Fondo Solidarietà delle Marche: la Regione non mantiene gli impegni

«La Regione trovi i fondi nell’Assestamento di Bilancio e i Comuni che hanno tagliato ripristinino i servizi»: è sostanzialmente questo il messaggio lanciato da “Trasparenza e diritti”, Campagna Regionale delle Marche cui aderiscono oltre trenta organizzazioni del Terzo Settore (volontariato, utenti, operatori, cooperazione), di fronte ai mancati impegni sul Fondo di Solidarietà, stabilito già nel 2013 e necessario a coprire gli oneri a carico degli utenti ricoverati presso residenze sociosanitarie per persone con disabilità e disturbi mentali

Particolare di persone in carrozzina, con un infermiere a fianco, in un ospedale«All’indomani della nostra ennesima richiesta di finanziare il Fondo di Solidarietà, per coprire gli oneri (circa 1.300 euro al mese, ovvero 26.000 euro per due anni) a carico degli utenti, con decorrenza 1° gennaio 2015, ricoverati presso residenze sociosanitarie per persone con disabilità e disturbi mentali, la Regione Marche, nella proposta di Assestamento di Bilancio, si è vantata, in un suo comunicato, di istituire questo fondo a partire dal 2018! L’impegno a finanziarlo, però, era stato assunto in questo 2016 a più riprese dal presidente della Regione Ceriscioli, da ultimo nel corso di una conferenza stampa alla fine di ottobre, nella quale si era impegnato per una quota pari a 2 milioni di euro».
Lo si legge in una nota prodotta da Trasparenza e diritti, Campagna Regionale delle Marche cui aderiscono oltre trenta organizzazioni del Terzo Settore (volontariato, utenti, operatori, cooperazione), dalla quale si ricorda che quel Fondo Solidarietà era stato «previsto in una Delibera del 2013, proprio per sostenere le spese di utenti con disabilità e disturbi psichici ricoverati in residenze precedentemente a completo carico della Sanità, poi soggette a compartecipazione. Utenti che per la gran parte dei casi percepiscono soltanto pensione di invalidità e indennità di accompagnamento (circa 800 euro mese). Una cifra ben lontana dalla quota che viene loro richiesta».

Rivolgendosi poi ai Comuni, «che tranne poche eccezioni, non si sono fatti carico dei problemi di questi utenti», Trasparenza e diritti chiede loro di «assumersi le responsabilità che competono nelle integrazioni della retta e di fare pressione sulla Regione Marche affinché tenga fede agli impegni». «Comuni – si aggiunge – che per quanto riguarda gli inserimenti lavorativi e i servizi domiciliari per la disabilità, hanno invece ricevuto maggiori finanziamenti regionali. Le Amministrazioni Comunali che nel 2015 e 2016 hanno ridotto o non attivato i servizi sono dunque chiamate a rivedere le proprie decisioni, rispettando le indicazioni previste nei Piani Educativi Individualizzati, ripristinando o riattivando i servizi stessi».

«Ai Comuni – conclude la nota – chiediamo anche di non firmare le convenzioni 2016 con l’ASUR [Azienda Sanitaria Unica Regionale, N.d.R.], per i Centri Diurni Disabili, fino a quando non verranno riconosciute pari condizioni alle persone con disabilità che si trovano nella stessa situazione (gravità). Infatti, per via amministrativa, la Regione Marche attraverso l’ASUR paga solo al 65% delle persone in situazione di gravità la quota prevista del 70% (43,40 euro al giorno), mentre per gli altri, pur essendo nelle medesime condizioni, eroga solo 15,10 euro». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: trasparenzaediritti@gmail.com.

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