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Scuola: perché il Veneto è penalizzato

Disegno di insegnante di sostegno con allievo«Il Veneto è la Regione d’Italia con il minor numero di insegnanti di sostegno in rapporto agli alunni con disabilità: da noi ogni insegnante di sostegno segue mediamente 2,10 alunni, mentre la media nazionale è 1,85»: è questo l’assunto di un documento redatto nei giorni scorsi dal Gruppo Scuola della FISH Veneto (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), basato sulla recente pubblicazione del Ministero, riguardante L’integrazione scolastica degli alunni con disabilitàdella quale anche il nostro giornale si era già ampiamente occupato – e presentato a Padova nel corso di una conferenza stampa.

«Un minor numero di insegnanti di sostegno – si legge poi nel documento della FISH Veneto – viene a volte giustificato con una maggior incidenza di certificazioni di disabilità rispetto a tutta la popolazione scolastica. Poiché, si dice, in certe Regioni si certifica meno, in altre di più, dove le procedure sono più rigorose si avranno più situazioni gravi e quindi è normale che, in proporzione, ci siano più insegnanti di sostegno. Ma è proprio così? Il report del Ministero dedica varie tavole all’incidenza della disabilità nel territorio, ed è interessante confrontarle con i dati sul sostegno per scoprire che spesso vale proprio il contrario».

«Ma perché – si chiedono dalla Federazione – il Veneto è rimasto così penalizzato? I motivi sono quelli che la FISH segnala da tempo, in particolare la rigida assegnazione, decisa da quel che ci risulta solo dal nostro Ufficio Scolastico Regionale, dei posti di sostegno in base al criterio di gravità, come da articolo 3, comma 3 della Legge 104/92. Se c’è la gravità, è possibile dare sostegno in deroga, altrimenti si applica rigorosamente il rapporto 1:4, ossia 4,5 ore settimanali alla scuola secondaria e 5,5 alla primaria. È un criterio assurdo. Innanzitutto perché l’articolo 3, comma 3 della Legge 104 fa riferimento ai bisogni di assistenza e non ha nulla a che vedere con le esigenze educative e didattiche, che sono alla base dell’integrazione scolastica». Cosicché, prosegue il documento, «negli ultimi anni c’è stata in Veneto una corsa da parte delle famiglie al famoso comma 3 con conseguente separazione degli alunni con disabilità in due gruppi distinti: quelli che sono riusciti ad averlo, ben tutelati (a volte anche troppo) e gli altri con risicatissime e avvilenti risorse di sostegno. Questo criterio vale solo in Veneto ed è ora che, finalmente, venga cancellato consentendo alle scuole di avere risorse in base ai reali bisogni educativi».

Dopo infine un riferimento al recente rapporto ISTAT sull’Integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, da cui risulta che «il Veneto è una delle Regioni in cui meno si è fatto sentire il fenomeno delle cause amministrative o giudiziarie contro l’amministrazione per avere più ore di sostegno», non si usano mezzi termini nella conclusione del documento, giudicando come «non ammissibile che una Regione in cui le famiglie si sono sempre mosse con estrema ragionevolezza, collaborando in tutti i modi e a tutti i livelli con l’amministrazione scolastica, venga penalizzata in questo modo». (S.B.)

Ringraziamo Flavio Fogarolo per la collaborazione.

È disponibile il testo integrale del documento redatto dal Gruppo Scuola della FISH Veneto e presentato nel corso di una conferenza stampa organizzata il 22 gennaio scorso a Padova.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: angsaveneto@gmail.com.

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