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I costi standard non portino a nuovi tagli in Sanità

Forbice che taglia uno strumento del medico

«Per definire i costi standard – dichiara Vera Lamonica, segretaria confederale della CGIL – è necessario innanzitutto escludere nuovi tagli, guardando invece alla qualità dell’assistenza e proteggendo le Regioni svantaggiate per ragioni economico-sociali»

«Il confronto in corso tra Governo e Regioni sui costi standard in Sanità non deve diventare la scusa per nuovi tagli, né per l’introduzione di strumenti grossolani e inadatti a un settore delicatissimo come quello dei servizi che devono garantire la salute e curare le persone».
Lo dichiara in una nota Vera Lamonica, segretaria confederale della CGIL, aggiungendo che, «per definire gli standard, è necessario fissare alcune condizioni. Innanzitutto escludere nuovi tagli e guardare non solo ai bilanci, ma soprattutto alla qualità dell’assistenza. Occorre poi considerare gli svantaggi di alcune Regioni, dovuti alle condizioni economico-sociali, e proteggere con budget garantiti servizi e prestazioni socio-sanitarie nelle aree più fragili (non autosufficienza, handicap, salute mentale, dipendenze, materno-infantile ecc.)».
«Non vorremmo – conclude Lamonica – che dopo il decreto “taglia prestazioni” si aggiungesse quello sui “tagli standard”», ove parlando di “decreto ‘taglia prestazioni’”, l’esponente sindacale fa segnatamente riferimento al discusso Decreto presentato a fine settembre dal Ministro della Salute, riguardante la cosiddetta “appropriatezza prescrittiva”, in applicazione di quanto sancito dal Decreto sugli Enti Locali (Atto del Senato n. 1977, divenuto poi la Legge 125/15). (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: s.cecconi@cgil.it.

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