Una sfida all’insegna dell’inclusione, dal Trentino all’Expo

Quindici persone con disturbi dello spettro autistico e altre disabilità intellettive, felicemente impegnate in un ristorante del Trentino: una scommessa vinta e una sfida tutta all’insegna dell’inclusione, i cui esiti sono stati talmente positivi, da meritarsi in questi giorni un posto su un palcoscenico prestigioso come quello dell’Expo di Milano, durante la conferenza stampa significativamente intitolata “Quando il cibo dà gusto alla vita. Storie di reinserimento sociale e lavorativo”

Staff del Ristorante Dal Barba di Villalagarina (Trento)

Alcuni componenti dello staff del Ristorante Dal Barba di Villalagarina (Trento)

Si chiama Dal Barba ed è a Villalagarina, in provincia di Trento, il ristorante in cui opera un gruppo di persone con autismo e altre disabilità intellettive, che ha scommesso sull’inclusione lavorativa. Infatti, la Cooperativa Sociale La Ruota, in collaborazione con la Fondazione Trentina per l’Autismo, ha rilevato l’attività nel novembre del 2013, con l’obiettivo appunto di creare un luogo in cui ragazze e ragazzi con disabilità potessero fare esperienze lavorative in un contesto di normalità. È nato così il Progetto Chance, che a qualche anno dall’inaugurazione si può ormai considerare come una scommessa vinta.
Dall’aiuto cuoco al personale di sala, sono circa quindici le persone con disabilità (disturbi dello spettro autistico, sindrome di down e altro), che danno una mano a portare avanti il locale: una squadra affiatata in cui lavorano “spalla a spalla e cuore a cuore” giovani “normodotati” e giovani con disabilità.

Davide, 27 anni e un disturbo dello spettro autistico, è l’aiuto cuoco specialista in risotti – che crea di volta in volta con i prodotti di stagione – ed è un amante dei dolci. Simone, 41 anni, persona con autismo, prende le ordinazioni ai tavoli, mentre a sparecchiare e lavare i piatti ci pensa Leo, 20 anni, anch’egli persona con autismo.
«Abbiamo sostenuto l’idea del ristorante – sottolinea la madre di Susanna, giovane di 30 anni con sindrome di Down che lavora come cameriera nel ristorante – perché è difficile trovare luoghi dove i nostri figli possano fare questo tipo di esperienza. Oggi possiamo dire che è un’iniziativa pienamente riuscita, innanzitutto perché è un luogo in cui le persone si sentono protagoniste: tutte le attività, infatti, vengono valutate a seconda delle loro capacità e nessuno si sente forzato a fare quello che non vuole. E poi il rapporto è assolutamente paritario. Quello che si cerca di fare è insomma di valorizzare le persone, per renderle autonome e aumentarne l’autostima. E i risultati si vedono anche a casa».

Una sfida, dunque, dagli esiti tanto positivi al punto da meritarsi in questi giorni un posto su un palcoscenico prestigioso come quello dell’Expo di Milano. Il gruppo del Ristorante Dal Barba, infatti, è stato protagonista il 16 luglio alla conferenza stampa intitolata Quando il cibo dà gusto alla vita. Storie di reinserimento sociale e lavorativo, organizzata dall’INAIL e dal magazine web dell’Istituto «SuperAbile».
Vi sono intervenuti anche Giovanni Coletti, presidente della Fondazione Trentina per l’Autismo e Rachele Gottardi, responsabile del progetto, alla presenza del viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Andrea Olivero e del direttore centrale delle Prestazioni Sanitarie e del Reinserimento dell’INAIL Giovanni Paura. «Sono tutti molto fieri di quello che fanno – ha sottolineato per l’occasione Rachele Gottardi – e ben inseriti. Si vede che stanno meglio e che hanno conquistato una fiducia in se stessi che prima non avevano».

Da ricordare in conclusione che le persone coinvolte partecipano al progetto come volontari, ma la prospettiva a breve termine è di attivare dei tirocini con l’Agenzia del Lavoro e arrivare all’assunzione part-time di almeno alcuni di loro.
«Il clima è molto bello – dichiara ancora Gottardi -, anche se all’inizio non è stato facile. I clienti appena arrivano si trovano spiazzati, ma poi entrano subito in confidenza con il nostro personale “speciale”. E in tanti, andando via, ci ringraziano per l’esperienza che gli abbiamo fatto vivere». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Elena Gabardi (info@fondazionetrentinaautismo.it).

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