sostenere che a questa occhiuta vigilanza ancora sfugga un numero di “profittatori” che sia in qualche misura rilevante». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.

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