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“De.Mo.Do.Co.”: un nome “antico” per un moderno progetto di lavoro

Demodoco commuove Ulisse (illustrazione di John Flaxman)

La nota illustrazione di primo Ottocento realizzata da John Flaxman e dedicata all’episodio dell'”Odissea” in cui il cantore cieco Demodoco commuove Ulisse. A tale personaggio si rifà anche il nome del progetto promosso dall’UICI e dall’IRIFOR di Napoli, acronimo che sta per “DEfinizione di un MOdello Di Orientamento COmune (per giovani talenti disabili visivi verso una nuova occupabilità”)

L’occasione era da cogliere al volo: il 26 novembre scorso, il Dipartimento delle Politiche Giovanili della Presidenza del Consiglio aveva pubblicato un bando per finanziare progetti di orientamento e occupabilità per giovani talenti.
I tempi erano strettissimi: i progetti, infatti, dovevano essere presentati entro il 1° febbraio di quest’anno e con le vacanze di Natale in mezzo l’impresa appariva difficile. Nonostante ciò, il team di progettazione dell’IRIFOR di Napoli (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI-Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) ce l’ha messa tutta e alla fine ha presentato il progetto denominato De.Mo.Do.Co. per l’orientamento e l’occupabilità di giovani con disabilità visiva.
Ne parliamo con Mario Mirabile, presidente dell’UICI di Napoli e dell’IRIFOR, che sotto la sua gestione, ha dato una forte spinta alle attività di formazione e progettazione.

Che cos’è dunque il Progetto De.Mo.Do.Co.?
«Demodoco era il cantore cieco, aedo alla corte di Alcinoo, che nell’Odissea commuove Ulisse, rimasto in incognito, con il racconto delle sue gesta a Troia e del suo peregrinare per i mari alla ricerca di un ritorno. Per noi, De.Mo.Do.Co. è diventato l’acronimo di “DEfinizione di un MOdello Di Orientamento COmune” di giovani talenti disabili visivi verso una nuova occupabilità».

Insomma, trovare un lavoro in Italia è una vera e propria “Odissea”?
«È difficile per tutti, ma per i giovani con disabilità visiva è sempre più complicato!».

Perché?
«Perché le “storiche” qualifiche professionali dei non vedenti, centralinisti e massofisioterapisti, sono obsolete e non sono più una risposta per il lavoro ai non vedenti».

Come può dunque intervenire De.Mo.Do.Co. in questa particolare condizione?
«Poiché i centralini passanti tendono a scomparire superati dalle nuove tecnologie e per lavorare nel mondo della riabilitazione occorre la laurea in fisioterapia, cui si accede con i test di ingresso, senza riserve per i disabili, occorre trovare nuove professioni e nuove qualifiche per i giovani non vedenti e lo si deve fare attraverso le tecniche dell’orientamento, del recupero di competenze e di placement [“inserimento”, N.d.R.]. In tal senso, con De.Mo.Do.Co. vogliamo coinvolgere venti giovani con disabilità visiva in un percorso nel quale si definisce un modello di occupabilità, anche con auto impiego, nel turismo e nell’artigianato».

Chi sono i partner del progetto?
«Innanzitutto RESET, il Centro di Ricerca affiliato alla Facoltà di Economia dell’Università Federico II di Napoli. Altro partner determinante sarà poi la Città Metropolitana di Napoli, mentre l’OBR, Ente bilaterale tra Confindustria e Sindacati, sarà fondamentale per l’occupabilità e rappresenterà insieme all’Associazione L’Altra Napoli – che si occupa con successo del recupero del Quartiere Sanità e dei suoi giovani disoccupati – un’esperienza di buone prassi da cui motivare le start-up che potranno svilupparsi. Infine, ci accompagnerà in questa esperienza l’UNIVOC di Napoli (Unione Nazionale Italiana Volontari Pro Ciechi), che avrà il compito di organizzare le visite e gli incontri che i giovani svolgeranno nell’àmbito del progetto».

Una bella sfida, quindi, per l’UICI di Napoli…
«Il progetto durerà un anno e coinvolgerà – tra giovani, addetti all’organizzazione ed esperti – circa cinquanta persone, con un costo complessivo di 123.000 euro. Un impegno notevole per tutti noi, ma siamo sicuri di poterlo sostenere per le nostre esperienze passate e per la compattezza e la determinazione di tutti i dirigenti, i soci, i volontari e i dipendenti della nostra Associazione. Speriamo che il nostro lavoro sia premiato dai valutatori del Ministero, perché per tutti noi sarebbe come scorgere una luce in fondo al tunnel, una speranza per il futuro».

Direttore dell’IRIFOR di Napoli (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI di Napoli-Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti).

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