Quel “Palco per tutti”: un’opportunità con buone prospettive

«Quando ho letto di questa manifestazione – racconta Rosa Mauro, a proposito dell’evento “#unPalcopertutti”, svoltosi a Roma il 3 dicembre scorso, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità – mi sono subito innamorata; l’idea era davvero molto bella: una piccola rappresentazione teatrale, una decina di minuti ciascuno, che avesse come protagoniste persone con disabilità e non, attraverso Associazioni e Gruppi Teatrali. Ho respirato profondo, e “dall’alto” di un corso di un anno di teatro e di una grande faccia tosta che mi riconoscono tutti, mi sono iscritta»…

Logo dell'evento "#unPalcopertutti", Roma, 3 dicembre 2017

Il logo dell’evento “#unPalcopertutti”, svoltosi il 3 dicembre a Roma

Si è svolta il 3 dicembre a Roma, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, una manifestazione che ha visto anche chi scrive tra i protagonisti: #unPalcopertutti, kermesse promossa dal Comune di Roma, in collaborazione con il Teatro di Roma e l’Associazione Amici Piero Gabrielli.
Raccontare un evento che ti vede protagonista non è affatto così semplice. In particolare, io non ho potuto assistere alla performance degli altri [l’Autrice è persona con disabilità visiva e motoria, N.d.R.], ma ho assistito alla loro preparazione, alle emozioni prima della performance e subito dopo. Quindi il mio “occhio” sarà un po’ particolare e cercherò di vedere il bene (molto) e il male (anche quello c’è) di quella manifestazione, sperando di riuscire a convincere il Comune di Roma, ma anche altri (e perché no la RAI? O qualcun altro?), a bissarla, magari correggendo un poco il tiro.

Ma cominciamo dall’inizio. Quando ho letto di questa manifestazione, mi sono subito innamorata; l’idea era davvero molto bella: una piccola rappresentazione teatrale, una decina di minuti ciascuno, che avesse come protagoniste persone con disabilità e non, attraverso Associazioni e Gruppi Teatrali.
Non sapendo ancora se sarei riuscita a coinvolgere qualcuno, ho domandato se poteva partecipare anche un singolo e la risposta è stata positiva. Ho respirato profondo, e “dall’alto” di un corso di un anno di teatro e di una grande faccia tosta che mi riconoscono tutti, mi sono iscritta.
Ho intitolato la mia fantomatica “compagnia” – nel frattempo arricchitasi di un partner che poi non è potuto venire – “ridomanontroppo”, ho elaborato un progetto, qualcosa di semplice da teatro di strada, che permettesse anche un po’ di improvvisazione, e ho mandato il tutto.
Alla fine siamo stati presi tutti, quattordici Compagnie o Associazioni, e il 3 dicembre… beh, non è cominciata benissimo, ci ho messo del tempo ad arrivare ed ero lì proprio alle 10 in punto, l’orario di inizio, con il mio zaino dietro la sedia, dove mi sono finalmente ritrovata con gli altri. Il responsabile del Laboratorio Piero Gabrielli mi ha accolta e portata nella sala dove eravamo tutti insieme.

Piccola nota tecnica: non è molto bello non poter usufruire dei camerini; e non è un lamento da prima donna, anche perché avevo già progettato di vestirmi in modo da poter aggiungere le cose o toglierle rapidamente e senza bisogno di specchio, ma alcune Associazioni avevano costumi più elaborati e farli cambiare tutti insieme in una sala da spettacolo non è stato molto carino, anche se ha sicuramente rafforzato il nostro sentirci squadra.
Anche venire a sapere che noi avevamo dieci minuti, mentre gli illustri ospiti avevano la possibilità di intervenire liberamente, rallentando l’esibizione, al punto che la kermesse è finita oltre le 14, anziché alle 13, come previsto, non è stato bello, visto che non erano previsti generi di conforto.
Queste, come si sarà capito, sono le note agrodolci; ma veniamo anche alle cose positive.

Il clima tra le persone, aperto, solidale e libero. Nessun filtro, nessuna barriera o finzione. Giovanni [il figlio di Rosa Mauro, giovane con disturbo dello spettro autistico, N.d.R.] è stato lì tutto il tempo, non voleva e non doveva esibirsi, ma respirava quell’aria così spontanea che tanto raramente si vede in contesti ufficiali, per così dire.
I miei compagni di avventura hanno letto a che punto ero delle esibizioni, e mi hanno fatto compagnia, insieme a Giovanni, in maniera discreta, ma partecipe, insieme ai loro accompagnatori.
Altra nota positiva, la possibilità per realtà che lavorano sodo – ma in posti più isolati, come è accaduto alla Compagnia di Formia – di incontrare e farsi conoscere da realtà più grandi come quella di Roma. E ancora, la professionalità di tutti i miei colleghi, costumi, musiche, e la capacità di recitare senza poter fare prove.

Già, e qui ci sono un po’ di dolenti note: perché non farci fare alcuna prova? Tutti quanti, me compresa, avevamo l’esigenza di conoscere il palco, lo spazio in cui lavorare, come si propagava il suono. Gli audio e i video sono stati consegnati a chi ci ospitava, il Laboratorio Piero Gabrielli, al quale chiedo: perché non fidarsi delle Associazioni che quei suoni e quei video avevano studiato, per metterli in opera? In alcuni casi ci sono stati fraintendimenti e imprecisioni, ero lì e ho raccolto alcune impressioni negative su questo. È indubbio che, senza poter provare davvero, gli unici a poter gestire in modo impeccabile i contributi audio e video erano quelli che li avevano realizzati, che non hanno però potuto mettervi mano durante lo spettacolo.
Certa che avete fatto del vostro meglio, torno a chiedermi perché non fidarsi delle Associazioni e lasciare che dovessero occuparsi anche dell’aspetto tecnico, che hanno sempre curato da sole. Ho dei suggerimenti riguardo a questo, ma lo farò in un successivo articolo. Qui mi limiterò a dire che, in ogni caso, i miei colleghi di avventura hanno fatto un lavoro egregio, e per loro avrei appunto un suggerimento che potrebbero gradire.

Prima di tutto, però, voglio dir loro: bravi, bravi, bravi! Le ore di attesa sono state tante, ma la concentrazione non è mai venuta meno. Tutti, giovani, meno giovani, accompagnatori e non, hanno mostrato un grande rispetto per il pubblico e una grande passione per il teatro.
Vorrei citare i loro nomi, anche se ricordo di più le loro personalità. Li cito nel box in calce, prendendoli direttamente dal sito del Comune di Roma.

Quando è arrivato il mio momento, lo devo dire, è stata una grande emozione, la prima volta, seppure in una performance di otto minuti circa, che mi cimentavo con un testo teatrale come autore. E da sola.
Ho apprezzato la partecipazione del pubblico e spero di aver dimostrato loro che una sedia non impedisce di scherzare, sorridere e far sorridere.
Ma il tempo per queste righe è tiranno e di molte cose spero di parlare in un mio prossimo intervent. Mi raccomando, tornate: non si fa spettacolo senza voi Lettori!

Le organizzazioni coinvolte nell’evento del 3 dicembre a Roma #unPalcopertutti: OdV Ylenia e gli amici speciali ONLUS; Associazione Culturale Fuori ConTesto; Colori nel Mondo Associazione di Promozione Sociale; Laboratorio Piero Gabrielli; Istituto Filippo Smaldone; Associazione di Volontariato La Lampada dei Desideri; Arte&Mani – Deaf Italy ONLUS; Movimento LIS Subito! – Sotto Un Unico Cielo ONLUS; IPSEOA “A.Colletti”; Casa Santa Rosa – Istituto figlie Santa Maria Divina Provvidenza; ISVIU Cultura Accessibile.

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