Le parole devono essere l’alfabeto della nostra cultura

Secondo Sergio Silvestre, presidente del CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down), «oltre alle scuse del direttore, quel quotidiano che ha usato il titolo “Mongoli in mongolfiera a fuoco dopo l’atterraggio sui cavi dell’alta tensione” dovrebbe anche ospitare una campagna di comunicazione sul tema della disabilità o articoli che diffondano tra i suoi lettori un linguaggio appropriato, corretto e rispettoso. Crediamo infatti che le parole siano molto importanti perché rappresentano l’alfabeto della nostra cultura. Da lì si deve partire»

Tante lettere dell'alfabeto«Il CoorDown – si legge in una nota diffusa dal Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down – si unisce al coro di sdegno di diverse Associazioni nel condannare il titolo Mongoli in mongolfiera a fuoco dopo l’atterraggio sui cavi dell’alta tensione, usato il 7 gennaio scorso dal quotidiano “La voce di Mantova” e pubblicato anche sulle locandine promozionali esposte davanti alle edicole, in occasione della disavventura capitata a un gruppo di cittadini tedeschi durante un giro in mongolfiera».
Di tale vicenda, lo ricordiamo, ci siamo già ampiamente occupati nei giorni scorsi sul nostro giornale, registrando le dure prese di posizione espresse dalla LEDHA – la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – e dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down).

«Ci troviamo di fronte – scrivono dal CoorDown – all’ennesimo episodio in cui la parola “mongoloide” viene usata con chiari intenti dispregiativi e le persone con sindrome di Down, i genitori e le associazioni, che tutti i giorni lottano per il riconoscimento dei diritti e per l’abbattimento delle barriere culturali, si sentono gravemente offesi. Non è purtroppo la prima volta che accade un episodio del genere. Abbiamo sentito questo termine in diretta televisiva nel corso di talk-show e programmi televisivi molto seguiti, l’abbiamo di recente sentito pronunciare anche da un Vicequestore della Polizia di Stato, che poi ha espresso le sue scuse [se ne legga anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. Ma questa volta l’episodio ci sembra ancora più grave, perché coinvolge un quotidiano, dunque un organo di informazione che non dovrebbe agire sull’onda di una spinta emotiva incontrollata, ma che al contrario dovrebbe ponderare con attenzione contenuti e titoli in sede di redazione».
«L’Ordine dei Giornalisti della Lombardia – concludono dall’organizzazione – farà a questo punto le opportune valutazioni e deciderà se prendere provvedimenti disciplinari. Da parte nostra, come CoorDown, organismo che da molti anni tutela e promuove i diritti delle persone con sindrome di Down, auspichiamo che questo ennesimo episodio negativo venga usato per dare spazio a un confronto pubblico sul linguaggio, strumento fondamentale per abbattere stereotipi e luoghi comuni».

A tal proposito arriva anche il commento di Sergio Silvestre, che del CoorDown è il presidente nazionale e secondo il quale, «oltre alle scuse del direttore del giornale, le pagine della “Voce di Mantova” dovrebbero ospitare una campagna di comunicazione sociale sul tema della disabilità o magari articoli e approfondimenti che contribuiscano a diffondere tra i suoi lettori un linguaggio appropriato, corretto e rispettoso. Crediamo infatti che le parole siano molto importanti perché rappresentano l’alfabeto della nostra cultura. Da lì si deve partire. Dal canto nostro, ci rendiamo senz’altro disponibili a fornire alla redazione del quotidiano lombardo le nostre competenze, per contribuire a diffondere una cultura del rispetto della diversità». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa CoorDown (Federico De Cesare Viola), ufficiostampa@coordown.it.

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