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L’INPS sotto la lente della Corte dei Conti

Sede dell'INPSCome ogni anno, la Corte dei Conti ha deliberato – esattamente il 9 febbraio scorso – la Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’INPS, riferito in questo caso all’esercizio 2015.
Nel 2015, dunque, il numero delle pensioni assistenziali, pari a 3,8 milioni (il 18,3% del totale delle prestazioni INPS), fa registrare un incremento del 2,8% rispetto all’anno precedente, ascrivibile per lo più alle provvidenze economiche erogate per le minorazioni civili (pari ad oltre il 77% delle prestazioni assistenziali), che crescono del 3,3%.
Dal punto di vista della spesa, quella assistenziale, pari a 25,6 miliardi di euro (il 9,4% della spesa pensionistica complessiva), si compone per oltre il 67% dei trasferimenti agli invalidi civili, ai ciechi civili e ai sordi (pari a 17,2 miliardi di euro), in crescita dello 0,4% rispetto all’anno precedente, a fronte di un aumento complessivo della spesa pensionistica dell’1,6%. In particolare, la voce di spesa che risulta più consistente è quella relativa all’indennità di accompagnamento, pari a 13,6 miliardi di euro (più del 53% dell’intera spesa assistenziale).

Per quanto riguarda il processo di accertamento delle minorazioni civili, la Corte dei Conti segnala che «gli interventi normativi finalizzati alla razionalizzazione del procedimento – nonché al contenimento della relativa spesa – con le conseguenti scelte procedurali operate dall’Istituto, non hanno raggiunto lo scopo di semplificazione e celerità che il legislatore si era prefissato [grassetto nostro nella citazione, N.d.R.]».
A parere della Corte dei Conti, l’elemento di maggiore criticità è rappresentato dal coinvolgimento di più soggetti nel procedimento di accertamento degli stati invalidanti, che ha nel tempo determinato un appesantimento dell’intero iter, con la dilatazione dei tempi di riconoscimento e di liquidazione delle prestazioni e la conseguente crescita degli interessi passivi sostenuti dall’Istituto e quindi dallo Stato.
Attualmente, i tempi medi di liquidazione delle prestazioni – comprensivi della fase di accertamento sanitario – risultano ancora piuttosto lunghi: in media trascorrono infatti 178 giorni per l’invalidità civile, 215 giorni per la cecità e 227 per la sordità. Tempistiche ben lontane dall’obiettivo del termine massimo di 120 giorni dalla data di presentazione della domanda che l’Istituto si era posto, ma che risultano sensibilmente in calo rispetto all’anno precedente (rispettivamente: 292 giorni, 410 giorni e 341 giorni).
Questi ultimi risultati vengono attribuiti ad alcuni miglioramenti nella gestione del procedimento di concessione delle prestazioni che, insieme a una non meglio definita «correzione di fenomeni distorsivi derivanti dalla non corretta applicazione delle norme sulla decorrenza dei trattamenti», avrebbero prodotto un decremento degli importi maturati a titolo di interessi passivi pari al 44%: in cifre, si è passati dai 12,9 miliardi del 2014 ai 7,2 miliardi del 2015.

Al fine di superare le difficoltà operative riscontrate soprattutto nei rapporti con le ASL, il Legislatore ha previsto già da alcuni anni la possibilità di stipulare convenzioni con le Regioni per attribuire all’INPS le funzioni relative al primo accertamento dei requisiti sanitari.
In forza di tale previsione, sono stati definiti specifici accordi con le Regioni Campania, Sicilia, Veneto, Lazio, Basilicata e Friuli Venezia Giulia ed è stato avviato – sperimentalmente per un anno e limitatamente ad alcune Province – l’accertamento dei requisiti sanitari da parte dell’Istituto.
L’accentramento delle funzioni all’INPS ha prodotto, sulla base dei dati riportati, una significativa contrazione nei tempi del servizio, ma anche, sempre secondo la Relazione, un’ottimizzazione del processo in termini di omogeneità, tracciabilità e trasparenza, con effetti positivi pure in materia di contenzioso.
A giudizio dell’Amministrazione, sussistono quindi gli elementi per sollecitare l’attribuzione all’INPS dell’intero procedimento di riconoscimento dell’invalidità civile, ma ciò richiede un’attenta valutazione del rapporto tra costi e benefìci. Da un lato, infatti, l’impiego di maggiori risorse finanziarie connesse ai maggiori carichi di lavoro, e dall’altro lato la riduzione sia degli interessi passivi per il contenimento dei tempi di liquidazione che dei costi attualmente sostenuti per il funzionamento delle Commissioni Mediche integrate (stimato per il 2015 in circa 4,5 milioni di euro). Si è quindi scelta la strada della costituzione di un Gruppo di Lavoro Interservizi, per stimare il costo dell’attività di accertamento sanitario dell’invalidità civile in convenzione, al fine di operare le conseguenti valutazioni.

Vediamo ora nel dettaglio alcuni dati relativi all’attività ordinaria svolta dall’Istituto nelle sedi territoriali in cui non sono attive le convenzioni con le Regioni.
Nel 2015 sono state presentate all’INPS 1.631.656 domande, cui corrisponde un numero di prestazioni richieste pari a 2.761.680 (a una stessa domanda, infatti, può essere abbinata la richiesta di più prestazioni), riguardanti prevalentemente l’invalidità civile (1.456.659) e il riconoscimento dello stato di handicap (1.141.373) (29.766 per la cecità civile, 19.957 per la sordità e 113.925 ai fini del collocamento mirato, come da Legge 68/99).

In materia di rivedibilità, la Legge 144/14 (articolo 25, comma 6 bis) ha stabilito in modo definitivo la competenza dell’INPS nella convocazione a visita e per le persone interessate la conservazione di tutti i diritti acquisiti, in materia di benefìci, prestazioni e agevolazioni di qualsiasi natura, nelle more dell’effettuazione delle visite di revisione. Tale previsione impone all’Istituto di procedere con celerità alla convocazione a visita, al fine di evitare, in caso di revoca, l’erogazione di prestazioni non più dovute. Inoltre, già a partire dal 2010, i criteri adottati dall’INPS per la convocazione a visita delle persone da sottoporre a verifica straordinaria comprendevano anche tutti i titolari di prestazioni economiche soggette a scadenza. Il risultato è che lo svolgimento ordinario da parte dell’Istituto delle attività di revisione ha comportato, di fatto, un riassorbimento graduale delle attività legate al piano di verifiche straordinarie per il 2015.
I risparmi derivanti da tali verifiche ammontano a quasi 50 milioni di euro (pari a 18.959 prestazioni revocate o non rinnovate), di cui circa il 70% per motivi reddituali, e quindi per il venir meno dei limiti di reddito connessi all’erogazione delle prestazioni economiche, e non per la mancanza dei requisiti di carattere sanitario.

Per quanto riguarda infine il contenzioso, la serie storica riportata nella Relazione della Corte dei Conti evidenzia, negli esercizi 2009 e 2010, un picco nei giudizi avviati, che tendono invece a decrescere negli anni successivi. Ciò viene spiegato anche considerando che dal 1° aprile 2007 l’INPS è subentrata al Ministero dell’Economia nelle controversie in materia di invalidità civile.
Dal 2007 al 2012 il contenzioso intrapreso in questo àmbito ha raggiunto valori pari a circa il 50% dei giudizi avviati e ad oltre il 40% dei giudizi pendenti. Dati che dal biennio 2013-2014 sono sensibilmente migliorati per effetto, a parere della Corte dei Conti, degli interventi normativi introdotti: l’accertamento tecnico per la verifica preventiva delle condizioni sanitarie legittimanti la pretesa fatta valere; l’eliminazione del doppio grado di giurisdizione; l’attribuzione ai funzionari amministrativi dell’Istituto della rappresentanza e difesa in giudizio.

Direttore responsabile di «Condicio.it – Dati e cifre sulla condizione delle persone con disabilità», progetto della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), portale all’interno del quale il presente approfondimento è già apparso, con il titolo “Relazione della Corte dei Conti sull’INPS”. Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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