Bene valorizzare le aree protette, ma la vera accessibilità è altro

«L’accessibilità è definita dalla legge italiana come la possibilità, per persone con disabilità motoria o sensoriale, di muoversi in un determinato ambiente “in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia”. È ovvio che avere bisogno di due robusti assistenti per spingere una sedia monoruota non ha alcuna connessione con il concetto di autonomia»: lo ha scritto Giulio Nardone, vicepresidente dell’INMACI (Istituto Nazionale per la Mobilità Autonoma di Ciechi e Ipovedenti), rivolgendosi ai promotori di un’iniziativa riguardante un Parco Regionale del Lazio

Joelette

La speciale “carrozzina da montagna” denominata Joëlette. «Non si pensi – scrive Giulio Nardone – che con la dotazione di un simile pur utile ausilio, lo Stato abbia adempiuto all’obbligo di consentire a tutti l’accessibilità di un ambiente naturale»

«Esprimiamo vivo apprezzamento per l’iniziativa organizzata dall’Ente Regionale Parco Naturale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi, sicuramente utile per almeno uno dei due obiettivi esposti nel titolo dell’iniziativa stessa, vale a dire la promozione delle aree protette e la loro sempre maggiore conoscenza per far penetrare meglio nell’opinione pubblica il concetto dell’importanza della tutela e della valorizzazione dell’ambiente naturale. E tuttavia non possiamo esimerci dal dovere di far notare a tutti i portatori d’interesse e agli organi d’informazione come non si debba commettere l’errore di ritenere che nella fattispecie sia conseguito anche il secondo obiettivo dichiarato, quello della realizzazione di un’area “socialmente inclusiva”. E ciò, non solo e non tanto perché nel comunicato di presentazione non si fa alcun cenno al milione e mezzo di italiani minorati della vista, quanto perché, parlando  di ambiente, la vera inclusione non può prescindere dall’accessibilità».
A scriverlo è Giulio Nardone, vicepresidente dell’INMACI (Istituto Nazionale per la Mobilità Autonoma di Ciechi e Ipovedenti), in una lettera indirizzata a Mauro Buschini e Rita Visini, assessori della Regione Lazio (rispettivamente all’Ambiente e alle Politiche Sociali), al presidente e al direttore dell’Ente Regionale Parco Naturale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi (Bruno Marucci e Crescenzo Fiore), oltreché al sindaco di Fondi (Latina) Salvatore De Meo.

Il tema è l’incontro svoltosi il 22 maggio scorso a Fondi, intitolato Insieme, naturalmente. Riflessioni e impegni per l’inclusione e la promozione sociale nelle aree protette, organizzato appunto dall’Ente Regionale Parco Naturale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi, in collaborazione con la Regione Lazio e presentato con un comunicato (di cui è disponibile a questo link il testo integrale), in cui si scriveva tra l’altro: «Per l’occasione sarà esposta la “Joëlettedi cui si è dotata l’Ente, una carrozzella da fuori-strada a ruota unica che, con l’aiuto di accompagnatori, consente alle persone con disabilità motoria (bambini e adulti) di percorrere sentieri di bassa e media difficoltà che con le normali sedie a rotelle risulterebbero delle barriere invalicabili. La “Joëlette” verrà utilizzata per la prima volta proprio in questi giorni, nell’àmbito del progetto di educazione ambientale “Un Parco, diversi punti di vista” realizzato a cura dei Guardiaparco e rivolto agli studenti per l’anno scolastico 2016-2017».

«L’accessibilità – commenta a tal proposito Nardone – è definita dalla legge italiana come la possibilità, per persone con disabilità motoria o sensoriale, di muoversi in un determinato ambiente “in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia”. È ovvio che avere bisogno di due robusti assistenti per spingere una sedia monoruota non ha alcuna connessione con il concetto di autonomia. Si badi bene che con ciò non si vuole assolutamente dire che l’iniziativa presentata non sia degna di essere menzionata e conosciuta: l’importante è che non si pensi che con la dotazione di un simile pur utile ausilio, lo Stato abbia adempiuto all’obbligo di consentire a tutti l’accessibilità dell’ambiente naturale, come stabilito anche dall’articolo 9 [“Accessibilità”, N.d.R.] della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità e come è stato concretamente realizzato in molte decine di sentieri naturali e di montagna».

«Non ci sfugge – conclude il Vicepresidente dell’INMACI – l’obiezione che l’adattamento del fondo di un percorso alle esigenze di una sedia a ruote e la costituzione di guide naturali e artificiali per i non vedenti, integrate con informazioni tattili ed elettroniche, comportano ben altri costi e che non sono neppure attuabili in certi ambienti particolarmente impervi, ma il nostro auspicio è che, almeno dove e quando ciò sia possibile, si progetti una vera accessibilità per tutte le persone con disabilità». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: vicepresidente@mobilitaautonoma.org.

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