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Crescono gli alunni stranieri con disabilità

Alunno straniero fotograftao di spalle che alza la manoÈ stato presentato nei giorni scorsi il Rapporto Nazionale sugli alunni con cittadinanza non italiana. La scuola multiculturale nei contesti locali, relativo all’anno scolastico 2014-2015 e frutto della collaborazione tra la Fondazione ISMU (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) e il MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca). E anche per quest’anno, come per i due precedenti, vi è all’interno del Rapporto un intero capitolo dedicato agli Alunni stranieri con disabilità (pp.. 37-40).
La rilevazione di questo tipo di dati, va ricordato, è stata attivata per la prima volta dal Sistema Statistico del Ministero dell’Istruzione nell’anno scolastico 2007-2008, nell’àmbito del progetto europeo Diversità multiculturale e specifiche esigenze educative a cura dell’European Agency for Development in Special Needs and Inclusive Education (“Agenzia Europea per lo Sviluppo in àmbito di bisogni speciali ed educazione inclusiva”), e da tre anni a questa parte tali dati vengono resi pubblici all’interno appunto del Rapporto curato dalla Fondazione ISMU.

Complessivamente, dunque, nell’anno scolastico 2014-2015 gli alunni stranieri con disabilità delle scuole statali e non statali, di tutti gli ordini e gradi, erano 28.117, numero aumentato di 1.491 unità rispetto all’anno precedente e più che raddoppiato dal 2007-2008, quando si erano contati 11.760 alunni con disabilità di cittadinanza non italiana. La quota maggioritaria è presente nella scuola primaria (42,2%) e nella scuola secondaria di primo grado (29,6%).
Per la grande maggioranza dei casi (94,1%), gli alunni stranieri con disabilità frequentano le scuole statali, e solo per il 5,9% quelle non statali; fa eccezione rispetto alla media la scuola dell’infanzia, dove la presenza complessivamente più diffusa degli alunni con disabilità fa sì che anche la componente straniera risulti percentualmente più significativa (30,3%).
Rispetto poi al numero complessivo degli alunni con disabilità (233.486), l’incidenza degli stranieri con disabilità è del 12% (era del 6,2% nell’anno scolastico 2007-2008), con valori sopra la media registrati nella scuola dell’infanzia (15,2%), nella scuola primaria (13,8%) e in quella secondaria di primo grado (12,6%).
Se si considera invece l’incidenza percentuale sul totale degli alunni con cittadinanza non italiana (814.187, pari al 9,2% del totale degli alunni), la presenza degli alunni stranieri con disabilità risulta del 3,5% (era del 2% nel 2007-2008), laddove la percentuale complessiva degli alunni con disabilità sul totale degli alunni è invece pari al 2,6%.

Per quanto poi riguarda la distribuzione territoriale, le Regioni che contano il maggior numero di alunni stranieri con disabilità sono la Lombardia (8.396, pari al 29,9% del totale), il Veneto (3.486), l’Emilia Romagna (3.335), il Lazio (2.699) e il Piemonte (2.338), cinque Regioni che da sole accolgono oltre il 70% di questi alunni, con una distribuzione che segue nei valori più alti l’andamento della presenza complessiva degli alunni stranieri nelle scuole statali e non statali dei vari contesti regionali. Al contrario, le Regioni che registrano il minor numero di alunni stranieri con disabilità sono il Molise, la Basilicata, la Valle d’Aosta, la Sardegna e la Calabria, tutte con valori inferiori all’1%.
Se ci soffermiamo invece sull’incidenza degli alunni stranieri con disabilità sul totale degli alunni con disabilità, dopo la Lombardia troviamo l’Emilia Romagna, il Trentino Alto Adige e il Veneto (tutte con valori superiori al 20%). In queste Regioni, infatti, circa 1 alunno con disabilità su 5 è di cittadinanza non italiana. Viceversa è nel Sud e nelle Isole che si riscontrano le percentuali più basse di alunni stranieri con disabilità in rapporto al numero complessivo di alunni con disabilità (dall’1,5% della Campania al 3,5% della Calabria). E ciò, nonostante la Campania e la Sicilia (rispettivamente ultima e terzultima per incidenza) registrino complessivamente una presenza consistente nelle scuole statali e non statali di ogni ordine e grado sia degli alunni stranieri che di quelli con disabilità.

I dati raccolti, quindi, evidenziano un incremento significativo degli alunni stranieri con disabilità nelle scuole statali e non statali nell’arco degli otto anni scolastici considerati (2007-2008 – 2014-2015), un aumento che viene messo in relazioni con alcune considerazioni.
Innanzitutto gli alunni con disabilità – con il prolungamento dell’obbligo scolastico – frequentano la scuola per un maggior numero di anni. Si riscontra poi una maggiore disponibilità degli alunni con disabilità a frequentare anche dopo il biennio obbligatorio. E ancora, le diagnosi sono forse più accurate ed è possibile che fenomeni che prima sfuggivano alla rilevazione diagnostica oggi invece vengano rilevati. Infine, va considerato l’aumento in generale degli alunni stranieri nelle scuole italiane, da 574.133 a 814.187 nell’arco di tempo in esame. Tuttavia, come lo stesso Rapporto sostiene, tali considerazioni da sole non bastano a giustificare il forte aumento delle certificazioni per disabilità.

Per introdurre ulteriori elementi di riflessione e comprensione del fenomeno, possiamo allora far riferimento ad alcune indagini specifiche, realizzate in contesti locali, che in modo pionieristico hanno affrontato il complesso intreccio tra disabilità e migrazione nel mondo della scuola.
Tali indagini mettono in luce come gli strumenti oggi utilizzati – sia sul piano diagnostico che su quello didattico-pedagogico – non tengano conto della dimensione multiculturale. In pratica, secondo gli insegnanti interpellati in queste ricerche, la Diagnosi Funzionale, il Profilo Dinamico Funzionale e il Piano Educativo Individualizzato, che sono gli strumenti valutativi e programmatori impiegati per conoscere le capacità e i bisogni degli alunni con disabilità e per definire gli obiettivi educativi ad essi più adeguati, andrebbero rivisti, tenendo conto delle variabili linguistico-culturali. Infatti, utilizzare tali strumenti con un bambino straniero è molto più complesso che farlo con un bambino italiano, perché occorre tener conto di fattori che sono determinati dalla cultura di partenza e dalla singola storia migratoria. Il rischio è quello di interpretare stili comunicativi diversi come disturbi della relazione, oppure di non saper decodificare nella pratica comunicativa quello che effettivamente appartiene alla sfera della disabilità o anche della patologia.
Gli operatori, ad esempio, evidenziano nelle interviste come in alcuni casi non sia ben chiaro se l’alunno con cui si interagisce abbia un deficit cognitivo, oppure difficoltà dovute alla scarsa o nulla conoscenza della lingua, alla mancanza di scolarizzazione nel paese d’origine, al faticoso inserimento in una nuova scuola o a un percorso culturale e scolastico precedente dove si richiedevano abilità diverse.

Per maggiori approfondimenti su tali questione, suggeriamo di consultare le ricerche promosse  dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) sul tema dei migranti con disabilità, intitolate rispettivamente Migranti con disabilità: conoscere il fenomeno per tutelare i diritti e Migranti con disabilità. Conoscere i dati per costruire le politiche, all’interno delle quali viene analizzata la letteratura prodotta sull’argomento e riportata la relativa bibliografia [se ne legga anche su queste stesse pagine, rispettivamente qui e qui, N.d.R.].

Responsabile del portale «Condicio.it – Dati e cifre sulla condizione delle persone con disabilità», spazio di comunicazione che è il frutto di un progetto della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e nel quale il presente approfondimento è già apparso (con il titolo “Alunni stranieri con disabilità”). Viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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