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Caregiver: lo sguardo all’Europa e alle Nazioni Unite

Madre-caregiver con il proprio figlio gravemente disabile

Una madre-caregiver insieme al proprio figlio, persona con grave disabilità

Quale strada sta percorrendo quella petizione al Parlamento Europeo di cui avevamo riferito poco meno di un anno fa, sostenuta principalmente dal blog La Cura Invisibile e dal Coordinamento Nazionale Famiglie di Disabili Gravi e Gravissimi, per chiedere a Bruxelles di intervenire «riguardo alle condizioni di vita del caregiver familiare [assistente di cura, N.d.R.] in Italia» e di agire nei confronti dello Stato Italiano, «per far sì che anche per i family caregiver italiani vengano rispettate politiche sociali di sostegno adeguate all’intensità del lavoro di cura cui sono sottoposti, senza alcun vincolo di bilancio, nel rispetto della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali»?
Una strada decisamente positiva, se è vero che la Commissione Petizioni del Parlamento Europeo ha concesso nei giorni scorsi la procedura d’urgenza a quella petizione, convocando inoltre in audizione a Bruxelles i promotori, che il 17 settembre saranno rappresentati da Simona Bellini, presidente del Coordinamento Nazionale e Chiara Bonanno, ideatrice della Cura Invisibile. «Se siamo arrivati a questo primo importante risultato – dichiarano loro stesse – è stato anche per merito di coloro che hanno fatto di tutto per raccogliere firme e coinvolgere altre persone in questa battaglia di civiltà».

Ma c’è di più e non è certo notizia da poco. Nei mesi scorsi, infatti, come racconta Bellini, «molti Soci ci hanno sollecitato a studiare un percorso legale internazionale che sostenesse in modo giuridico la petizione presentata al Parlamento Europeo (che sortirà soprattutto un effetto amministrativo). La soluzione spontanea sembrava quella di ricorrere alla Corte Europea, ma nella realtà si è dimostrata una strada non percorribile, sia perché la procedura prevede che prima di rivolgersi alla Corte sia necessario aver percorso tutti i gradi di giudizio italiani – ciò che avrebbe comportato almeno dieci anni di cause – sia perché – e soprattutto – non esistendo in Italia una legge specifica di tutela, soprattutto dei caregiver familiari, saremmo ovviamente andati incontro a un procedimento di inammissibilità. E allora perché non puntare in alto, là dove il ricorso è ammissibile per la lesione dei diritti umani, sanciti a livello planetario e dove è possibile ottenere finalmente giustizia in tempi ragionevoli?».
È dunque partita così l’iniziativa per avviare un ricorso presso il Comitato per Diritti delle Persone con Disabilità dell’ONU, ovvero, com’è noto, l’organismo che verifica la reale applicazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità nei Paesi che l’hanno ratificata (l’Italia, lo ricordiamo, lo ha fatto all’inizio del 2009, con la Legge 18/09).
«La piena realizzazione dei diritti della persona disabile – dichiarano in tal senso i legali che stanno predisponendo il ricorso (gli avvocati Andrea Saccucci e Giuseppe Rossodivita) – che costituisce lo scopo precipuo della Convenzione, è inestricabilmente legata alla qualità della vita della persona stessa e della sua famiglia. Gli Stati contraenti sono, dunque, chiamati a predisporre tutte le misure giuridiche necessarie ad assicurare il rispetto degli obblighi convenzionali e dei diritti ivi sanciti. Non riconoscendo alcuna forma di tutela o sostegno ai caregivers familiari, l’ordinamento italiano risulta gravemente inadempiente rispetto agli obblighi internazionali assunti e di tale inadempienza dovrà rispondere dinanzi al Comitato chiamato a vigilare sull’effettiva attuazione della Convenzione».

Anche questa grande “sfida”, dunque, è stata lanciata e già in molte persone e organizzazioni stanno via via sostenendola, innanzitutto per coprire le spese che essa comporterà. (Stefano Borgato)

Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: lacurainvisibile@gmail.com; presidenza@famigliedisabili.org.

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