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Quel che va e quel che non va nel Decreto sull’inclusione

Bimba con disabilità motoria a scuola«Per la nostra Federazione è stato un percorso molto sofferto e di intensi confronti fino all’ultimo, per tentare di fare apportare tutti i possibili miglioramenti, ma anche per frenare derive o rischi per la reale inclusione delle persone con disabilità. Un confronto cui vanno riconosciute anche nuove sensibilità e disponibilità»: così Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), commenta la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei Decreti Attuativi della Legge 107/15 (cosiddetta La Buona Scuola), rilevando in particolare alcuni elementi di cambiamento, soprattutto e segnatamente per quanto riguarda il Decreto Legislativo 66/17, concernente appunto l’inclusione degli alunni con disabilità.
«In esso – si legge in una scheda prodotta dalla FISH – viene chiarito il procedimento di riconoscimento della disabilità, sino ad oggi “di handicap”, che negli ultimi anni aveva assunto situazioni diversificate nelle varie Regioni italiane con gravi disagi per le famiglie. Il riconoscimento della disabilità degli alunni viene ora ricondotto ai criteri dell’ICF (la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, fissata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità), uno strumento scientifico internazionale che dovrebbe consentire la più puntuale definizione del profilo di funzionamento delle persone. Viene valorizzato, in tal senso, anche il ruolo delle famiglie e delle loro associazioni, riconoscendone la rilevanza anche nella definizione del PEI (Piano Educativo Individualizzato) e del progetto di vita. Per altro, l’entrata in vigore è posposta al 2019, per ragioni di opportunità e per la portata innovativa di tali aspetti, in attesa anche di congrue indicazioni e Decreti Applicativi».

Per quanto poi riguarda la continuità didattica, proseguono dalla FISH, «essa dovrebbe, secondo il Decreto, essere maggiormente garantita. Viene inoltre potenziata la formazione iniziale dei futuri docenti per il sostegno, sia della scuola dell’infanzia e primaria che della scuola secondaria e risulta rafforzato anche il ruolo dell’Osservatorio Scolastico Ministeriale, ora espressamente previsto da una norma di legge, i cui compiti sono di maggiore collaborazione con l’Amministrazione Scolastica nel campo dell’inclusione. Infine, sulla delicata questione del tetto massimo di alunni per classe, va riconosciuto il miglioramento rispetto alla formulazione iniziale, che prevedeva “di norma” un tetto di 20 alunni, significando con ciò che si sarebbe potuto eccezionalmente superarlo senza limiti. Nel nuovo testo, grazie anche alla pressione della nostra Federazione, scompare quel “di norma” e ciò significa che continua ad essere vigente la regola attuale, ovvero che il tetto di 20 alunni potrà essere eccezionalmente aumentato, ma non oltre il 10%, cioè due alunni in più».

Alcuni altri aspetti, però, continuano a suscitare, secondo la FISH, molte perplessità. «Il testo del Decreto, ad esempio, ripete insistentemente che le innovazioni si svolgeranno sulla base delle risorse finanziarie disponibili, quasi che i diritti potessero  essere compressi da limiti di bilancio. E in tal senso esistono numerose Sentenze della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato che garantiscono l’inviolabilità del diritto allo studio degli alunni con disabilità. E ancora, il testo del Decreto 66 conserva elementi di ambiguità, quando manca di precisare la sede in cui effettuare la quantificazione delle risorse necessarie per ciascun alunno. Invero si prevede che il Dirigente Scolastico invii le proposte al GIT (Gruppo per l’Inclusione Territoriale), sulla base di tutti i dati relativi a ciascun alunno contenuti nella valutazione e nel PEI, ma questo resta uno degli elementi più rilevanti che ci si augura vengano chiariti nelle Linee Guida, la cui emanazione è prevista entro 180 giorni dall’entrata in vigore del Decreto. Alla stesura di tale documento la nostra Federazione ha già chiesto di partecipare, ottenendone rassicurazioni dalla ministra Fedeli».

Un’ulteriore e non certo trascurabile criticità viene infine rilevata dalla FISH: «Nessuna novità in materia di didattica inclusiva nella formazione iniziale dei futuri insegnanti curricolari: infatti, il numero dei Crediti Formativi richiesti rimane immutato rispetto agli obblighi attuali. «Questa lacuna – sottolinea Falabella – è un aspetto assai grave, perché continuerà ad alimentare la delega del progetto inclusivo ai soli docenti per il sostegno e costituisce un fronte su cui sin d’ora annunciamo un rinnovato impegno». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.

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