Assistenza alla comunicazione: la proposta di Reggio Calabria

Ci sono pochi “effetti speciali”, ma molto “buon senso”, nella proposta con cui il Comune di Reggio Calabria cerca di risolvere il problema delle famiglie che lamentano l’inefficacia del servizio di assistenza della comunicazione, specie quando è rivolto ad alunni con autismo o in genere con disabilità intellettiva. E c’è anche un po’ di “Italia in miniatura” nel presentare un’iniziativa di civiltà in una sede che ha costretto uno dei partecipanti in carrozzina ad essere trasportato a braccia, pur di parteciparvi…

Alunni a scuola«Abbiamo lavorato per tanti mesi al fine di garantire un nuovo servizio fatto di qualità e di esperienza per i ragazzi con disabilità della nostra città. Saranno 216 gli alunni con autismo e quelli che non sentono e che non vedono, ad essere sostenuti da assistenti contrattualizzati dai Dirigenti Scolastici, grazie alle risorse trasferite dal Comune di Reggio Calabria alle scuole e grazie alla procedura che abbiamo messo in campo».
È giustamente orgoglioso, Giuseppe Marino, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Reggio Calabria, quando descrive questa “creatura” amministrativa, figlia di un grande sinergia tra Istituzioni: Dirigenti Scolastici, Associazioni delle persone con disabilità e il suo Assessorato.
La procedura, semplice ed efficace, prevede due operazioni: formazione, attraverso un bando pubblico, di una lista ristretta di persone qualificate e idonee a ricoprire il ruolo di assistente educativo o di assistente alla comunicazione, e un protocollo d’intesa con gli Istituti Scolastici di competenza del Comune, nel quale è descritta la modalità con cui le scuole, grazie ai fondi trasferiti dal Comune, accederanno a quella stessa lista ristretta.

Sono 17 le scuole primarie di primo e secondo grado che hanno aderito al protocollo d’intesa e 90 gli assistenti specializzati contrattualizzati. Tra di loro, anche persone con disabilità. «Abbiamo modificato l’avviso pubblico – ammette l’assessore Marino – su suggerimento delle Associazioni rappresentative delle persone con disabilità, ovvero della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), dell’ENS (Ente Nazionale dei Sordi) e dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), al fine di aprire il bando anche alle persone con disabilità. Questo ci consente di avere oggi una lista altamente qualificata, con persone che sanno cosa sia il disagio e come lo si supera».
Emblematico, in tal senso, è il caso di Anna Barbaro, campionessa paralimpica di nuoto, divenuta cieca pochi anni fa e che, possedendo i titoli richiesti, è stata inserita nella lista ristretta: «Da assistita ad assistente», recita uno slogan coniato dalla stampa reggina. Oggi, Anna – campionessa nazionale nota a Reggio anche per la sua battaglia per il rispetto della legge che consente ai cani guida di accedere a qualunque luogo – assiste una tredicenne con la sua stessa disabilità.

Con questo sistema, dunque, privo di “effetti speciali”, ma pieno di buon senso, si può risolvere l’annoso problema delle famiglie che lamentano l’inefficacia del servizio di assistenza alla comunicazione, quando gli assistenti non posseggono conoscenze specifiche e soprattutto quando i destinatari sono alunni con autismo o in generale con disabilità intellettiva e relazionale.
Quando si tratta di scuola primaria – e dunque dei più piccoli tra gli alunni – una formazione specifica è fondamentale, per far sì che la scuola, di fronte a qualsiasi disabilità, sia un luogo in cui applicare competenze e capacità acquisite con fatica, e non un luogo in cui disperdere e vanificare il lungo lavoro di abilitazione svolto con modalità diverse da terapisti e genitori.
«Una ragazza non vedente che ha già vinto la sua sfida con la vita – ha commentato il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa – può trasmettere alla sua alunna la propria carica motivazionale e sostenerla sul piano personale. Ed è ancora più efficace se l’alunna è piccolissima e sta compiendo i primi passi nella scuola o si sta affacciando all’adolescenza, alle prime esperienze di vita».

Alla presentazione ha partecipato anche Angelo Marra, vicepresidente della FISH Calabria, che per muoversi usa una sedia a rotelle, e che a causa del momentaneo mancato funzionamento dell’ascensore, è stato trasportato a braccia al primo piano dell’edificio, dov’era stato organizzato l’evento. «Ho acconsentito di essere trasportato a braccia – ha dichiarato – solo per dovere istituzionale. L’unica alternativa sarebbe stata andare via e non me la sono sentita: tra i due mali ho preferito quello personale, pur di non negare la presenza della FISH in un momento così importante per i rapporti tra le Istituzioni cittadine e le persone con disabilità, che io rappresento». «Nessuna polemica – aggiunge – salvi tutti i rapporti istituzionali e personali, plauso all’iniziativa del Comune, ma restano un profondo disappunto e una grande amarezza per via della persistenza di una convinzione, ancora troppo diffusa, secondo la quale le persone in sedia a rotelle possono essere trasportate a braccia. Non è una soluzione, mai. È una forma di presunzione che rischia di togliere significato e potenza ad ogni atto compiuto in nome dell’inclusione e del progresso sociale e rimanda a un’idea rudimentale di assistenza: quella che crea dipendenza, non autonomia».
È un episodio, questo, che abbiamo voluto sottolineare non per ulteriori condanne o polemiche, quanto piuttosto per riflettere su come anche questa storia reggina, di un Comune che insegna civiltà, un attimo dopo la caduta di stile da parte dell’ospite della conferenza stampa, sia in fondo lo specchio di quanto accade più diffusamente in tutta Italia. Uno specchio dei tempi, forse, che ci mostra come il cammino non sarà mai completamente compiuto, se non saremo noi cittadini e persone civili a istruirci su come ci si pone di fronte a una persona con disabilità.
In altre parole, è nostra responsabilità conoscere e sapere ed è urgente comunicare, abbattere gli ostacoli fra due mondi che adesso dialogano, vicinissimi ma ancora staccati. È urgente, cioè, penetrare l’uno nell’altro, per arricchirsi vicendevolmente di visioni e approcci alla realtà altrimenti sconosciuti ed è quindi tempo di liberarsi dal timore di offendere, se – con modi urbani – si chiedono istruzioni e notizie sulla condizione di disabilità alle persone direttamente interessate. È tempo insomma che le persone con disabilità abbiano spazio dentro e fuori dalla coscienza di tutti, perché possano correggere gli errori di tutti. Come insegna ogni aspetto di questa vicenda reggina.

Testo già apparso – con il titolo “Disabili a Reggio Calabria, l’assistenza scolastica e le buone prassi che risolvono” – in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

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