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I “Giochi senza Barriere” di Milano: energia per la vita

Andrea Lucchetta, Beatrice "Bebe" Vio, Veronica Yoko Plebani e Sara Baldo  (©Gianluca Zahtila)

Il noto campione di volley Andrea Lucchetta, con Beatrice “Bebe” Vio, Veronica Yoko Plebani e Sara Baldo ai “Giochi senza Barriere” (©Gianluca Zahtila)

“I giganti e le bambine”: metti Margherita o Claudia o Sara, una nata senza parte del braccio sinistro, l’altra quello destro, l’altra ancora che ha perso gambe e un po’ fra dita e mano. Metti Kikka, una gamba in meno per un incidente, e Martina, senza un arto inferiore da quando è nata. Che sono tutte meravigliose. Perché sorridono e tanto.
Poi le fai giocare, loro e non solo, con uno che ha vinto Mondiali e Olimpiadi della canoa (Antonio Rossi), un altro che era il più veloce del mondo sugli sci (Kristian Ghedina), quelli che il basket era/è un lavoro (Ricky Pittis e Bruno Cerella), un altro ancora inventore di schiacciate nella squadra di volley più forte di sempre (Andrea Lucchetta). Ci aggiungi una ballerina straordinaria amata da Roberto Bolle (Simona Atzori), che sublima l’arte senza fare accorgere che le mancano le braccia dalla nascita, e ancora la più veloce sprinter amputata di gamba del mondo (Martina Caironi), e una che ha illuminato le Paralimpiadi sulla neve (Melania Corradini).
Ciliegina: la più forte schermitrice in carrozzina del mondo, unica a tirare di scherma senza tutti e quattro gli arti, strappati dalla meningite quando era bambina (Beatrice “Bebe” Vio). Se non vi bastasse, pensate a un presentatore come Luca (Kessisoglu, che di solito fa coppia con Luca Bizzarri) e un “disturbatore in bicicletta” quale Vittorio Brumotti.

Ecco, tutti questi insieme e tanti altri ancora. Una serata di quelle da “Io c’ero”, quella del 27 giugno all’Arena di Milano. I Giochi senza Barriere, la quinta edizione e la più bella di sempre.
Sono fra gli eventi dell’Expo, nell’àmbito di Energia per la vita. Otto squadre di Regioni diverse, venti giocatori ognuna, giovani e adulti, disabili e normodotati. E l’Art4sport Team, dell omonima Associazione, quella delle bimbe citate all’inizio, nata dalla vicenda di Bebe Vio e che raccoglie tanti ragazzi con disabilità che vivono con il sorriso.
Jovanotti lì con il cuore, ma solo perché in concerto. Come quando conobbe Beatrice, fino a scriverle nella prefazione al suo libro Mi hanno regalato un sogno. La scherma, lo spritz e le paralimpiadi (Rizzoli, 2015): «Sei pazzesca Bebe. Quando qualcuno ti conosce succede che vuole essere migliore».

Conoscere Bebe e Martina e Simona, con quelle bimbe e bimbi che hanno abilità, non disabilità, è stato un privilegio, per chi ha potuto esserci. Perché, parola di Bebe, «non importa che tu sia in piedi o in carrozzina, che tu abbia tutti i pezzi funzionanti o meno (o che addirittura te ne manchi qualcuno!), che tu abbia cinque sensi o magari solo quattro». No, non importa. È stato proprio divertente. Per tutti, quei giganti e quelle bambine.

Testo già apparso – con il titolo “I giganti e le bambine. I Giochi senza Barriere all’Arena di Milano” – in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

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