L’accessibilità nelle scuole non può essere un optional

«L’accessibilità – scrive Gianluca Rapisarda – non è un optional o, peggio ancora, una gentile concessione da “elargire” alle persone con disabilità, ma un diritto da garantire in partenza a tutti i cittadini, anche e soprattutto a scuola. Solo così si potrà assicurare una volta per tutte agli alunni e studenti con disabilità del nostro Paese la realizzazione di un progetto di vita indipendente, riconoscendo loro i sacrosanti princìpi di autodeterminazione e cittadinanza attiva, con la garanzia di un autentico processo di inclusione»

Realizzazione grafica che rappresenta le barriere a scuola«L’accessibilità nelle scuole diventi “sistemica”»: è stato questo il messaggio che chi scrive ha lanciato in occasione del dibattito sulla formazione, all’interno del recente FIABADAY di Roma [di tale evento si legga anche sulle nostre pagine, N.d.R.], del quale ho totalmente condiviso lo slogan scelto per quest’anno, vale a dire L’importanza della formazione per educare all’accessibilità, parole che hanno evidentemente voluto sottolineare il valore della formazione come strumento indispensabile per superare le barriere architettoniche e culturali, principali cause di discriminazione anche nelle nostre scuole.
E ciò avviene perché – nonostante l’accessibilità e l’abbattimento delle barriere siano considerati diritti “inalienabili”, ai sensi dell’articolo 9 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità – nel nostro Paese la strada verso una progettazione universale “sistemica” delle istituzioni scolastiche è ancora lunga. Infatti, le barriere architettoniche che non permettono l’ingresso e le barriere digitali che impediscono l’accesso ai computer, alle LIM (Lavagne Interattive Multimediali) e ai tablet delle aule e dei laboratori informatici, continuano purtroppo a rappresentare per alunni e docenti con disabilità la desolante regola della nostra ordinaria “disamministrazione” scolastica.

Lo dimostrano anche i dati in nostro possesso. Basti pensare che – anche se dal 2014 il Ministero ha investito circa 3 miliardi di euro per la messa in sicurezza, l’adeguamento e l’efficientamento delle nostre scuole – ad oggi, dei 7.000 cantieri avviati, solo 5.000 sono stati completati, questi ultimi, per altro, riguardanti solo per il 10% edifici di nuova costruzione.
Si tratta, in sostanza, di numeri assolutamente insoddisfacenti, dal momento che il patrimonio immobiliare scolastico italiano è costituito da ben 42.000 edifici, che in larga parte sono risalenti agli Anni Settanta dello scorso secolo.

Ciò significa che di lavoro da fare ce n’è ancora tanto. Un esempio su tutti: secondo un recente rapporto di Cittadinanzattiva, sono presenti barriere architettoniche nel 18% degli ingressi e dei laboratori, nel 17% delle aule, nel 13% dei bagni, nel 12% delle palestre e nel 6% delle mense. Il 73% delle scuole, poi, non ha tutte le aule utilizzabili da studenti con disabilità e nel 75% dei casi non sono installate attrezzature didattiche o tecnologiche adeguate e accessibili agli stessi. Il 50% degli edifici su più piani, infine, dispone di un ascensore, ma quest’ultimo – nel 12% dei casi – non funziona e nel 4% non è abbastanza largo da consentire l’ingresso di una carrozzina.

Eppure il numero di alunni e studenti italiani con disabilità nelle scuole statali è in costante aumento. Infatti, come riportato qualche giorno fa su queste stesse pagine, riprendendo quanto anticipato dal Ministero, lo scorso anno gli alunni con disabilità erano 224.509, mentre quest’anno sono 10.000 in più, ma evidentemente non abbastanza per convincere il Ministero stesso a far diventare sistemica l’accessibilità nelle nostre Istituzioni Scolastiche.
Il fatto è che di fronte alla manifesta necessità di garantire un’effettiva sicurezza e accessibilità delle nostre scuole agli studenti disabili, troppe volte i funzionari dei vari uffici tecnici governativi, regionali, provinciali e comunali si trincerano dietro i “vincoli di spesa” imposti dall’Europa. Come se i costi venissero prima delle persone. Ma una società che antepone il contenimento della spesa alla tutela dei diritti fondamentali è una società “malata”, non inclusiva, che dimentica colpevolmente, tra l’altro, la “storica” Sentenza 275/16, con la quale la Corte Costituzionale ha disposto che devono essere « i diritti incomprimibili delle persone ad incidere sull’equilibrio di bilancio e non quest’ultimo a condizionarne la doverosa erogazione».
Pertanto, è giunto il tempo che la politica abbandoni l’ottusa e miope logica del risparmio e dell’austerity ad ogni costo, cambiando natura e rimettendo al centro della scena l’uomo con i suoi diritti. Ed è quanto abbiamo voluto ribadire anche nel corso del citato FIABADAY, senza chiedere l’impossibile, ma che almeno vengano finalmente applicate finalmente quella predetta “rivoluzionaria” Sentenza della Corte costituzionale e le nostre civilissime e avanzatissime leggi in materia di accessibilità anche digitale e di abbattimento delle barriere architettoniche a scuola.

L’accessibilità non è un optional o, peggio ancora, una gentile concessione da “elargire” alle persone con disabilità, ma un diritto da garantire in partenza a tutti i cittadini, anche e soprattutto a scuola. Solo così si potrà assicurare una volta per tutte agli alunni e studenti con disabilità del nostro Paese la realizzazione di un progetto di vita indipendente, riconoscendo loro i sacrosanti princìpi di autodeterminazione e cittadinanza attiva, con la garanzia di un autentico processo di inclusione.

Direttore scientifico dell’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti). Per informazioni: direttorescientifico@irifor.eu.

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