Giacomo Piombo, una voce autorevole e ascoltata

Con la morte di Giacomo Piombo – uno dei fondatori della Consulta Comunale per i Problemi dell’Handicap di Genova e poi della Consulta Regionale Ligure, già responsabile dell’Ufficio Handicap della CGIL di Genova, oltreché protagonista del dibattito che negli Anni Novanta portò alla riforma del collocamento delle persone con disabilità – se ne va una voce quanto mai autorevole e ascoltata a tutti i livelli, che anche nella sua vita aveva più volte incrociato la condizione di disabilità

Giacomo Piombo

Giacomo Piombo

Con la morte di Giacomo Piombo, personaggio di spicco del movimento delle persone con disabilità già negli Anni Settanta, se ne va il testimone di un epoca e l’esempio per un’intera generazione.
Piombo era stato infatti tra i fondatori e gli animatori prima della Consulta Comunale per i Problemi dell’Handicap di Genova e poi della Consulta Regionale Ligure, dove ancora faceva sentire la propria voce autorevole.
Il suo impegno per i diritti delle persone con disabilità era iniziato formalmente come responsabile dell’Ufficio Handicap della CGIL di Genova, uno tra i primi servizi del genere in Italia, avviato già nel 1985. Proveniente dunque dal mondo sindacale, ne aveva mutuato un’attenzione sempre più viva per i temi dell’inclusione lavorativa, mantenendo negli Anni Novanta un’interlocuzione stabile con figure di riferimento del settore, come Enrico Montobbio e Carlo Lepri, e diventando egli stesso uno dei protagonisti del dibattito e del confronto che poi portò alla riforma del collocamento delle persone con disabilità e alla Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili).
La condizione della disabilità ne aveva incrociato la vita sin da giovane: nella sua famiglia, infatti, vi erano stati un nonno con disabilità motoria, e una zia con la poliomielite, condizione che poi si sarebbe ripresentata alla nascita del figlio con sindrome di Down. Un’esperienza, quindi, prima personale, poi di impegno civile e professionale, con una caparbietà che ancora oltre gli ottant’anni gli consentiva di essere voce ascoltata e autorevole, presso le persone e le loro famiglie, ma anche in àmbito associativo e nel confronto con le Istituzioni. (C.G.)

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