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Contrassegni: la storia infinita

Auto parcheggiata con contrassegno CUDE

Sembrava finalmente conclusa, nel settembre dello scorso anno, l’annosa questione dell’adeguamento italiano al contrassegno europeo. E invece…

C’è un “sequel” sorprendente e non sempre gradito, per la vicenda dei nuovi contrassegni riservati alle persone con disabilità, che sembrava definitivamente conclusa, nel settembre dello scorso anno. Apparentemente, infatti, non c’era più nulla da dire: i contrassegni (arancione) in uso fino al 15 settembre 2015 sarebbero rimasti validi sino alla naturale scadenza e tutti quelli di nuova emissione avrebbero dovuto essere gli azzurri CUDE (Contrassegno Unico Disabili Europeo), conformi alla normativa europea. E invece sembra proprio che le cose non siano andate propriamente così.
Permessi vecchi e nuovi si confondono in una miscellanea che le stesse forze dell’ordine non sanno come amministrare, cosicché a volte multano e a volte no. E poi c’è la “questione romana”, sempre secondo quanto riporta il Gruppo Facebook Fotografa l’impostore

Iniziamo subito a ricordare che – come era stato scritto a suo tempo su queste stesse pagine – i permessi in circolazione non ancora scaduti ed emessi prima del 15 settembre 2015 sono tuttora validi in Italia sino alla scadenza da essi indicata.
Il problema nasce da ciò che emerge dalle fonti del citato Gruppo Facebook Fotografa l’impostore, ovvero che ci sarebbero Comuni dove il vecchio contrassegno è stato sostituito e altri dove invece viene ancora emesso il modello obsoleto. E così, laddove il modello vecchio è stato giustamente sostituito, si multano tutti coloro che non sono in regola, ma fra questi possono trovarsi anche persone provenienti da un Comune dove non è stato sostituito, e non certo per causa loro.
E ancora, altri Comuni a volte multerebbero, a volte no, e le stesse forze dell’ordine paiono in confusione: in linea di principio, infatti, può essere che la polizia locale non multi e quella nazionale sì.
Naturalmente in questo caos ci rimette la persona con disabilità che, se non ha il contrassegno unificato CUDE, rischia una multa e se vorrà farsela togliere dovrà dimostrare che la responsabilità del mancato aggiornamento del proprio documento è attribuibile al proprio Comune. E con i tempi della nostra burocrazia, l’iter si concluderà quando l’Unione Europea – se ci sarà ancora – avrà disposto un nuovo tagliando!
A questo punto, per essere certi di essere in regola, se ancora non si possiede il nuovo contrassegno, si può tentare di pretendere il documento nuovo facendo presente al Comune rilasciante, e inadempiente, l’eventualità di doversi recare all’estero, dove è tassativamente richiesto l’utilizzo del CUDE.

Poi, come detto, c’è quanto accade a Roma, dove i contrassegni risultano sì aggiornati, ma si apre un’altra questione, quella cioè della scadenza del documento. Infatti, secondo l’articolo 381 del DPR (Decreto del Presidente della Repubblica) 459/92, esso ha durata quinquennale, concetto ribadito anche nel sito dell’Automobile Club d’Italia (ACI). E tuttavia, a Roma esistono permessi con scadenza illimitata, ciò che ha sollevato – e solleva – una nutrita serie di polemiche, talvolta riconducendosi al luogo comune della Capitale quale simbolo del privilegio in spregio all’autorità centralizzata.
Ora, vanno messi subito a tacere coloro che pensano che si tratti di un brutto fattaccio di vantaggi per chissà quali soliti noti. I contrassegni emessi dal Comune con validità illimitata hanno infatti una loro ragion d’essere e, secondo me, vanno apprezzabilmente nella direzione della semplificazione della vita dei cittadini. Essi, secondo quanto si legge all’articolo 4 della Deliberazione del Consiglio Comunale di Roma n. 21 del 19 febbraio 2007, sono istituiti per le persone «con invalidità stabilizzata ed irreversibile», sull’esempio del tesserino dell’esenzione dai ticket con verifica d’ufficio annuale della permanenza in vita del titolare. Questi tesserini, quindi, agevolerebbero molte persone disabili, che non si troverebbero più a dover presentare per il rinnovo ogni cinque anni una documentazione che attesta una condizione di disabilità che è tangibile e conclamata.
Questo, però, riconduce a un dualismo: se la legge nazionale, infatti, stabilisce una durata massima del permesso (cinque anni) e quella del Comune di Roma la oltrepassa, chi avrà ragione?

Carlo Giacobini, responsabile del Servizio HandyLex.org e direttore editoriale di questo giornale, non ritiene che nei casi come quelli contemplati dalla Delibera romana «i contrassegni debbano essere illimitati. Ciò preclude infatti verifiche nel tempo sulla reale necessità e finalizzazione del contrassegno. Un esempio: una persona accertata con una grave disabilità stabilizzata negli anni, potrebbe disgraziatamente finire allettata permanentemente e magari essere ricoverata in RSA (Residenza Sanitaria Assistenziali per Anziani) o in istituto. Chi userà il suo contrassegno “illimitato”? È lecito? Comprendo lo spirito di Roma Capitale (che ci si augura adotti lo stesso principio anche ad altri àmbiti, ad iniziare dalle Zone a Traffico Limitato), ma credo che le risposte si debbano trovare in modo omogeneo, evitando disparità territoriali, elusioni e abusi, mettendo assieme riflessioni, esperienze, risorse».

Poteri, dunque, che si accavallano a poteri. Verso la via della semplificazione, lo stesso Giacobini sostiene che sarebbe necessario «un sistema unico nazionale che mantenesse, conservasse e rendesse accessibili i dati sui contrassegni effettivamente rilasciati e ancora validi su tutto il territorio nazionale». Personalmente ritengo che i dati del contrassegno dovrebbero confluire in un archivio centralizzato anche per favorire gli spostamenti da un Comune all’altro, senza dovere ogni volta riempire la modulistica locale per accedere alle zone a traffico limitato. E penso che il contrassegno, nei casi previsti dall’Amministrazione Capitolina, dovrebbe avere durata illimitata. La grande bellezza!

Riadattamento a «Superando.it» di un testo già apparso in InVisibili, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “Contrassegno arancione o blu? Storia di varia anarchia”. Per gentile concessione.

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