Terapisti occupazionali: quarant’anni di storia, per proiettarsi nel futuro

Il 30 agosto l’AITO (Associazione Italiana Terapisti Occupazionali) ha compiuto i suoi primi quarant’anni, vissuti tra momenti belli e momenti meno entusiasmanti. «La nostra Associazione – scrive Michele Senatore – è cresciuta continuamente, e tuttavia la strada per garantire ai terapisti occupazionali da una parte una maggiore presenza e integrazione nell’équipe riabilitativa, dall’altra una migliore conoscenza di questa professione al cittadino, è ancora lunga e passa attraverso l’educazione terapeutica, la prevenzione, la formazione aperta o, più banalmente, il semplice passaparola»

Elaborazione grafica dell'AITO per i propri quarant'anni (1977-2017)

Un’elaborazione grafica realizzata dall’AITO per i propri quarant’anni (Associ

Ritrovarmi a scrivere per i quarant’anni di storia della nostra Associazione significa ripercorrere un tratto importante di vita, rivivere momenti belli e momenti meno entusiasmanti, ricordare le persone e i fatti che, tutti assieme, hanno contribuito a “fare” la storia dell’AITO, l’Associazione Italiana Terapisti Occupazionali.
Otto lustri decisamente intensi, che cominciano con le “pioniere” le quali, nell’ormai lontano 1977, gettarono il seme, e continuano con tutti quelli che, in questi decenni, hanno contribuito a far crescere l’Associazione di categoria, annaffiandola con i sentimenti della gratuità, per la costante ricerca di partecipazione dei Soci, con lo sviluppo e il consolidamento di percorsi di crescita e confronto, al fine di contribuire in ogni situazione alla valorizzazione e alla tutela della professionalità, delle aspettative e dell’immagine dei terapisti occupazionali e di promuovere iniziative di divulgazione e approfondimento della cultura e della scientificità della terapia occupazionale, anche mediante l’organizzazione di convegni, manifestazioni, corsi di studio, di perfezionamento, di autoaggiornamento e simili.

Grazie ai miei precursori abbiamo ottenuto il Decreto Ministeriale 136/97, che ha sancito il profilo del terapista occupazionale, la costituzione dell’Associazione Tecnico Scientifica SITO (Società Italiana di Terapia Occupazionale ) e la rappresentatività Ministeriale che fa dell’AITO l’unico Ente di riferimento nazionale per il rispetto della professione e dei professionisti.
Grazie a tutti loro, la terapia occupazionale è inserita in ogni àmbito della branca riabilitativa e molto spesso anche sociale.

Dare consapevolezza della nostra storia significa non dimenticare le nostre origini, per non disperderne, nel futuro, i valori fondanti. Ecco allora che la storia serve anche per vivere il presente e proiettarsi nel futuro.
Se oggi guardiamo al presente e soprattutto al futuro, con la nostra storia alle spalle, non possiamo esimerci del rilevare che, a fronte dei tanti sacrifici fatti, le Istituzioni ancora oggi ci mettono spesso in difficoltà, così come accaduto negli ultimi anni per il fabbisogno formativo e lavorativo nazionale e regionale e per il dilagante abusivismo professionale, dovuto a normative spesso troppo generiche e carenti e al poco controllo che l’AITO può esercitare, non essendo obbligatoria l’iscrizione associativa e non avendo costituito dal lontano ormai 2006 gli ordini professionali che avrebbero reso obbligatorio il rispetto del codice deontologico.
Penso a quante energie e risorse spendiamo, per comunicare quanto sia importante l’iscrizione obbligatoria alle Associazioni di categoria. E spesso questo non è sufficiente, viste spesso le difficoltà a comunicare con gli Enti Nazionali e le esigue risorse associative che devono essere ripartite tra i più svariati servizi. Basti pensare alla tutela legale, alla promozione e alla formazione professionale.

Sin dalla sua nascita l’AITO ha sempre mantenuto stretti rapporti sia con la Federazione Mondiale della Terapia Occupazionale (la WFOT, World Federation of Occupational Therapy, nata nel 1952 con lo scopo di formulare gli standard per le scuole di terapia occupazionale, monitorare la formazione ed essere riferimento internazionale per la professione, definendo le linee guida per la pratica e la ricerca), sia con il COTEC, ovvero il Consiglio dei Terapisti Occupazionali per la Comunità Europea (costituitosi nel 1986, al fine di fornire un collegamento tra le Associazioni Nazionali, promuovere in àmbito europeo iniziative utili per la professione, monitorare la formazione universitaria).
Oggi collaboriamo con le maggiori Società Scientifiche (ISPO-International Society for Prosthetics and Orthotics; SIRN-Società Italiana di Riabilitazione Neurologica; SIMFER-Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa; SIDIMA-Società Italiana Disability Manager ecc.) e con importanti Associazioni di cittadini (Cittadinanzattiva; FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap e altre ancora), oltreché con testate che si occupano di sanità (come «Care Magazine» dell’Editrice Dapero o «Residenze Sanitarie» e «Tecnologie Riabilitative» edite da Edisef).
Fondamentale, inoltre, è stata l’apertura della nostra Associazione verso i Corsi di Laurea, mettendosi a disposizione di direttori didattici, tutor e docenti, per creare strategie di sviluppo territoriali e approfondire le aree della conoscenza professionale.
L’istituzione del Coordinamento degli Studenti di Terapia Occupazionale, nato dall’esigenza di creare appartenenza fin dai primi anni, rafforzando l’identità professionale e favorendo una rete ampia di comunicazione tra professionisti e allievi, ha portato una ventata di freschezza ed è continuo promemoria della necessità di migliorare e di impegnarsi, per favorire un terreno quanto più fertile possibile per il futuro.

E tuttavia, la strada per garantire ai terapisti occupazionali da una parte una maggiore presenza e integrazione nell’équipe riabilitativa, dall’altra una migliore conoscenza di questa professione al cittadino è ancora lunga e passa attraverso l’educazione terapeutica, la prevenzione, la formazione aperta o, più banalmente, il semplice passaparola.

Presidente dell’AITO (Associazione Italiana Terapisti Occupazionali).

I terapisti occupazionali
Dal Codice Deontologico dei terapisti occupazionali (articolo 3): «I terapisti occupazionali impegnati a promuovere l’abilità dell’uomo ad autogestirsi nel suo ambiente di vita e di lavoro, svolgono una funzione peculiare, in diretto rapporto con il paziente e la sua famiglia. […] Il terapista occupazionale riconosce la salute nell’accezione più ampia del termine, come condizione di benessere fisico e psichico dell’individuo, e interesse della collettività, e s’impegna a tutelarla, nell’àmbito delle proprie competenze professionali e delle proprie conoscenze tecnico-scientifiche, con attività di prevenzione, cura e riabilitazione, promuovendo, attraverso l’educazione, e/o la rieducazione, stili di vita sani, che consentano di mantenere il massimo livello di autonomia funzionale possibile . […]. «Il terapista occupazionale ascolta, informa, coinvolge la persona e valuta, con la stessa, i bisogni, anche al fine di esplicitare il livello d’assistenza garantito e consentire alla persona di condividere le finalità del percorso riabilitativo ed aderire al medesimo mediante un atto di consenso». Infine: «Nell’aiutare e sostenere la persona nelle scelte riabilitative, garantisce le informazioni relative al piano di trattamento».

Per approfondire ulteriormente, suggeriamo la lettura, sempre nelle nostre pagine, del testo intitolato Questo è la terapia occupazionale, curato dal Consiglio Direttivo Nazionale dell’AITO.

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