Compagni di avventure per le strade della vita

«I cani guida – scrive Simona Zanella – non sono solo i nostri occhi, sono i nostri compagni di avventure per le strade della vita. Diventano membri della famiglia dai quali non ci si può separare, un’estensione stessa del nostro corpo. Finiamo con il muoverci all’unisono in qualsiasi momento. Grazie a questi cani proviamo a riprenderci un po’ di quella libertà che la perdita della vista ci ha portato via e al di là delle stesse Leggi che glielo impongono, negozi, supermercati o alberghi che non accettano il mio cane guida non accettano nemmeno me!»

Simona Zanella con il suo cane guida Isa

Simona Zanella con Isa, il suo cane guida

“Gli occhi di chi non vede”, questa è la definizione che più spesso sentiamo quando ci si riferisce a un cane guida. Innegabile. Gli occhi del cane sostituiscono quelli del suo conduttore che non funzionano: grazie a questi occhi, il non vedente che sta al suo fianco può evitare ostacoli di varia natura, come auto parcheggiate sui marciapiedi, pali segnaletici, persone… Può avere la segnalazione di scalini, strisce pedonali, entrate in negozi, uffici e così via. Ma detto da una non vedente con cane guida, definire solo in questo modo quello che il mio cane è per me, lo trovo riduttivo.

Ho perso del tutto la vista quando avevo 13 anni: età già difficile per qualsiasi ragazza, immaginate per chi perde la vista. Proprio nel momento in cui puoi cominciare ad acquistare un po’ di autonomia e di indipendenza dai genitori, quella libertà che non vedi l’ora di avere… questa ti viene di nuovo negata e negata nel peggiore dei modi. Non solo! Devi riorganizzare da capo tutta la tua vita. Ricominciare a camminare, a muoverti senza l’uso della vista, trovare un nuovo modo per studiare, persino reimparare a vestirti senza combinare disastri con l’abbinamento dei colori… solo per fare qualche esempio. Così arriva il momento di provare a uscire di casa e nella tua vita compare lui, il bastone bianco.
Il bastone bianco, sì, proprio lui. Siccome non hai scelta ci provi, ma io, lo confesso, l’ho sempre odiato. Ho provato con un corso di orientamento e mobilità sempre con il bastone e, a sentire l’insegnante, non andavo poi tanto male, ma io non lo sopportavo. Era macchinoso, lento e mi sentivo impacciata. Sempre con i nervi tesi per trovare gli ostacoli, sempre sul chi va là per paura di incappare in uno scalino, sempre con le orecchie all’erta per captare ogni rumore che mi permettesse di orientarmi. Per non parlare di quando mi trovavo in difficoltà… mi assaliva lo sconforto e il nervosismo e finivo per combinare solo guai.

Poi la nuova via ed è proprio il caso di dirlo. Mi hanno parlato del cane guida. Fantastico, ho pensato. Adoro i cani e un cane che mi guida al posto di quel coso…
Presentai la domanda per il mio primo cane guida a Scandicci (Firenze) [alla Scuola Nazionale Cani Guida per Ciechi, N.d.R.], e poco dopo arrivò Molly, pastore tedesco. A quei tempi i cuccioli potevano ancora essere allevati dal cieco che poi, se il cane fosse stato ritenuto idoneo alla guida, lo avrebbe avuto con sé.
Molly è arrivata da me spaurita, magra e con un’infezione intestinale, ma si è legata subito solo a me, chissà perché. L’ho curata, è cresciuta, e finalmente ha superato l’addestramento ed è diventata il mio cane guida. È rimasta con me dieci anni, poi, la displasia… è stata la mia ombra, un’amica inseparabile! Mi ha insegnato cosa vuol dire muoversi con un cane.

Sia chiaro! All’inizio è difficile comunque. Devi imparare a fidarti del tuo nuovo accompagnatore e hai sempre paura che possa sbagliare, che non ti conduca per la strada giusta, ma una volta superato questo ostacolo, almeno per me, è stato tutto diverso. La camminata è diventata più fluida, niente più preoccupazione di evitare ostacoli perché ci pensava lei e, cosa più importante di tutte, non ero più sola. Molly era sempre con me, al mio fianco, con il suo muso all’insù a controllare che stessi bene. Nei momenti di difficoltà, che c’erano comunque, quando poteva capitare di sbagliare strada o nei quali mi poteva succedere di perdere l’orientamento, niente più panico; prendevo un respiro, facevo una coccola alla mia cagnotta che ricambiava con leccate varie e via, ci riprovavamo.
Con lei sono sempre tornata a casa in un modo o in un altro. E, sorpresa, le persone vincevano l’imbarazzo di parlare con me, grazie a lei. Si avvicinavano facendo domande sul cane e avvicinandosi a Molly si avvicinavano a me. Così negli autobus o per la strada i complimenti a me e a lei si sprecavano, facendo abbattere le barriere della comunicazione che un handicap come quello visivo, in particolare, possono creare. Ora Molly non c’è più, purtroppo, ma ai cani guida non ho potuto più rinunciare.

Ora con me c’è Isa, altro pastore tedesco. Bellissima e dolcissima. Isa non è cresciuta con me, è arrivata già adulta, ma ci siamo affezionate in breve tempo. C’è solo un problema: è troppo bella. Non posso andare per le strade senza che tutti la vogliano accarezzare… ma lo supereremo.
Questi cani non sono solo i nostri occhi, quindi; sono i nostri compagni di avventure per le strade della vita. Diventano membri della famiglia dai quali non ci si può separare, un’estensione stessa del nostro corpo. Finiamo, non vedente e cane, con il muoverci all’unisono in qualsiasi momento.
Grazie a questi cani proviamo a riprenderci un po’ di quella libertà che la perdita della vista ci ha portato via, e quale dono è più prezioso della libertà?
Per punire chi compie crimini, la società priva i condannati della libertà perché la si considera la cosa più preziosa che possiede un essere umano. Io non ho commesso nessun crimine, ma la mia libertà l’ho persa lo stesso per una malattia che mi impedisce di vedere e non ringrazierò mai abbastanza questi cani che mi permettono di riguadagnarne anche solo una piccola parte.

La nostra società non è pronta per assumersi la responsabilità di chi è meno fortunato, gli esseri umani sono spesso attratti solo dalle apparenze e dai loro egoismi. Per fortuna esistono i cani guida che sono sempre pronti ad accompagnarti dove vuoi, in qualsiasi momento, felici di stare con te. Tu sei il loro mondo e mai ti abbandonerebbero, neanche se li tratti male. Sanno se sei triste e ti riempiono di baci, sanno se sei depresso e ti costringono a giocare con loro, facendoti tornare il sorriso, sanno se vuoi stare solo e si accucciano ai tuoi piedi… Sanno che ti devono condurre lontano dai pericoli e lo fanno. Instancabili e sempre pronti. Chi tra gli esseri umani può vantare tali doti?
Eppure, spesso, mi sono sentita dire nei negozi, supermercati o nei vari alberghi che, incredibile, il mio cane non poteva entrare. Solo che non accettare il mio cane guida vuol dire non accettare me! Isa è una parte di me e siccome io sono una persona come le altre, ho diritto di farmi accompagnare dal mio cane guida in qualsiasi luogo decida di frequentare. Ho diritto alla mia autonomia e alla mia indipendenza, insomma, ho diritto alla mia libertà e se è un cane a darmene anche solo un po’, ho diritto di averla al mio fianco sempre. La Legge lo sancisce ormai dal 1974 [Legge 37/74 seguita dalle Leggi 376/88 e 60/06, N.d.R.], ma tra una legge e la cultura di una società al rispetto di chi è in difficoltà, la distanza è enorme. Regna infatti ancora sovrana l’ignoranza che considera questi quattro zampe solo, e perdonate il solo, dei cani, mancando la capacità di immedesimarsi in quelle persone cieche per le quali quell’animale rappresenta una possibilità di vita migliore.

Responsabile della Campagna sui Cani Guida dell’Associazione Blindsight Project. Il presente testo è apparso anche in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Il mio cane guida non è solo i miei occhi”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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