Alla ricerca della sensibilità perduta

La possibilità di riconoscere la posizione della propria mano e del proprio braccio nello spazio e il controllo della protesi nella manipolazione degli oggetti: obiettivi fino a pochi anni fantascientifici, per un arto artificiale, ma che sono ora quelli di un progetto triennale avviato dal Centro Protesi INAIL e dall’Università Campus Bio-Medico di Roma, tramite il quale si lavorerà appunto per sviluppare e rendere fruibile un sistema ad alta tecnologia

Protesi di una mano che tocca una manoSviluppare e rendere fruibile un sistema impiantabile, ad alta tecnologia, basato sull’uso di interfacce neurali*: è questa la sfida di un progetto triennale, avviato dall’INAIL e dall’Università Campus Bio-Medico di Roma, di cui si è parlato nei giorni scorsi, durante il seminario intitolato Controllo della protesi di arto superiore con interfacce neurali invasive, svoltosi a Roma presso il Parlamentino INAIL.

Denominato PPR2, tale progetto ha sostanzialmente come obiettivo lo studio di connettori neurali in grado di rilevare il segnale neuro-elettrico per il controllo di protesi tecnologicamente evolute, restituendo alla persona amputata alcune forme di percezione “propriocettiva” – ovvero, in questo caso, la possibilità di riconoscere la posizione della propria mano e del proprio braccio nello spazio – e di feedback sensoriali, utili al controllo della protesi nella manipolazione degli oggetti.
Un altro obiettivo è cercare di influire positivamente sul cosiddetto “dolore da arto fantasma”, la sindrome neurologica che fa appunto percepire dolore nella parte mancante dell’arto amputato.

Il team di ricercatori che sta lavorando all’importane progetto è composto da Eugenio Guglielmelli, Silvia Sterzi e Loredana Zollo per l’Università Campus Bio-Medico, mentre Rinaldo Sacchetti, Simona Castellano e Angelo Davalli rappresentano il Centro Protesi INAIL di Vigorso di Budrio (Bologna). Sono inoltre coinvolti anche alcuni giovani ricercatori del Campus Bio-Medico, che svolgono la loro attività a Roma e al Centro Protesi INAIL, struttura che ogni anno – lo ricordiamo – accoglie circa undicimila pazienti.

«Grazie a questa collaborazione – ha sottolineato durante il seminario di Roma Massimo De Felice, presidente dell’INAIL – l’Istituto rafforza ulteriormente il suo impegno sul fronte della ricerca di soluzioni tecnologicamente avanzate di cui possano beneficiare i suoi assistiti. L’eccellenza del Campus Bio-Medico nell’ambito dell’innovazione scientifica è destinata a integrarsi efficacemente con l’esperienza applicativa maturata dal nostro Centro Protesi sul fronte della protesica e della riabilitazione».
«Grazie alla collaborazione tra i nostri ricercatori e l’INAIL – ha aggiunto Felice Barela, presidente dell’Università Campus Bio-Medico di Roma – è possibile fare un importante passo avanti, che apre nuove prospettive di vita per i tanti infortunati sul lavoro e per chiunque abbia subito l’amputazione di un arto superiore. La possibilità di manipolare oggetti, scrivere, usare un computer o uno smartphone con un arto artificiale era fantascienza solo fino a pochi anni fa e diventa realtà con progetti di ricerca traslazionale [ricerca biomolecolare pre-clinica, che traduce i propri risultati direttamente nella ricerca clinica, N.d.R.] come questi, che coinvolgono professionalità diverse: medici, bio-ingegneri, esperti di elettronica. Una contaminazione di saperi sulla quale abbiamo sempre puntato, a partire dalla formazione dei giovani, per arrivare all’attività di ricerca nei nostri laboratori, fino alla realizzazione di progetti che portino ad applicazioni dirette con partner che condividono questi obbiettivi, come l’INAIL».

Secondo i dati ufficiali forniti dal Ministero della Salute, va detto in conclusione, ogni anno in Italia sono oltre tremila i casi di malformazioni congenite o di amputazioni degli arti superiori che in massima parte avvengono in àmbito lavorativo. La mano, in particolare, è sede della maggior parte delle capacità sensoriali dell’uomo, oltre a permettere la presa e la manipolazione degli oggetti. (S.B.)

*Con le parole “interfacce neurali” si intende un mezzo di comunicazione diretto tra un cervello – o più in generale tra parti funzionali del sistema nervoso centrale – e un dispositivo esterno, quale ad esempio può essere un computer.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti:
° Ufficio Stampa Università Campus Bio-Medico di Roma (Ilaria Nava; Paolo Russo), i.nava@unicampus.it; p.russo@unicampus.it
° Ufficio Stampa INAIL e Centro Protesi INAIL
(Valeria Piatti; Simona Amadesi), ufficiostampa@inail.it; s.amadesi@inail.it

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