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Nasce il Museo delle Tecnologie per Disabilità Visive

Optacon

L’Optacon, presente al nuovo Museo di Genova, fu il primo strumento che con una sorta di telecamera e una matrice di 144 aghi permise ai ciechi di leggere con il dito indice i caratteri a stampa e anche quelli manoscritti

L’inaugurazione del Museo Italiano delle Tecnologie per Disabili Visivi, in programma a Genova per il 26 settembre, coronerà il lungo lavoro di ricerca svolto nel settore dalla Fondazione Lucia Guderzo. Il tutto avverrà a bordo della chiatta di Dialogo nel Buio, la mostra-percorso multisensoriale che in totale assenza di luce, si articola attraverso ambienti e situazioni reali di vita quotidiana, con l’accompagnamento di guide non vedenti. Uno spazio, quest’ultimo, divenuto permanente, grazie all’impegno dell’Istituto David Chiossone del capoluogo ligure.

Nata per onorare il ricordo di chi dedicò tutta la propria vita a rendere possibile un più alto livello di autonomia per le persone con tutti i tipi di disabilità (motoria, sensoriale o cognitiva), la Fondazione Lucia Guderzo è una ONLUS con sede a Loreggia (Padova) ed è riuscita ora a portare a compimento la prima sala del Museo – con la preziosa collaborazione dell’Istituto Chiossone -, ove si raccolgono alcuni strumenti che hanno permesso alle persone cieche e ipovedenti di conoscere il mondo in modo diverso.
Si parla ad esempio delle macchine da scrivere braille, dei primi dispositivi informatici di interfaccia con il computer o dei videoingranditori di qualche decennio fa, tutto materiale degli Anni Settanta e Ottanta, proveniente dall’Italia, dall’America e da Paesi europei come la Germania o la Svezia, storicamente all’avanguardia nella ricerca e nello sviluppo di ausili a compensazione dell’handicap. Un “totem” dotato di sintesi vocale e display a grandi caratteri guida i visitatori alla scoperta degli strumenti e del loro utilizzo.
In particolare, un posto d’onore è riservato all’Optacon, il primo strumento che con una sorta di telecamera e una matrice di 144 aghi permetteva ai ciechi di leggere con il dito indice i caratteri a stampa e anche quelli manoscritti. Proprio l’Istituto Chiossone era un punto di riferimento nazionale per chi voleva apprenderne l’utilizzo. L’idea per il suo sviluppo, infatti, era nata a Genova, ed è stata raccolta successivamente dall’Università di Stanford (California), che l’ha progettato e ne ha realizzato i primi prototipi.
E ancora, è degno di menzione il primo videoingranditore interamente italiano, nato dalla collaborazione tra la Tiflosystem di Padova e la Sèleco di Pordenone, che univa la funzione di ingrandimento (con telecamera e leggìo) a un normale televisore, per ridurre l’ingombro di due apparecchiature a quello di una sola.
Senza dimenticare il primo “computer per ciechi” progettato e assemblato in Italia, in quell’area del Piemonte, il Canavese, che era stata chiamata anche la “Silicon Valley italiana”: basato su una macchina Apple II, esso permetteva alle persone cieche di leggere e scrivere, usare e creare software e prevedeva persino la connessione a un monitor, per avvicinare il mondo della vista a quello della cecità. Fu il primo dispositivo a rendere accessibile il Televideo a chi è privo della vista.

Come detto, dunque, nella mattinata di sabato 26 settembre (ore 11), è in programma l’inaugurazione del Museo presso la chiatta di Dialogo nel Buio (mostra-percorso che per l’occasione potrà essere visitata da tutti i presenti), nella Darsena di Genova (di fronte al Galata Museo del Mare). Parteciperanno Davide Cervellin e Lorenzo Martini, presidente e vicepresidente della Fondazione Guderzo, assieme a Claudio Cassinelli, presidente dell’Istituto Chiossone. (G.C.)

È disponibile una scheda di approfondimento sulla mostra-percorso Dialogo nel Buio di Genova. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: segreteria@fondazioneluciaguderzo.it (Giorgio Callegari).

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