Aumenteranno i vaccinati, dopo quel programma?

«Chissà – si chiede Marco Piazza, che ha collaborato al programma di RAI 3 “Presadiretta” del 10 gennaio scorso, dedicato ai vaccini – se qualche genitore dubbioso, dopo aver visto il nostro programma, deciderà di far vaccinare suo figlio». «A dire il vero – conclude – ci spero poco, perché viviamo nell’epoca del complottismo a buon mercato e del retropensiero a tutti i costi, nel contesto, tra l’altro, di un’informazione sanitaria che purtroppo fa acqua da tutte le parti»

Siringa e boccetta di vaccino«Chissà se il nostro lavoro riuscirà a far cambiare idea a qualcuno, se qualche genitore dubbioso, dopo aver visto il nostro programma, deciderà di far vaccinare suo figlio»: mi domandavo questo, il 10 gennaio scorso, nello studio RAI di via Teulada a Roma, durante la messa in onda su RAI 3 della puntata di Presadiretta. A due anni esatti dalla trasmissione dedicata al “Caso Stamina”, sono tornato infatti a collaborare con Riccardo Iacona per una puntata dedicata alla cosiddetta “guerra dei vaccini”, una guerra che si combatte in tutti i ricchi Paesi occidentali e che si gioca sul terreno dell’emotività e della comunicazione, invece che in quello della razionalità e delle evidenze, proprie dell’ambiente medico-scientifico.
Lo scenario è simile a quello di Stamina: in entrambi i casi c’è un movimento che combatte la “scienza ufficiale” e si alimenta di tesi alternative e complottistiche, arrivando a mettere in discussione quello che, con ogni probabilità, rappresenta il più grande successo della medicina moderna: i vaccini. Al posto di Davide Vannoni, che propinava un intruglio a base (diceva lui) di cellule staminali dell’osso, per curare bambini affetti da gravissime malattie neurodegenerative, ci sono medici (e non) che pontificano di cure personalizzate e consigliano rimedi “naturali” per bambini autistici.
In entrambi casi un ruolo importante è quello degli avvocati, che convincono famiglie con figli gravemente malati a fare causa per essere risarcite. Le cause non vanno mai in porto, ma loro incassano le parcelle.
Strategico è anche il ruolo della comunicazione, nel caso di Stamina come in quello dei vaccini. Nel primo fu la televisione, con la campagna delle Iene, a fare da grancassa. Nel secondo è la rete, con decine di siti e di profili Facebook, che propagano il verbo degli “anti”.

La partita dei vaccini è meno eclatante di quella di Stamina. Non c’è, per fortuna, chi autorizza le cure alternative in un ospedale pubblico e non si arriva alla drammatica ostentazione delle immagini di bambini in gravissime condizioni di salute. L’àmbito di azione, però, è assai più vasto, perché le vaccinazioni riguardano milioni di bambini e perché un calo della copertura vaccinale espone tutti al rischio del ritorno di malattie che sembravano scomparse.
L’inchiesta di Presadiretta è partita proprio dal web, per poi raccogliere, girando per mezzo mondo, le storie più significative, insieme ai pareri, pro e contro, e ai dati scientifici. Inutile dire che la trasmissione è stata attaccata duramente dagli “anti-vaccinisti”, che hanno accusato Iacona e la sua redazione di avere costruito un racconto a senso unico e di essere al soldo delle multinazionali farmaceutiche. Diametralmente opposto il parere di medici e scienziati e delle istituzioni sanitarie nazionali, che hanno giudicato molto positivamente il programma.

Torno alla domanda iniziale: «Saremo riusciti a far cambiare idea a qualcuno?». A dire il vero ci spero poco. Viviamo nell’epoca del complottismo a buon mercato, del retropensiero a tutti i costi. Un mondo in cui può succedere che il leader di un movimento politico teorizzi l’esistenza in cielo delle scie chimiche, dica che l’AIDS non è mai esistito e ottenga, nonostante questo, milioni di voti.
In questo scenario, tutto ciò che è ufficiale o istituzionale viene accusato delle peggiori nefandezze e bocciato senza appello. Oggi perfino il medico non è più – come accadeva solo pochi anni fa – un dispensatore di saggezza, il punto di riferimento per una comunità. Oggi chiunque, se capace di vendere un’idea o un prodotto e ferrato nel marketing via web, può costruirsi la sua cura alternativa e trovare chi gliela compra.

Sul perché di tutto questo mi sono fatto un’idea abbastanza chiara che è la seguente: la cattiva informazione attecchisce dove c’è un terreno fertile e il terreno fertile, in questo caso, è rappresentato da un’organizzazione sanitaria che fa acqua da tutte le parti.
Perché, ad esempio, buona parte delle ASL non hanno un archivio informatico della popolazione vaccinata e da vaccinare? E perché sono ancora in pochi quelli che scrivono alle famiglie per ricordare la scadenza dei richiami? Una ricerca della Fondazione Smith Kline ha dimostrato che basta un SMS o una mail per fare aumentare del 20% la percentuale dei vaccinati. Perché non lo si manda? E uno studio del 2008 dice che la causa più frequente del mancato vaccino è la scarsa o assente comunicazione. Visto poi che ormai tutti si informano – o si disinformano – via web, perché non organizzare un unico sito a livello nazionale, con tutte le controindicazioni e i casi avversi, vaccino per vaccino? E, una volta creato questo portale, perché non indicizzarlo e promuoverlo come si deve sui motori di ricerca?
Oggi, come abbiamo detto a Presadiretta, se uno scrive la parola vaccini su Google, dopo la pagina di Wikipedia càpita nei siti degli “anti-vaccinisti”. Quello del Ministero è soltanto al settimo posto

Testo già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “La guerra dei vaccini: cattiva medicina e pessima informazione”) e qui ripreso, per gentile concessione, con minimi riadattamenti al diverso contenitore.

Qui vi è il link per rivedere la puntata di Presadiretta andata in onda il 10 gennaio sui Rai 3 e dedicata ai vaccini.

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