Non è più accettabile l’invisibilità delle donne con disabilità

«Non è più accettabile – scrive Luisella Bosisio Fazzi, reduce dal Colloquium Europeo di Bruxelles sui “Diritti Fondamentali 2017”, dedicato al tema “I diritti delle donne in questa epoca turbolenta” – che si parli solo marginalmente di bambine, ragazze e donne con disabilità, perché se la condizione femminile è difficile, per le donne con disabilità è terribile, invisibili come sono nei movimenti politici, nei movimenti femminili, nei movimenti della disabilità, nella società tutta, senza che mai le politiche e le azioni in favore delle donne contemplino azioni specifiche per loro»

Un’elaborazione grafica diffusa in vista del prossimo 25 novembre e della manifestazione di Roma “Non una di meno”. Due gli slogan riportati: “Le donne con disabilità contro ogni forma di discriminazione e violenza” e “Nulla su si Noi senza di Noi”

Giunti quasi alla fine di questa settimana che porterà domani, 25 novembre, alla Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, evento che – come abbiamo più volte segnalato – vedrà anche le donne con disabilità della FISH (e non solo), partecipare a Roma alla Manifestazione Nazionale Non Una di Meno, ricordiamo ancora la presenza di alcune rappresentanti del Comitato Donne dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, al terzo Colloquium Annuale sui Diritti Fondamentali 2017, dedicato al tema I diritti delle donne in questa epoca turbolenta, svoltosi nei giorni scorsi a Bruxelles, a cura della Commissione Europea.
All’iniziativa ha partecipato anche Luisella Bosisio Fazzi del FID (Forum Italiano sulla Disabilità) e questo è il suo racconto.

Quello dei giorni scorsi a Bruxelles, sul tema I diritti delle donne in questa epoca turbolenta, è stato un incontro interessante, che ha visto pochi interventi retorici e formali. Forse perché tutto l’evento è stato organizzato e condotto da donne che, per vita personale e professionale, si confrontano con la quotidiana difficile esistenza delle donne stesse.
Chi ha partecipato, responsabili ed esponenti politici nell’Unione Europea, rappresentanti della società civile e di organizzazioni internazionali, figure di spicco del mondo accademico, attivisti, rappresentanti di sindacati e imprese, giornalisti, è riuscito ad andare oltre le discussioni tecniche, ascoltando e dando attenzione e concretezza alla sofferenza delle donne. In tal senso, si è realmente cercato di trasformare ogni testimonianza, anche la più scioccante, come un’opportunità per comprendere come trovare una soluzione.

Sono stati esplorati tutti gli àmbiti della vita di ogni donna: l’origine della misoginia e del sessismo, la difficoltà nella partecipazione al lavoro e alla vita pubblica, la pervasività della violenza di genere, il fenomeno del crimine d’odio contro le donne e l’incitamento all’odio online, l’emancipazione economica, la disparità salariale e la segregazione in compiti lavorativi specifici, gli stereotipi e le discriminazioni, la violenza sessuale e domestica, il traffico di donne e lo sfruttamento sessuale.
Una sorta di “girone infernale”, dal quale era più che lecito uscire “con la schiena spezzata e la gola piena di sabbia”, ma che ha visto e ascoltato solo parole pacate, tutte fermamente decise a far terminare questo attacco ai diritti ed alla vita delle donne.

Diritti che le componenti del Comitato Donne del Forum Europeo della Disabilità hanno chiesto venissero loro riconosciuti. È giunto infatti il momento che le bambine, le ragazze e le donne con disabilità vengano riconosciute come appartenenti al mondo femminile. Non è più accettabile che di loro si parli marginalmente, perché se la condizione femminile è difficile, per le donne con disabilità è terribile. Invisibili nei movimenti politici, nei movimenti femminili, nei movimenti della disabilità, nella società stessa.
Non è più accettabile che le politiche e le azioni in favore delle donne non contemplino azioni specifiche per le donne con disabilità, come non è più accettabile che le ricerche e le statistiche che indagano sulla condizione femminile non lo facciano sulla condizione femminile disabile. Non è più accettabile, infine, che le campagne di prevenzione, sensibilizzazione, consapevolezza e tutela delle donne non contemplino, nemmeno marginalmente, le bambine, le ragazze e le donne con disabilità.
E vogliamo poi parlare della violenza fisica, psicologica, sessuale e domestica? Dei maltrattamenti e degli abusi? Non esistono dati sul fenomeno e purtroppo ciò non significa affatto che il fenomeno non esista. Piuttosto denota una totale indifferenza e assenza di attenzione da parte delle autorità pubbliche e della società in generale.
I centri preposti alla raccolta delle denunce sono inaccessibili per barriere fisiche, comunicative e informative. Gli operatori responsabili della raccolta delle denunce non sempre sono in grado di interagire con le differenti caratteristiche delle condizioni di disabilità e soprattutto a comprendere che si è in presenza di violenza e che essa è collegata alla disabilità.

Serve dunque una presa di posizione concreta che vada oltre le parole di circostanza. Ad esempio sarebbe utile che la “Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere” si ponesse la questione e producesse risultati di indagine concreti sul fenomeno della violenza di genere contro le bambine, le ragazze e le donne con disabilità, occupandosi dei dati, delle origini, delle azioni e degli strumenti di tutela, oltreché dei loro risultati di efficacia.

Concludendo con una nota riguardante l’Italia, devo dire che manco da un po’ dalle questioni riguardanti strettamente il nostro Paese. Ma per il 25 novembre, nell’incontro con la Presidente della Camera dei Deputati, in occasione della Giornata per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, l’Aula di Montecitorio vedrà la presenza di donne con disabilità? Ringrazio quindi chi vorrà rassicurarmi sul fatto che il Parlamento ascolterà anche le donne con disabilità…

Rappresentante del FID (Forum Italiano sulla Disabilità).

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